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Hokage di Shinya Tsukamoto

Come molti hanno giustamente osservato, un sofferto fuori concorso ufficiale di Venezia 80, cui spettava la dignità della competizione, è Hokage del maestro Shinya Tsukamoto, non nuovo alla gara della kermesse lagunare, qui con un gioiello di film presentato (ed ignorato) nella sezione Orizzonti, dove ad onor del vero, il regista aveva già trionfato nel 2011 con Kotoko.

Hokage – Ispirazione

Hokage – sottotitolo Shadow of fire – nasce, per stessa ammissione di Tsukamoto, dall’angoscia percepita nel vivere in un contemporaneo di fatto bellico, o costantemente schierato dalla parte della violenza militare e dalla necessità di lanciare visioni ed appelli alle nuove generazioni affinchè si distacchino da queste pratiche insensate che la storia, specie quella giapponese, avrebbe dovuto insegnare ad aborrire e ripudiare.

Hokage

Invece così non pare mai essere, e sulla parola guerra ancora si discute, si discerne, si fa filosofia, si ragiona addirittura di atomica: non ultimo è il conflitto russo-ucraino a far parlare di sè, ad impoverire, terrorizzare, destabilizzare popoli e continenti, a martoriare e a creare fantasmi di guerra, che sono ciò che comunque resta anche se si sopravvive ad un conflitto armato.

Dall’angoscia di un futuro bellico, il bisogno di Hokage

Di queste cicatrici e delle loro eredità psicofisiche sconquassanti, Hokage si fa disegnatore con l’eleganza di una visione netta ed efficace, concentrata sull’orrore, l’alterazione dell’anima, del sentimento, del corpo e dello sguardo, che mutano per sempre stravolgendosi, una volta sperimentato l’irrimediabile.

L’inquietudine del presente e la depressione post traumatica che una trincea porta con sè, sono ferite eterne, le cui diramazioni non possono essere controllate e che ricadono, volenti o nolenti, sulle spalle e sugli occhi dei più giovani, reduci anche loro in modo obliquo, in affannosa ri-costruzione di un equilibrio distrutto.

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Hokage

Hokage – Trama

Nella Tokyo post annientamento atomico, dove incendi hanno desolato e ridotto in cenere scenari viventi e non, il giorno dopo la deposizione delle armi, osserviamo la vita di una giovane donna (Shuri), che ha perso marito e figlio in guerra, provata da stanchezza, povertà e dolore, che per riuscire a tirare avanti offre da mangiare ai viandanti nella sua piccola trattoria familiare e si prostituisce.

Nella sua casa si trova ad ospitare un soldato di ritorno dal fronte, che implode ogni notte nei suoi incubi e un bambino piccolo (Ouga Tsukao), che per sopravvivere e sdebitarsi con lei ruba cibo al mercato.

Ben presto questa strana famiglia non famiglia ricomposta nella disgrazia per pochi momenti di serenità si sgretola: l’uomo fugge incapace di sopportare i propri demoni, la donna si ammala di lebbra ed è costretta a cacciare quel bimbo che tanto gli ricorda il figlio perduto, il bambino scappa via con una pistola.

Aiuterà un altro ex soldato (Mirai Moryama) a vendicarsi ferocemente di un suo superiore che sul campo di battaglia lo ha costretto a commettere insopportabili e sleali barbarie. Stravolto dalla violenza vista il bambino torna dalla donna, convinto di volerle restare accanto: trova un piccolo lavoro tra le bancarelle e si occupa di quell’essere femminile fragile e straziato che gli ha offerto per poco tempo un abbraccio di famiglia.

Hokage

Hokage – Recensione

È un panorama disastrato quello di Hokage: le violenze subite e perpetrate in guerra risuonano dentro e fuori i corpi coinvolti, turbano enormemente le anime degli individui, le conducono ad una follia crudele. L’abisso guarda dentro le persone che sono state accanto all’abisso e quel che ne viene fuori è un mostro randagio e senza pace.

La guerra non perdona,non dimentica, non è fatta per l’ essere umano, ed è qui lo spettro che a conti fatti, ad armi scariche, ad armistizi firmati a bandiere bianche levate, continua a sfregiare i disperati superstiti rimasti. L’umanità si cancella con poco, perché è essa stessa così poco e così infinitamente vulnerabile.

