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Sciopero, anche gli attori si fermano

Sciopero: in scena anche gli attori. Non accadeva da più di 60 anni. Questa la novità che è arrivata da oltre oceano nella notte hollywoodiana, questa mattina da noi. Non è ancora giunta l’ora di sotterrare i “picchetti di guerra” per gli sceneggiatori, e a loro si uniranno gli attori, del piccolo e del grande schermo.

Sono più di due mesi che le richieste e rivendicazioni degli scrittori della settima arte proseguono senza giungere ad un accordo. Ora la protesta ha ufficialmente un nuovo soggetto in campo: la Sag-Aftra, nato nel 2012 dall’unione della Screen Actors Guild con l’American Federation of Television and Radio Artists.

Sciopero, un braccio di ferro di comunicati

Si è consumata nel breve lasso di tempo che intercorre tra due comunicati stampa quella che si profila come una paralisi preoccupante per addetti ai lavori e spettatori.

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Nel cuore della notte americana, la AMPTP (Alliance of Motion Picture and Television Producers) rompe gli indugi e annuncia che il tavolo delle trattative è saltato. I principali studi di produzione e le piattaforme di streaming mettono le mani avanti, definendo storico l’aumento dello stipendio minimo e dei diritti d’autore offerti, con tetti più alti a contributi pensionistici e sanitari e una protezione rivoluzionaria dall’intelligenza artificiale.

A Amazon, Apple, Disney, NBCUniversal, Netflix, Paramount, Sony e Warner Bros Discovery rispondono gli attori, che, ricordiamo, non si fermavano dal lontano 1980. Nel loro comunicato obiettano che, dopo oltre quattro settimane di trattative, sia stata l’AMPTP a dimostrarsi non disponibile per raggiungere un accordo equo.

Sciopero, cosa accadde nel 1980 e cosa rischiamo oggi

Su quello che potrebbe accadere nel prossimo futuro già qualcuno ha avanzato ipotesi, dai ritardi nella messa a disposizione di serie TV attese, ad esempio Stranger Things e nuove pellicole ad un ricorso più elevato a reality e AI.

Vale quindi la pena ricordare cosa accadde ormai 43 anni orsono. Era il 21 di Luglio e le richieste erano non molto lontane da quelle attuali: un miglioramento delle condizioni salariali per un’industria che beneficiava dei diritti di sfruttamento dell’immagine in quel secondo mercato delle videocassette e delle pay-per-view, che oggi ha lasciato il campo alle piattaforme e alla potenza di fuoco dei big data.

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La protesta proseguì per oltre tre mesi: a Settembre fu boicottata la cerimonia degli Emmy, l’attore Tom Selleck passò da attore ingaggiato a tuttofare alle Hawaii, rischiando di perdere l’occasione che avrebbe cambiato la sua vita, la celebre serie Magnum P.I.

E il pubblico di tutto il mondo rimase con il fiato sospeso davanti alla domanda: “chi ha sparato a JR?”. La celebre serie era Dallas, sembra davvero un secolo fa. Ma in fondo il cinema, come la vita, ci ha abituato a corsi e ricorsi storici. Quelli che nella settima arte si chiamano remake!

Redazione
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