E’ sorprendente l’abilità con la quale Steven Soderbergh passa dal firmare pellicole hollywoodiane con cast stellari a girare film indipendenti a basso costo con attori poco noti o addirittura non professionisti. E’ difficile stabilire quale sia il miglior Soderbergh, se quello della celebre banda di criminali nella Trilogia Ocean’s o quello del coraggioso Bubble, racconto tragico e minimale ambientato nella sperduta e desolata provincia americana. Ciò che è certo è che quando Soderbergh è lontano dalle dure leggi di Hollywood, gira opere estremamente innovative e sperimenta, in nome della libertà estetica, nuove strade stilistiche e narrative. Unsane (2018) ad esempio,terzultimo film della vasta filmografia soderberghiana, è stato girato, in sole due settimane, interamente con un I-phone 7 plus. Lo stile delle riprese ricalca quello dei social network, dei cosiddetti vlog, di tutto quell’universo virtuale contemporaneo attraverso il quale ci si guarda e ci si spia senza poter essere visti ed Unsane racconta le vicissitudini tragico-grottesche di una giovane donna vittima di un folle stalker. Quale mezzo di ripresa allora poteva essere più adatto se non uno smartphone?
Sawyer, interpretata da una bravissima Claire Foy, per fuggire da un passato di violenza e abuso psicologico, abbandona Boston per la Pennsylvania. Qui la sua quotidianità è scandita da monotone giornate trascorse in ufficio. Le uniche relazioni sociali che la riguardano avvengono attraverso il telefono: conversa in videochiamata con sua madre durante le pause pranzo e gli uomini, con i quali ha solo rapporti occasionali, li conosce su un sito d’incontri. Sawer non si fida di nessuno e teme che il suo stalker possa tornare. La difficoltà a superare tale dramma la spinge a recarsi presso una psicologa all’interno di una clinica. Firmerà un documento che a sua insaputa è un fermo medico obbligatorio a causa del quale sarà costretta a trascorrere del tempo in una struttura per malattie mentali. A ben poco servirà ribellarsi. Al più piccolo cenno di protesta, la donna verrà zittita e sedata anche quando, in preda ad una crisi isterica, riconoscerà nei panni di un infermiere il volto del suo aguzzino. Si tratta solo di un’allucinazione o lo stalker è di nuovo tornato?
Unsane cicondurrà sempre di più all’interno di un incubo kafkiano, allucinante e spaventoso, all’interno del quale inizialmente sarà difficile distinguere la verità dalla menzogna, la realtà dall’immaginazione. Un viaggio allucinante e torbido in una clinica degli orrori tra folli veri e presunti. Quando il timore di Sawer si rivelerà concreto e si scoprirà che il suo persecutore è davvero tornato, il film si dirigerà sempre di più verso il più classico dei thriller, con un ritmo serratissimo e con numerosi colpi di scena soprattutto quando ci si accorgerà che lo stalker è davvero pronto a tutto pur di ottenere l’amore della donna.
Soderbergh attento osservatore delle dinamiche sociali contemporanee pone lo stalking come argomento centrale del film. Il cinema in passato aveva già ampiamente trattato questo tema: da Il promontorio della paura del 1962 (celebre anche il remake di Martin Scorsese), a The Fan-il mito, a One our photofino alla stalker più celebre della storia del cinema: la straordinaria Glenn Close nel film cult degli anni Ottanta Attrazione fatale. Questi filmsi concentravano sulla follia e sul delirio degli stalker, in Unsane Soderbergh preferisce invece mostrare le conseguenze psicologiche e i danni irreversibili nelle vittime. Il regista si addentra inoltre con coraggio in argomenti quali l’autoritarismo delle istituzioni, la corruzione del sistema sanitario e la delicata questione relativa alla condizione dei malati mentali nei confronti dei quali medici ed infermieri si rifiutano di comprenderne i disagi.
Come non pensare allora al capolavoro di Milos Forman Qualcuno volò sul nido del cuculo cheattraverso il volto beffardo di Jack Nicholson smascherava la forza repressiva e discriminatoria della psichiatria?
Se la struttura narrativa di Unsane è dunque piuttosto classica la scelta di affidarsi ad uno smartphone per le riprese è estremamente audace per non dire azzardata. Eppure Soderbergh vince la scommessa e dimostra che anche attraverso un telefonino si può girare un film e giungere a dei risultati tutt’altro che amatoriali. Attento ad ogni singolo elemento delle inquadrature, Soderbergh in Unsane, (sotto mentite spoglie) è regista, operatore di macchina, direttore della fotografia e montatore dimostrando che in quello che oggi in tanti chiamano il Post cinema sempre più ibrido,anche il ruolo dei mestieri cinematografici non è più così ben definito.
Voto Autore: [usr 3,5]