La prospettiva trasla dagli occhi di madre a quelli di figlio

Il racconto è incentrato su un punto di vista cangiante: nella prima parte è la donna con il suo sguardo ed il suo comportamento a dominare, nella seconda è il piccolo ad esplorare la bestialità dell’odio. Quindi un passaggio di testimone dalla prospettiva femminile, che a detta del maestro Tsukamoto risulta sempre possedere una visione più obiettiva del tracollo abitato, a quella di un bambino dall’innocenza in bilico.

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Più semplicemente il film trasla dagli occhi di una madre a quelli di un figlio, in una dinamica di innaturale, forzato ed aggressivo svezzamento al dramma della vita.

La Tokyo postatmoica, incenerita, disorientata, ridotta ai minimi termini

Hokage si confronta con una Tokyo del secolo scorso, post dopoguerra, caotica, disorientante, differente dalla capitale contemporanea che ipnotizza e lascia al tappeto: una ricerca storiografica ed una manifestazione della violenza con pesi specifici differenti.

Si sono rese necessarie copiosi approfondimenti storici per determinare i contorni dei personaggi e grande spazio è stato lasciato agli interpreti, e alle impressioni dei più giovani verso questa piaga che resta ancora incubo attuale tra gli scenari possibili.

Appello e supplica alle nuove generazioni: rifiutate la guerra

Compito delle vecchie guardie è evitare che quel male contamini le nuove leve, impedire che la guerra arrivi a toccare i figli, perché dalla guerra niente di formativo e di umanamente valido è mai sorto, se non pianto inconsolato.

Hokage

Splendida fotografia tra interni a contrasto ed esterni fintamente placidi, attenzione al dettaglio, semplicità e chiarezza di intenti ed inquadrature, pochi fronzoli ed afflato ispirato per il maestro giapponese che schianta la violenza a terra rendendola ciò che è, furia e devastazione vane.

Hokage è una supplica inversa alla pace attraverso la radiografia dei testimoni della violenza; sublima il patetismo aprendo la porta all’emotività purissima, quella viscerale, fuor di categoria, ingiudicabile.

Hokage – Cast

Cast strepitoso, altamente espressivo, minimale e decisamente efficace, Shuri, un giunco sfranto dal dolore, delicato e resistente, dalla presenza fortissima. Moriyama  soldato dalla doppia faccia, rassicurante e accecato d’ira e il piccolo Ouga Tsukao immagine del futuro, sporco anche se incolpevole, con l’ombra scura del domani su di sè.

Hokage è un film universale, dritto come una freccia al suo bersaglio, che chiede ai più piccoli come immaginano questo nostro mondo scuro, come fanno a maneggiarlo e cosa vedano mentre noialtri siamo intenti a pugnalarlo nei peggiori modi possibili.

Pulito, commovente, arte di maestro. Nasce dal bisogno di esorcizzare se mai fosse possibile il panico di una terza guerra mondiale e come tutto ciò che nasce da un bisogno concreto possiede una forza cristallina e, nel caso del maestro Tsukamoto, esemplare. 

Hokage – Trailer

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Gli spettri della guerra nei corpi e nelle membra dei sopravvissuti, una donna che per sopravvivere si prostituisce nella sua locanda, un bambino in cerca di una famiglia, soldati perseguitati da incubi e desideri di vendetta. Salvate dalla guerra le nuove generazioni: l'ultimo racconto del maestro Tsukamoto ammonisce con angoscia rispetto ai nuovi fervori bellici le nuove generazioni. cristallino, essenziale, commovente, nato da un bisogno dunque esemplare. Come il suo regista.
Pyndaro
Pyndaro
Cosa so fare: osservare, immaginare, collegare, girare l’angolo  Cosa non so fare: smettere di scrivere  Cosa mangio: interpunzioni e tutta l’arte in genere  Cosa amo: i quadri che non cerchiano, e viceversa.  Cosa penso: il cinema gioca con le immagini; io con le parole. Dovevamo incontrarci prima o poi.

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