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Sognando Beckham

Jess Bahmra è una ragazza di origine indiana che vive a Londra insieme alla sua numerosissima famiglia. Tuttavia fin da piccola cova un sogno particolare: fare della sua passione per il calcio il suo lavoro.
I genitori, tradizionalisti e ossequiosi fino alla maniacalità dei costumi indiani, non sono al corrente di questo desiderio e scoraggiano in tutti i modi Jess dal continuare a giocare, anche se soltanto per passione. Tuttavia la ragazza incontra la coetanea Jules, erede di una famiglia della Londra bene e anche lei appassionatissima di calcio.
Jules nota subito lo straordinario talento di Jess e la invita a entrare nella squadra femminile dove gioca, allenata dall’ex promessa irlandese Joe. Proprio quando le cose sembrano procedere al meglio, però Jess ha la malaugurata idea di baciare Joe, di cui è da sempre segretamente innamorata anche Jules, e in più la famiglia Bahmra organizza il matrimonio della sorella di Jess lo stesso giorno della finale del campionato, alla quale avrebbe assistito anche un noto osservatore americano, alla ricerca di talenti da portare con lui a Santa Clara.
Jess è costretta a partecipare alla cerimonia, ma quando il padre la vede triste la incita ad andare alla partita di corsa e di ritornare felice e realizzata.
La finale è decisa da una splendida punizione di Jess e le due amiche riappacificate e selezionate dal manager americano, partono per inseguire i loro sogni.

Il film, del 2002, è diretto dalla indo-britannica Gurinder Chadha, regista nota al grande pubblico soprattutto per la sua straordinaria dedizione nel raccontare vicende ambientate tra gli immigrati indiani nel Regno Unito, che sviluppa la storia con una massiccia dose di ironia e adattandosi perfettamente al linguaggio del pubblico giovanile, a cui si rivolge in prima istanza questa pellicola. La trama si stacca ben presto dal racconto meramente sportivo e abbraccia le principali tematiche del romanzo di formazione: i litigi con le famiglie, la voglia dei giovani di dimostrare la propria forza, le incomprensioni sentimentali, la forza nell’inseguire i propri sogni, l’omosessualità (che sia essa reale o soltanto apparente).
A colpire però sono i toni che la regista utilizza sia nella sceneggiatura sia nella direzione del film, che rendono Sognando Beckham una pellicola più vicina al cinema indie che ai semplici teen movies che ogni stagione cinematografica porta puntualmente con sé.
In particolare lo scontro genitori-figli appare sviluppato in una maniera molto fresca, pur nella sua semplicità. Sia Jess sia Jules in qualche modo si sentono fuori luogo nel contesto in cui vivono.

Jess , l’ottima Parinder Nagra, rappresenta la spinta verso un’emancipazione piena sia sotto l’aspetto etnico sia sotto quello dei sogni, vera molla che scatena e smuove tutto il mondo della giovane indiana. Jules, interpretata dalla allora diciassettenne Keira Knightley, che l’anno dopo avrebbe spiccato il volo a Hollywood interpretando la bellissima Elizabeth Swann nel primo capitolo della saga dei Pirati dei Caraibi, dal canto suo si ritrova a lottare contro una classe sociale, quella della media borghesia, che non la rappresenta affatto, ma a cui la madre appare indissolubilmente legata.
Il suo unico appiglio è il padre, che la incoraggia a perseguire il suo sogno da “maschiaccio” nonostante le continue insistenze in verso opposto della consorte. Ecco che allora l’immagine della finale, con Jess che apprestandosi a battere la punizione decisiva dal limite dell’area, al posto dei difensori avversari vede i suoi parenti in barriera, diventa l’emblema stesso del film. Jess deve superare i propri freni per segnare, anche se essi rappresentano gli affetti fino a quel momento a lei più cari. Non è una mancanza di rispetto né tanto meno di amore, ma la condizione indispensabile per continuare a credere nei propri sogni, per quanto grandi, irraggiungibili o incomprensibili possano apparire.

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C’è dunque un profondo messaggio di speranza, che in modo particolare oggi, nell’anno dei Mondiali femminili a cui la nostra nazionale mancava da vent’anni, ritorna prepotentemente d’attualità. Le ragazze della nazionale femminile hanno gli stessi occhi di Jess e Jules quando cantano l’inno di Mameli e quando giocano con la maglia azzurra, perché sanno di giocare non solo per il loro paese, ma per i loro sogni, la loro passione, insomma, per sé stesse. In questo senso i colori accesi che accompagnano la pellicola non sono solo obbligati dall’ambientazione un po’ bollywoodiana di certe scene, ma diventano indice di questo ottimismo verso il futuro e di questa consapevolezza che di sogni si possa davvero vivere.
Non è un caso che Sognando Beckham abbia incassato globalmente più di dodici volte il suo budget e sia diventato uno dei casi cinematografici dell’anno (essendo anche il primo film occidentale ad essere trasmesso dalla tv nordcoreana).

Il titolo originale del film è Bend it like Beckham e fa riferimento ai tiri ad effetto di cui il calciatore inglese era un maestro, e che Jess vuole imitare. Ma Jess non si limita a realizzare tali numeri in campo, ma riserva le migliori prodezze per il gioco della vita!
Consigliato ai sognatori e alle sognatrici di tutte le nazioni e le culture.

Voto Autore: [usr 3,0]

Davide Pirovano
Davide Pirovano
Mi piacciono le arti visive contemporanee e mi piace pensarle in un’ottica unificatrice. Non so mai scegliere, ma prediligo le immagini e storie di Gaspar Noé, David Fincher, Yorgos Lanthimos e Xavier Dolan.

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