Kaze tachinu, in italiano Si Alza Il Vento, è l’ultimo film di Hayao Miyazaki prima del suo temporaneo addio al cinema nel 2013. Venne presentato in concorso alla settantesima mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e fu il più grande incasso al botteghino giapponese dell’anno.
Si Alza Il Vento trama
Il film racconta la storia di Jirō Horikoshi, un ingegnere che, appassionato sin da bambino di aviazione, riesce a diventare un grande progettista di aerei. La vita del protagonista si divide tra la dedizione al proprio lavoro e l’amore per la bella Nahoko, una ragazza conosciuta nel corso dei propri viaggi per lavoro, la quale si ammalerà di tubercolosi.
Si Alza Il Vento recensione
Il film si distingue in maniera abbastanza netta dai precedenti capolavori di Miyazaki: se ne Il Mio Vicino Totoro (1988), Principessa Mononoke (1997) e La Città Incantata (2001) il registro utilizzato dal maestro giapponese era quello magico, legato alla mitologia giapponese, in Si Alza Il Vento, invece, il regista si concentra molto di più su altre tematiche, più realistiche, seppur ricorrenti in modo implicito nella sua filmografia, cioè la tragedia della guerra e l’amore per la tecnologia, in particolare quella aeronautica. Oltre a ciò, il film risulta essere anche meno adatto alla visione di un pubblico di giovanissimi, soprattutto a causa di una trama non banale e impegnativa da seguire.
Il racconto delle vicende biografiche del “ragazzo giapponese” coincide parzialmente con la realtà, mentre la storia romantica è un’invenzione di Miyazaki stesso, autore anche di un manga omonimo sullo stesso soggetto, scritto nel 2009.
Si Alza il Vento descrive in maniera quasi perfetta il Giappone degli anni ’20 e ’30, una nazione alle prese con il consolidamento del regime fascista. Nel film si respira in determinate sequenze una certa tensione sociale tipica dell’epoca: basti pensare alle pressioni che Jirō riceve sul luogo di lavoro, o allo scampato arresto da parte della polizia imperiale di Hans Carstorp, turista tedesco critico del regime nazista e della politica giapponese, amico dello stesso Jirō e di Nahoko.
Jirō Horikoshi fu l’ingegnere aeronautico responsabile della progettazione del Mitsubishi A6M Zero, il velivolo utilizzato dal Giappone nel corso della Seconda guerra mondiale. Nonostante ciò, il film non entra quasi mai in merito sulla dubbia moralità del protagonista, anzi, lo ritrae come un sognatore genuino vittima della sua stessa passione, del suo “sogno maledetto”, gli aeroplani, i quali sono passati dall’essere opere di grande valore artistico a mezzi di distruzione di massa.
La pellicola si concentra molto di più sul fascino di Horikoshi per le qualità spirituali degli aeroplani e sul desiderio che egli ha nello svolgere un ruolo nella trasformazione del loro utilizzo, trovando una metafora neanche troppo velata ma comunque convincente della passione cinematografica di Miyazaki, i cui lavori in collaborazione con lo Studio Ghibli contribuiranno a far conoscere l’animazione giapponese in tutto il mondo.
Ricorrenti in Si Alza Il Vento sono le scene oniriche in cui Jirō incontra Giovanni Caproni, figura ispirata all’omonimo ingegnere aeronautico italiano vissuto nel 1900, e vero mentore di Horikoshi per tutta la durata della pellicola. Queste sequenze sono i veri punti cardine attorno ai quali ruota la crescita creativa ed intellettuale del protagonista, si passa infatti dalla prima scena, in cui Jirō comprende che la propria strada è quella di divenire un progettista, alla seconda in cui Caproni, prossimo alla pensione, compie un ultimo volo aereo insieme a Jirō, all’episodio finale in cui il protagonista, dopo il successo della propria invenzione, si trova a dover affrontare la morte della sua amata, che gli appare nel sogno e lo esorta a vivere, trascendendo i propri amori e le proprie passioni, andando oltre le delusioni provate.
Il finale pone al pubblico un quesito esistenziale fondamentale sulla vita e i dolori che da essa scaturiscono, a cui però Miyazaki sembra non suggerire risposta, preferendo ad essa “un buon vino” offerto dal Signor Caproni
Il film si pone come il genuino testamento della produzione artistica del maestro giapponese, non solo per le affinità della storia del protagonista con la sua, ma anche per il tema della bellezza, naturale o artificiale, rovinata dalle azioni scellerate dell’uomo, e per la qualità dell’animazione, grazie a determinate inquadrature che riescono a stimolare lo spettatore durante la visione, regalandogli emozioni contrastanti e rendendolo (quasi) sempre partecipe delle vicende narrate, grazie anche alla splendida colonna sonora di Joe Hisaishi, già autore delle musiche di quasi tutti i film di Miyazaki.
La pellicola rimane uno dei lavori più apprezzati dello Studio Ghibli, tanto da aggiudicarsi numerosi riconoscimenti in tutto il mondo come miglior film d’animazione, una candidatura all’Oscar come miglior film d’animazione e una candidatura al Golden Globe come miglior film straniero.
Adesso non resta che aspettare il nuovo How do you live?, la cui uscita non è ancora stata ufficializzata, con la speranza che il ritorno in scena di Miyazaki sia all’altezza del suo ultimo lavoro.