The Tender Bar, la vita insegna da dietro un bancone
Disponibile dal 7 gennaio 2022 su Prime Video, The Tender Bar è l’adattamento cinematografico delle memorie di J. R Moehringer tramandate nel libro omonimo e in Italia tradotto come Il bar delle grandi speranze. Una storia personale, quindi, ma dentro cui ognuno di noi può ritrovarsi. Una biografia che si intreccia al racconto di formazione e alla ricerca di sé dopo un’infanzia difficile e priva d’identità. The Tender Bar ripercorre circa trent’anni della vita di un ragazzino di nome J.R la cui scuola di vita diventa il bar Dickens gestito dallo zio Charlie. E’ un film assolutamente piacevole da guardare, dolce e forse commovente per alcuni che vi riflettono la propria esperienza di vita, tuttavia manca di qualcosa. George Clooney staziona quasi sempre nel livello medio della cinematografia contemporanea ed è un peccato, perché The Tender Bar avrebbe potuto distinguersi dalla maggior parte dei coming-of-age.
The Tender Bar: la trama
Siamo a Long Island negli anni ’70. Il piccolo J.R insieme alla mamma è costretto ad andare a vivere a casa dei nonni per via di problemi economici. Lì vive anche lo zio Charlie, amatissimo da J.R, una figura paterna in sostituzione di quella vera praticamente assente nella sua vita da sempre. Dall’infanzia sino all’età adulta J.R ci invita a conoscerlo, perché tramite voce fuori campo è proprio lui a raccontarsi. Centrale nella sua formazione, strano a dirsi, il bar Dickens di proprietà dello zio, una passerella di personaggi strambi di grande importanza per la sua crescita. La mamma, Dorothy, desidera un futuro roseo per il figlio e spinge affinché vada a Yale e diventi avvocato. J.R, però, ha il sogno di diventare uno scrittore. Quale che sia la strada giusta il futuro di J.R non è quello di rimanere in provincia, ma di sognare in grande ed essere il riscatto della sua famiglia.
Una bella storia, ma…
The Tender Bar è sicuramente una bella storia, ma come lo sono tutte quelle biografie che partono da un punto A per arrivare ad un punto B e in mezzo vi è crescita personale e umana nonché una famiglia che sostiene in qualunque momento. J.R è un bambino che vive un’infanzia turbolenta e che soffre la mancanza del padre, ma a sostituirlo ci pensa zio Charlie. Tutti avremmo voluto uno zio Charlie nella vita e perché no, anche una famiglia che nonostante le difficoltà sa sempre come cavarsela e sa farti sentire amato e sostenuto. Il ragazzino, inoltre, ha un’intera schiera di personaggi a cui fare affidamento e sono quelle figure maschili (un caso?) che si susseguono all’interno del bar Dickens. Una vera scuola di vita, un luogo preparatorio per Yale in cui J.R avrà le prime esperienze relazionali e amorose. Tutto molto bello, se non fosse che il racconto è tendenzialmente piatto. Pochi elementi incisivi e pochissimi guizzi narrativi che potrebbero far discostare il film, anche leggermente, dai suoi simili, ma non riescono perché decisamente deboli.
Tutto va come deve andare
Come vi aspettate che finisca The Tender Bar? Bravi, esattamente così. E’ un film da cui non aspettarsi nessuna sorpresa, perché la storia fila dritta verso un finale scontato, sempre bello eh, ma scontato. Inoltre, l’opera non sembra essere ispirata a livello registico, un dispiacere visto che Clooney in passato ha dimostrato di avere talento dietro la macchina da presa (prendiamo come esempio Good Night and Good Luck). Invece, da lodare senza riserve sono le performance del cast. Ben Affleck, checché se ne dica, non è l’attore mono espressivo che si dice in giro e spesso l’ha dimostrato. Qui regge il film interamente sulle sue spalle aiutato dal piccolo Daniel Ranieri prima e da Tye Sheridan dopo. Lily Rabe è portatrice della tenerezza che pervade il racconto così come Christopher Lloyd che è sempre un piacere rivedere. Tirando le somme, The Tender Bar è un film caloroso per buona parte della sua durata, rassicurante e pieno di speranza. Lineare, ma forse fin troppo.