Soudan Remember Us, è un documentario presentato come evento speciale in anteprima alle Giornate degli Autori nell’81. Mostra internazionale del cinema di Venezia. Lavoro sensibile ed accorato, diretto da Hind Meddeb, testimonia l’impegno di giovani sudanesi schieratisi in prima fila contro il regime militare imperante, responsabile di soprusi, mancanze di libertà e progressivo deperimento del paese.
Un inno alla libertà e alla coscienza della libertà, due elementi di cui si crede le nuove generazioni siano prive ed invece fibrillano nella gioventù sudanese in modo radicato, non violento, lirico e straziante.
Sudan Remember Us – Trama
Un lungo sit in nell’aprile del 2023 ha presidiato in modo pacifico, gioioso e determinato le sedi istituzionali occupate dalle truppe militari per chiedere l’uscita di ogni forza armata dal governo, l’abolizione del tribalismo e di ogni travisamento dell’Islam dentro e fuori il sistema statale.
È una storia gloriosa e difficile quella del Sudan, amato e diviso tra bande di opposte fazioni che seminano terrore nella popolazione, corrompendo le poltrone che contano e spaccando il territorio in aree nemiche. Qui fioriscono dittature, truppe di mercenari senza scrupoli e plotoni in divisa gestori autoeletti di giustizia sommaria.
Contemporaneamente vengono indetti scioperi: donne e uomini sui luoghi di lavoro incrociano le braccia.
Non vogliono cedere rispetto alle loro richieste, compatti e motivati, indeboliscono il sistema, lo costringono al compromesso.
Queste proteste civili e ben organizzate, che fanno il pieno di consenso e di nuove vitalità costruttive, vengono represse all’improvviso nel sangue. Le autorità reagiscono in modo brutale radendo al suolo la manifestazione. Molti perdono la vita. Molti spariscono. Poi seguono arresti esibiti, arresti notturni, sparizioni misteriose e omicidi veri e propri.
Gli eroi, i martiri di una fede politica democratica, che il Sudan ancora ricerca, sono dipinti con le lacrime ed i colori della terra che hanno difeso e della loro pelle, sui muri delle città. Questi muri diventano dei nuovi cimiteri, memoriali a cielo aperto, davanti cui piangere, ritrovare la motivazione e riprendere la battaglia.
Sudan Remember Us – Recensione
Il Sudan vive una guerra intestina che conta ad oggi milioni di vittime ed enormi quantità di profughi, ma la politica internazionale non ne fa cenno.
Questa fascia d’Africa non è l’Ucraina, non è Israele o la Palestina, non risalta nel panorama internazionale, non è oggetto di aggressione da una potenza mondiale.
Il Sudan è scisso da dentro: è un cuore africano che batte e non demorde, cerca giustizia, civiltà e democrazia, tra le pieghe di ventenni, trentenni, cresciuti con l’amarezza e la consapevolezza di volere e dovere cambiare passo.
La resistenza interna a suon di inni rap e solidarietà clandestina
Sudan Remember Us infila carrellate di volti luminosi, voci profonde, che a volte si spezzano, occhi coraggiosi, che raccontano di una generazione in opera per migliorare il proprio futuro e quello di chi è messo peggio di loro, perché i più miserabili hanno forse maggiore diritto ai diritti di chi può contare sul piene forze, specie se immeritate.
Ci sono strofe rap, poesie improvvisate, odi in metrica trascinanti, canti collettivi, cori che domandano e rispondono, di non sedersi, di continuare a ricordare e a lottare per modificare l’assetto delle cose. Tra le storie più toccanti quelle di giovani che hanno perso amici, parenti, amori, chiunque avesse condiviso la piazza con loro, chi pur avendo poco ha scelto di battersi per chi ha ancora meno di lui, per gli orfani di tutte le guerre.
E c’è anche chi ha scelto grazie a questo movimento di non andare via dal proprio paese, cui molto, troppo spesso hanno voltato le spalle in tante persone e di restare in patria invece, “perché ci sono ancora tantissime cose che posso fare qui, per il Sudan”.
Un sguardo che accompagna questa rivoluzione, sacrosanta e dimenticata, questo conflitto odioso ed ingiusto, portando a galla, la grandezza, la semplicità e lo stupore della poesia, dell’arte, dei suoni di una terra bellissima, che contiene valori e ispira grandezza.
Non a caso sui titoli di coda di Sudan Remember Us scorre a pennello una ballata francese sulla libertà: “quanti draghi dovrò ammazzare a mani nude per te, mia libertà”.