Nella New York di oggi il giovane Miles Morales è un adolescente di origine ispanica che vive a Brooklyn. A suo agio nel suo quartiere, i suoi genitori desiderano un futuro migliore per lui, e lo iscrivono in un college altolocato, dove da subito fa fatica ad adattarsi. Come ogni adolescente, dunque, ha un difficile rapporto con i suoi, specialmente con il padre poliziotto. Di fronte alla popolarità di Spider-Man in città, Miles è affascinato, mentre suo padre non è convinto della buonafede dell’Uomo Ragno, credendo che sia una minaccia. In tutti i casi Miles si trova molto meglio con lo zio Aaron, che lo incoraggia a perseguire la sua passione per la street art, che con il padre. Ed è proprio in una scampagnata notturna tra le linee della metro di New York con Aaron, che la vita di Miles cambia radicalmente. Viene infatti morso da un ragno radioattivo e dal giorno dopo comincia a manifestare poteri in tutto simili a quelli del supereroe cittadino. Tornato sul posto per cercare di far luce sull’accaduto, Miles assiste allo scontro tra Spider-Man e Goblin e alla successiva uccisione del primo ad opera dell’imprenditore Kingpin, che sta costruendo un acceleratore di particelle per aprire nuove dimensioni e riportare in vita la moglie e il figlio. Peter Parker, poco prima di essere ucciso, affida a Miles il compito di fermare il magnate, inserendo una chiavetta nel sistema e facendo saltare in aria il macchinario. Quando tutti i telegiornali parlano della morte di Spider-Man, Miles si rende conto che nel combattimento il supereroe, entrando in contatto con le particelle, ha aperto cinque portali spazio temporali, portando sulla Terra altrettanti Spider-Men differenti. Alleandosi con loro, il coraggioso Miles cercherà di fermare Kingpin, riportare ogni supereroe nella propria dimensione, e diventare l’erede di Peter Parker.
Spider-Man – Un nuovo universo potrebbe aver aperto le porte ad un nuovo tipo di animazione, supereroica e non. Per la prima volta L’Uomo Ragno approda in sala in una veste animata, e lo fa facendo esordire, ad ogni livello, il personaggio di Miles Morales, creato dalla matita della romana Sara Pichelli nel 2011, che ha riscosso un enorme successo di vendite in tutte le fumetterie degli USA. Ma non è tutto: l’animazione protagonista nel film è una summa tra le nuove frontiere della CGI, che ha trovato nel genere dei cartoni animati forse la sua piena e completa maturità, e le tradizionali tecniche di disegno degli albi a fumetti, unendo, in un’operazione mai concepita in precedenza, l’animazione 3D a quella bidimensionale (con tanto di didascalie con i rumori che ogni tanto fanno capolino nel film). Il risultato è entusiasmante. Un prodotto come Spider-Man – Un nuovo universo non si era mai visto al cinema, e il successo di critica, con tanto di premi prestigiosi (Oscar e Golden Globe al Miglior film d’animazione), è stata la ciliegina sulla torta di una produzione praticamente senza difetti (firmata Sony Animation). Il progetto (di cui è già stato annunciato un sequel) è nato dalla penna di due promettentissimi sceneggiatori come Phil Lord e Christopher Miller (Piovono polpette, The LEGO Movie) che sono riusciti nell’impresa di portare sullo schermo il complicatissimo Ragnoverso, la rete di universi paralleli, ognuno con il suo Spider-Man, che finiscono per confluire in una singola avventura, senza rinunciare ad una sofisticatissima ironia e a richiami pop irresistibili. La regia, che diventa secondaria alla fase di sceneggiatura, come quasi sempre accade con i cinecomic, è invece affidata a Bob Persichetti e Peter Ramsey, registi emergenti ma molto in palla in questo film, avendo dimostrato una grande padronanza nell’amministrare uno stile come detto inedito al cinema.
