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Una notte a New York – il film con Sean Penn e Dakota Johnson 

Con l’anteprima al Telluride Film Festival fa il suo ingresso nel mondo cinematografico, nel 2023, Una notte a New York – “Daddio” in lingua originale. Pochi mesi dopo, nel giugno 2024, giunge nelle sale statunitensi per poi approdare lo scorso 19 dicembre (con una distribuzione tendenzialmente limitata) nei cinema italiani.

Il film è scritto e diretto da Christy Hall – già sceneggiatrice di I am not okay with this e It ends with us – al suo debutto alla regia. Il film si configura come un delicato dramma da camera, stretto entro i confini di un taxi giallo newyorchese. La trama della pellicola (100 minuti di durata complessiva) si delinea sulla base del dialogo che i due protagonisti intrattengono nel corso del viaggio, in un botta e risposta che apre a molteplici storyline. Dakota Johnson, anche produttrice del lungometraggio, è co-protagonista insieme a Sean Penn, che divide lo schermo con lei. 

Una notte a New York

Una notte a New York – Trama

È notte inoltrata quando la protagonista di Una Notte a New York, col volto di Dakota Johnson, atterra al JFK Airport. Il suo volto è indecifrabile, il suo passo lento ma non mesto. Si aggira fra le fredde luci a neon della struttura fino a raggiungere l’aera taxi, dove le viene assegnato il primo mezzo disponibile. Fornisce ad un tassista di nome Clark (Sean Penn) il suo indirizzo di casa, e guardando fuori dal finestrino si appresta a farsi cullare dal movimento del veicolo nel lungo tragitto che la attende.

A tratti guarda il telefono che ha in mano: appare infastidita da una conversazione con quello che intuiamo essere uno spasimante appiccicoso e pressante, ma il contesto non ci fornisce molti indizi ulteriori. Non facciamo in tempo a cercare di decifrare la nostra Eroina che il tassista, che con lei condivide il viaggio, tenta di fare altrettanto. 

L’uomo è rapito dalle risposte che la ragazza gli fornisce e dai suoi comportamenti. La loda per il modo in cui si tiene lontana dal telefono, e instaura una conversazione con lei. Nelle rare pause di silenzio lei si prende il tempo di riflettere tornando con lo sguardo fuori dal finestrino; lui invece la osserva, studiandola con gli occhi fissi sullo specchietto retrovisore.

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Quella che parte come una conversazione di cortesia, per passare il tempo, assume però presto un andamento sorprendentemente profondo. A fronte delle domande di Clark, la ragazza si rivela. Gli racconta il suo passato, il retaggio familiare traumatico e i ricordi d’infanzia. Lo informa sul suo presente, rispetto al suo lavoro e alla relazione clandestina che intrattiene con un uomo sposato. Clark le offre il suo parere di uomo d’esperienza, e il viaggio scivola così in una corsa a chi svelerà il segreto più intimo. 

Una notte a New York – Recensione

La pellicola nasce e si sviluppa tutta sostanzialmente entro i confini di un veicolo. Film di questo tipo, pur vantaggiosi in ottica di dispendio produttivo, rappresentano sempre un rischio in termini di fruizione. Non è in effetti facile riempire di contenuto drammaturgicamente e narrativamente significativo ogni porzione di uno spazio così ristretto, per un tempo conforme a quello della durata di un lungometraggio, senza mai scadere in termini di credibilità né di interesse.

Già Locke (Steven Knight, 2013) aveva tentato la missione, tempo addietro, e ne era uscito sorprendentemente vincente. Una notte a New York cerca di replicare l’impresa, “aiutandosi” con il ricorso ad una coppia di co-protagonisti che occupino la cornice ambientale ristretta in modo da moltiplicare le possibilità narrative e le destinazioni dell’empatia spettatoriale. Certo realizzare un lungometraggio in questi termini resta un compito non da poco, ma la scommessa di Christy Hall può dirsi sostanzialmente vincente. 

Il film, nella sua struttura, rispetta religiosamente il trittico aristotelico dei principi di unità spaziale, temporale e d’intreccio. Non stupisce in questo senso scoprire che lo spunto Una notte a New York nasce con il proposito di una realizzazione teatrale. L’impianto è in effetti puramente e squisitamente drammaturgico, e non concedendosi derive spaziali o salti temporali l’unico andamento su cui la trama può lasciarsi scivolare è quello dialogico, dello scambio fra i due protagonisti.

Fa da cornice contenitiva (o da cassa di risonanza) alle parole del tassista e della sua cliente lo scenario tacito di una metropoli notturna. Una New York che il pubblico non è abituato a vedere, che a differenza di quella diurna (capace di schiacciare gli eroi con la sua frenesia) abbraccia i segreti più reconditi dei protagonisti e lascia che con essi si confrontino. 

Una notte a New York

Una notte a New York: una rete di sguardi e parole

Questo 2024 ci propone una versione assolutamente stemperata di un moderno Taxi driver, che si sdoppia su due interpreti alleggerendosi di conseguenza notevolmente. La presenza di due compartecipanti all’andamento di Una notte a New York, e lo stato emotivo in cui ognuno di loro si trova, determina l’impostarsi di una conversazione che si fa sia maieutica che competizione.

Nella premessa della gara che si instaura al rivelare il segreto più intimo lui incoraggia lei a raccontarsi, e viceversa lei porta lui a svelarsi. L’incontro con un estraneo diventa così occasione di conoscere se stessi, di porsi di fronte alla superficie riflettente delle proprie parole – e perché no, per il personaggio di Dakota Johnson anche la possibilità di fare i conti con una figura paterna vicaria. 

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La nostra attenzione viene mantenuta viva da un andamento che si sviluppa non senza un sibillino e persistente (quantomeno in una prima fase del film) sottotesto di tensione. Chi è quest’uomo così interessato alla giovane? Approfitterà del buio della notte per compiere gesti scabrosi? Stiamo assistendo al lento impiantarsi di un atto criminoso? Appena il tempo di chiederselo, che le inquadrature coinvolgenti ci inseriscono nel testo narrativo assecondando il gioco di sguardi fra i due protagonisti. Un gioco costruito su campi e controcampi, specchi e riflessi, gesti e movimenti.

Nasce così, con Una notte a New York, un prodotto dalla struttura ardita, un ibrido fra il road movie di proporzioni contenute e un racconto da camera, talvolta sussurrato, talvolta narrato, ma sistematicamente assorbito dai suoi stessi protagonisti. 

Una notte a New York

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Una notte a New York, pur su stratificazioni di significato e costruzione dei personaggi, a dispetto delle studiate trovare registiche non tradisce mai il suo assetto teatrale.
Eleonora Noto
Eleonora Noto
Laureata in DAMS, sono appassionata di tutte le arti ma del cinema in particolare. Mi piace giocare con le parole e studiare le sceneggiature, ogni tanto provo a scriverle. Impazzisco per le produzioni hollywoodiane di qualsiasi decennio, ma amo anche un buon thriller o il cinema d’autore.

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