Smetto quando voglio è un film del 2014 diretto da Sydney Sibilia. È il primo capitolo di una serie di tre film che vedono lo stesso cast principale con interessanti aggiunte. Appena inserita su Prime Video, dopo un periodo in cui era stata rimossa, la saga unisce satira sociale a momenti di comicità demenziale per delle risate assicurate.
Il cast ha come protagonista Edoardo Leo e vede tra gli altri Valeria Solarino, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero De Rienzo, Stefano Fresi, Lorenzo Lavia e Pietro Sermonti.
Smetto quando voglio: un Breaking Bad italiano
La trama di Smetto quando voglio è stata sovente associata a Breaking Bad, la serie di successo creata da Vince Gilligan, trasmessa dall’emittente via cavo dal 20 gennaio 2008 al 29 settembre 2013. Qui il protagonista, un professore di chimica di nome Walter White interpretato da Bryan Cranston, scopre di avere il cancro. Inizialmente per finanziare le cure, ma poi prnedendoci sempre più gusto, diventerà uno dei principali produttori e spacciatori di metanfetamina.
In un modo similare, il protagonista di Smetto quando voglio è un professore universitario che sta aspettando di vedersi rinnovato il suo contratto finalmente a tempo indeterminato. Quando ciò non avviene, comincia a sviluppare l’idea di produrre delle smart drug, come spiega all’inizio del film:
In Italia una droga per essere definita tale dev’essere censita nell’elenco delle molecole illegali del Ministero della Salute. Cocaina, eroina, anfetamina, metadone, ecstasy e più o meno altre 200 molecole fanno parte di quell’elenco. Se una molecola non è in quella tabella allora la puoi produrre, la puoi assumere, ma soprattutto la puoi vendere. A 24 anni mi sono laureato in neurobiologia con il massimo dei voti, ho un master in neuroscienze computazionali e uno in dinamica molecolare. Negli ultimi mesi ho messo su una banda che gestisce un giro d’affari di centinaia di migliaia di euro, sono accusato di produzione e spaccio di stupefacenti, rapina a mano armata, sequestro di persona e tentato omicidio. Mi chiamo Pietro Zinni… e sono un ricercatore universitario.
La critica al precariato in Italia
Al centro delle motivazioni che spingono Pietro Zinni (Edoardo Leo) a formare una banda che produca smart drug c’è la difficile condizione dei laureati in Italia. Quando Pietro ha questa idea, chiama ex colleghi e amici che sono tutti professionisti, ricercatori amanti della cultura, quelli che lui stesso definisce “le migliori menti in circolazione”. Tra il comico e il drammatico, quindi, questo espediente narrativo che va oltre il concetto dietro Breaking Bad per costruire una storia che, come direbbe Stanis di Boris, è “molto italiana”
Le condizioni precarie dei docenti universitari e dell’università stessa, che nel terzo capitolo della saga culminerà in un finale del tutto ambientato all’Università di Roma La Sapienza. Il primo film è un incipit scanzonato che presenta le caratteristiche tipiche di una commedia brillante italiana: equivoci, peripezie e battute ad effetto. A rendere interessante il tutto sono soprattutto i dialoghi, che uniscono cultura a satira sociale.
Preso in giro dal mondo universitario, che gli promette sempre di trovare una soluzione che possa finanziare la sua ricerca, Pietro è esasperato. È cominciato tutto da una lavastoviglie da comprare, un bene normalissimo, ma poi degenera. Nasce così una “banda” di tutto rispetto, fatta da persone perbene che però sono costrette a dare una svolta alle loro vite nel modo più impensabile.
L’eccentrica banda di Smetto quando voglio
Sono loro a caratterizzare in maniera particolare la riuscita del primo capitolo. Il primo a cui si rivolge Pietro è Alberto, un chimico brillante che però il lavapiatti in un ristorante cinese e viene maltrattato da clienti e titolare. Poi abbiamo: Mattia e Giorgio, due latinisti che fanno i benzinai vivendo di espedienti, addirittura dormendo abusivamente perché non hanno una casa. Bartolomeo, un economista che cerca di contare le carte a poker per riuscire a guadagnare qualcosa mentre vive tra gli zingari, ancora Arturo, un archeologo esperto che lavora per l’università in teoria ma difatti è sottopagato e supervisiona gli scavi.
Infine Andrea, un antropologo che è protagonista della scena più famosa del film, quella in cui definisce la sua laurea “un errore di gioventù di cui è perfettamente consapevole“. Chiaramente dietro a questa narrazione si nasconde un intento umoristico: riflettere su quanto siano malpagati e sottovalutati i laureati in Italia, ma anche costruire personaggi macchiettistici che coinvolgono gli spettatori grazie alla loro sottile ironia.
Il cast corale è ben affiatato, e forse paradossalmente il punto debole è costituito proprio da Edoardo Leo, che anche di fronte a una breve apparizione di Neri Marcorè, che interpreterà il nemico soprattutto nel secondo capitolo, non regge il confronto. Un elemento interessante sta nello storytelling utilizzato: il sequel della saga non sarà esattamente tale, ma quasi una sorta di midquel, dal titolo Smetto quando voglio – Masterclass. Il cerchio si chiuderà con un ultimo capitolo per regalare agli spettatori altre risate ma anche altri modi per comprendere meglio la società in cui vivono. Insomma, dal primo film il meglio dovrà ancora venire.