I fan dell’Arrampicamuri che non hanno letto i fumetti del Ragnoverso non potranno che rimanere spiazzati nel guardare Spider-Man – Un nuovo universo. Dopo il tradizionale incipit da origin story, tipico di ogni primo capitolo di tutte le saghe dei cinecomic, che risponde alla logica delle continue nuove versioni del già noto, in una serie infinita di ricominciamenti dove più che il cosa si vede conta il come, fanno la loro comparsa sullo schermo ben cinque Spider-Men completamente nuovi, uno più bizzarro dell’altro. Il primo è un Peter Parker verso i quaranta, con un po’ di pancetta, che ha visto precipitare il suo matrimonio con Mary Jane e ora vive in un monolocale, mangiando junk food e struggendosi nei rimpianti. La seconda è Spider Woman, una Gwen Stacy intraprendente come non mai, in una tuta bianconera con inserti rosa schocking. Dopodiché ci sono uno Spider-Man noir, sopraggiunto direttamente dagli anni Trenta, rigorosamente in impermeabile e Fedora, che ha i modi di fare di Humphrey Bogart e l’inconfondibile voce di Nicolas Cage; Peter Porker, un maialino simile a quelli dei cartoni Warner che nel suo universo arrotonda sconfiggendo il crimine e che dà al film un’ulteriore dose di comicità; uno Spider-Man robot, comandato da una nerd giapponese che presenta le classiche caratteristiche dell’animazione nipponica. Ognuno nel suo mondo è una superstar e tutti hanno trovato la loro strada. A loro si aggiunge il goffo Miles, che per buona parte del film non riesce ad essere a suo agio nei panni di supereroe, solo perché non è ancora davvero entrato nell’ottica di esserlo. “Ricorda, ciò che ti rende diverso è ciò che ti rende Spider-Man” è questa la frase più illuminante che il “maestro” Peter Parker dona, nel suo non felicissimo addestramento, all’ “allievo” Miles Morales. Per capirlo, forse, un adolescente ha bisogno di un po’ di tempo, però è proprio questa la forza che ha sempre accompagnato l’Uomo Ragno in tutte le sue avventure, sulla carta o sullo schermo.
Spider-Man – Un nuovo universo si presenta come uno dei migliori film sul supereroe mai realizzati (secondo, forse, solo al primo capitolo della saga di Raimi), perché sa adattarsi ad ogni tipo di palato. È un film che fa felici gli appassionati lettori dei fumetti (non moltissimi in Italia), che possono gustarsi una versione quanto mai fedele allo stile grafico dei loro albi (a partire dalla colorazione “a pallini” di buona parte del film). Ma appassiona anche chi conosce i supereroi solo grazie al cinema, essendo un film dall’alto tasso di adrenalina e scene d’azione, senza rinunciare alla massiccia dose di ironia che la Marvel (qui in veste di co-produttrice) cerca sempre di abbinare alle sue avventure, con risultati quasi sempre ottimi. È persino una pellicola per cinefili, perché mescola insieme vari filoni protagonisti in varie stagioni della storia del cinema, dal noir classico all’anime contemporaneo, passando per il cartoon e la commedia postmoderna, e lo fa con una grazia insospettabile per quello che rimane comunque in prima istanza un film di supereroi. È un film che fa ridere, e tanto, che appaga a livello visivo, e molto, che riscrive in modo fresco e intelligente un personaggio iconico, anche inserendo un sottotesto politico (Miles Morales è ispirato a Barack Obama), e che arriva persino a commuovere i fan Marvel più appassionati, contenendo l’ultimo cameo (in questo caso solo vocale) del padre di Spider-Man e di tante altre leggende di carta, ovvero quello Stan Lee, mancato poco prima dell’uscita del film (dicembre 2018). Oltre al grande Stan, va ricordato, il film è dedicato anche alla memoria dell’altro padre di Peter Parker, ovvero Steve Ditko, che è stato uno dei più grandi fumettisti americani ma che troppo spesso nessuno ricorda.
Spider-Man – Un nuovo universo è stata una rivelazione, e potrebbe aver scritto una nuova pagina nel genere animato, spiazzando clamorosamente i concorrenti e lanciando grandi promesse per il futuro, a partire dall’attesissimo capitolo due. Che sia l’animazione il futuro terreno più fertile per la Marvel? Ai posteri l’ardua sentenza, ma film come questo finiscono sempre per far pensare i produttori. E forse a infondergli un po’ più di coraggio.