Interpretato nuovamente da Colin Farrell, “The Penguin” è una sorta di prequel su Oswald Copplebot e la sua ascesa nel crimine di Gotham City. Diretta da Craig Zobel e Bill Carraro, la serie HBO spin off sulla figura del Pinguino, arriva esattamente su Sky Atlantic un paio d’anni dopo l’uscita nelle sale della versione “detective story” sull’uomo pipistrello, ovvero il “The Batman” di Matt Reeves con Robert Pattinson nei panni di Bruce Wayne.
E già da allora Colin Farrell si fece notare per il trucco impressionante e la diversità interpretativa rispetto alla versione burtoniana ritratta da Danny De Vito. Nel film di Reeves appare come un infimo scagnozzo tirapiedi del temibile Carmine Falcone, la cui parabola resta sempre nell’ombra al servizio del capomafia di Gotham.
The Penguin: cast, trama e recensione
Dietro al trucco impressionante e alla camminata barcollante si cela l’ottima capacità performativa di Colin Farrell che continua a calarsi in maniera impressionante nei panni di Oswald Cobblepot, o meglio definito Oz, soprattutto dai figli del defunto Falcone, Alberto (Michael Zegen) e in particolare Sofia (Cristin Milioti). Quest’ultima infatti costituisce una controparte a Oz ancora più inquietante e sinistra rispetto ad Oz. A far da spalla al determinato protagonista vi è Victor “Vic” Aguilar (Rhenzy Feliz) che lo aiuta nelle situazioni più difficili, in particolare nel finale del primo episodio. Clancy Brown è un altro caratterista che quì va ad interpretare l’altro supercriminale di Gotham, ovvero Salvatore Maroni. Quest’ultimo fu impersonato da Eric Roberts ne “Il cavaliere oscuro” di Christopher Nolan. La madre di Oz, Francis Cobb, con cui il protagonista ha un rapporto tossico, è interpretata da Deirdre O’Connell. Ad interpretare il boss Carmine Falcone non è più John Turturro, ma Mark Strong.
“The Penguin” inizia lì dove finisce “The Batman”. Dove l’allagamento di Gotham diventa la metafora della lotta delle classi sociali, e i più abbietti si ritrovano sempre a subire le violenze e i disastri naturali. Mentre i ricchi non vengono minimamente sfiorati. L’universo narrativo che gira intorno all’uomo pipistrello si arricchisce di un approfondimento su un carattere che ha colpito l’attenzione del pubblico: ovvero il Pinguino.
Un crime drama più che una serie fantastica sui fumetti
Gotham rappresenta da sempre un hub criminale dove l’ascesa e caduta di uno rappresentano la scalata al potere di un altro, in questo caso del deforme e malconcio Oz. La sua evoluzione va rappresentata da infimo comprimario da quattro soldi a gangster di primo livello. Dopo “The Batman” il legame di “The Penguin” con il film originale rimane, ma con una premessa tutta diversa.
Per tanti aspetti più che alla prosecuzione di una vicenda legata ad un villain dei film di supereroi, si ha la sensazione di trovarsi dalle parti di un crime drama, di quelli che hanno fatto la storia di HBO tipo “The Wire” e “I Soprano”. Più gangster movie che cinecomic a fumetti, è questo “The Penguin”. Non ha le dimensioni da kolossal del film blockbuster sulla saga di Batman.
L’ approccio narrativo di “The Penguin”
Il trucco impegnativo che Farrell deve indossare ogni volta, non gli impedisce di donare un aspetto strepitoso al personaggio. Che era secondario nel film di Reeves, dove Batman doveva combattere una ferocissima e inquietante versione dell’Enigmista. Ma quì ha tutto lo spazio e l’attenzione che merita, come anche quello di Sofia Falcone, complesso e spaventoso. La donna è reduce dalla permanenza decennale nell’Arkham Asylum, perchè è risultata il serial killer “The Hangman – l’Impiccato”.
L’approccio narrativo e schematico di “The Penguin” è molto più semplice rispetto a quello bigger than life di “The Batman”. Un pinguino contemporaneo che ama apparire nonostante il contrasto del suo aspetto e della sua anima devastata. Non è una serie notturna, anzi c’è molta luce e pioggia nella serie con un’oscurità particolare. Ed è una luce che non rappresenta nulla di positivo.
Un antieroe che non fa cose buone, ma solo malvagie nel corso della sua vicenda. A partire dal primo omicidio che commette senza remore, ma proprio per via della complesso relativo al suo aspetto. Il background di Oz è quello di un povero che cerca di arrivare a tutti i costi alla vetta del potere, cercando di manipolare le gang rivali dei Marone e dei Falcone l’una contro l’altra.
La sua auto lussuosa color prugna viene notata da Sofia Falcone, molto attenta e sospettosa sulle azioni del nostro protagonista. Lei rappresenta la vera controparte del Pinguino, che studia tutti i suoi movimenti nel corso della storia. Ma Oz, malgrado la sua apparente inadeguatezza, si rivela un vero maestro nella manipolazione psicologia e degli eventi.
Conclusioni
Malgrado la regia statica, le atmosfere sono giuste e questo Pinguino rappresenta un lavoro magistrale da parte di Farrell. Per arrivare al suo scopo, non evita di ricorrere a colpi bassi e ad azioni di impulso che poi andranno a creargli non pochi problemi. La sua camminata curva e storta, accompagnata da una certa goffaggine non deve trarre in inganno.
Non ci si può fidare di lui, e quasi tutti i caratteri intorno a lui lo sanno, nonostante sappia insinuarsi bene nelle loro vite. C’è la costruzione dei personaggi nella scrittura, come anche la madre di Oz, Frances, che ha contribuito a far diventare il carattere di Oz per quello che è. Anche l’iconico ombrello gli fu donato da essa proprio perchè il padre uscì e morì durante una tempesta senza averlo a protezione.
In “The Penguin” Colin Farrell, con la sua trasformazione attoriale unita all’atmosfera cupa della serie aggiunge profondità al personaggio di Oswald Cobblepot. E offre un viaggio intrigante e crudo nel mondo criminale di Gotham. L’esplorazione del suo lato umano e complesso rappresentano una tappa imperdibile per i personaggi che transitano intorno al mondo di Batman. Riesce a restare una tappa imperdibile per i fan e la serie su Gotham, rimanendo fedele allo spirito dark del personaggio e ampliandone la mitologia con nuove sfumature.