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The Crown 6: l’inizio dell’epilogo

Con la prima parte di The Crown 6 Netflix si appresta a chiudere una delle sue serie di maggior successo. Il progetto di  Peter Morgan si avvia così alla conclusione. La popolare piattaforma ha deciso di dividere questa sesta ed ultima stagione in due parti. La prima parte è disponibile per gli abbonati dal 16 novembre. La seconda sarà disponibile invece dal 14 dicembre.

The Crown 6: cast e trama

Il cast della sesta stagione è pressoché invariato rispetto a quella precedente. Questo è stato il canone seguito durante il corso del racconto. I protagonisti principali sono stati cambiati infatti ogni due stagioni. Ritroviamo quindi la bravissima Imelda Staunton nei panni della Regina Elisabetta II. Al suo fianco Jonathan Pryce in quelli del Principe Filippo. Il ruolo di Carlo è interpretato da Dominic West, quello di Lady Diana da Elizabeth Debicki e Camilla da Olivia Williams. Passa da personaggio ricorrente a personaggio fisso Tony Blair Bertie Carvel). Questa prima parte della sesta stagione si concentra sul periodo finale della vita di Lady D., in continuità con la stagione precedente. Si vedrà quindi l’ex principessa alle prese con la relazione con Dodi Al Fayed Khalid Abdalla). Le conseguenze di questa relazione, la presenza morbosa dei paparazzi, le reazioni della Casa Reale saranno gli altri temi centrali della storia.

The Crown 6: la recensione

È giusto interrogarsi sulle possibilità di recensire The Crown 6 sebbene non sia giunta a conclusione. Dopo la visione dei primi quattro episodi, la risposta è sì. La decisione di dividere in due questo ultimo pezzo di racconto non segue solo ragioni di marketing. È chiaro che Netflix voglia massimizzare l’attesa attorno a uno dei suoi prodotti di punto, ma non c’è solo questo. La suddivisione risulta ragionevole perché permette di dare centralità al tragico epilogo della storia di Lady Diana. Morgan ha voluto enfatizzare quello che Diana ha rappresentato per Buckingham Palace. La sua presenza, la sua vita e la sua morte hanno infatti costituito in qualche modo il viatico verso la contemporaneità dei reali. Rispetto alle stagioni precedenti, la drammatizzazione risulta più forte, forse eccessivamente. La principessa ritorna sotto forma di fantasma e questo sembra denunciare una debolezza della serie.

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Sembra che la sceneggiatura non riesca a fare a meno della sua presenza nella storia. Morgan si era già occupato di questo particolare periodo. Sua è, infatti, la sceneggiatura di The Queen del 2006. Il film valse l’Oscar alla miglior interpretazione femminile a Helen Mirren. I paragoni tra il film e The Crown 6 sono quindi inevitabili. Se nel film a premere perché Elisabetta II parlasse alla nazione dopo la morte di Lady Diana era Tony Blair, nella serie questo ruolo tocca a Carlo. È un paragone che salta immediatamente agli occhi. Se la reazione delle due Elisabetta, Mirren e Staunton è pressoché identica, cambia quella dell’ex marito. Carlo rivela una grande forza, che in verità si era già vista nelle stagioni precedenti. È lui a confrontarsi con la madre. Le sue parole tradiscono l’affetto ma anche la necessità della presenza della Casa Reale in quel particolare momento.

Le regine, l’imponenza: perché è una serie destinata a rimanere

Adesso che si avvia alla conclusione con gli ultimi sei episodi, si può avere un quadro generale di The Crown. Si tratta di una serie ambiziosa, sulla quale Netflix fin dall’inizio ha investito molto. Allo stesso modo era ambiziosa fin da subito l’idea di Peter Morgan di sviscerare la storia della famiglia reale. Il tentativo è andato a buon fine, senza magnificare la monarchia. Fin dalle prime stagioni si vede come la rigidità di Buckingham Palace si frapponga alle relazioni dei suoi membri. È quello che avviene spesso con la sorella della regina, Margaret. La principessa è stata interpretata nell’ordine da Vanessa Kirby, Helena Bonham Carter, Lesley Manville. E qui si arriva al vero punto di forza di The Crown: il cast. Perché tutte, o quasi, le interpretazioni dei personaggi principali nel tempo hanno meritato premi e complimenti.

Le personificazioni di Elisabetta II Claire Foy, Olivia Colman e Imelda Staunton hanno innervato la serie. Al fianco delle regine si sono avvicendati attori credibili e capaci nel ruolo del consorte Filippo. Attraverso la Regina si è vista la storia del Regno Unito. La scelta di cambiare attrice ogni due stagioni, ha conferito dignità ulteriore al ruolo. Claire Foy si confrontava da giovane sovrana e inesperta con la politica del suo tempo, soprattutto con Churchill, per poi arrivare ad appropriarsi del ruolo che rivestiva. Via, via con il tempo il cipiglio della sovrana, la sua presenza necessitavano di nuove forme. La grande qualità è stata quella di scegliere sempre delle attrici adatte a rappresentare queste forme. Un altro aspetto che contribuisce alla qualità della serie è sicuramente la maestosità della messa in scena. Un tempo si sarebbe detto di una maestosità più da cinema che da serie televisiva.

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Questa prima parte dell'ultima stagione di The Crown si rivela leggermente sottotono rispetto ai livelli abituali della serie.
Stefano Minisgallo
Stefano Minisgallo
Si vive solo due volte come in 007. Si fanno i 400 colpi come Truffaut, Fino all’ultimo respiro come Godard. Il cinema va preso sul serio, ma non troppo. Ci sono troppi film da vedere e poco tempo, allora guardiamo quelli belli. Il cinema è una bella spiaggia, come nei film di Agnes Varda.

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