Gli anni Ottanta verranno ricordati per aver prodotto molti film che oggi vengono considerati dei cult-movie. Uno su tutti è l’intramontabile e iconico Ritorno al Futuro (Back to the Future, 1985) diretto da Robert Zemeckis. All’uscita, dopo avere riscosso un grande successo internazionale, fu candidato a 4 premi Oscar, vincendone uno per il Miglior Montaggio Sonoro.
Ritorno al Futuro – Trama
Hill Valley 1985. Marty McFly (Michael J Fox) è uno studente dell’ High School. Ha diciassette anni e sogna di diventare una rockstar. Suona in una band, ha una ragazza che ama e una famiglia a dir poco disastrosa: un padre smidollato, una madre alcolizzata e due fratelli inetti. Marty trascorre molto tempo con l’amico Emmett Brown (Christopher Lloyd), inventore bizzarro e strampalato che chiama affettuosamente Doc.
In genere le sue invenzioni non hanno buon esito ma Doc questa volta ha inventato qualcosa di grande: il mitico flusso canalizzatore che permette di viaggiare nel tempo. E non si serve di un’auto qualunque per i suoi spostamenti spazio-temporali ma della leggendaria DeLorean (una macchina del tempo).
Una notte Doc chiama Marty per mostrargli la macchina del tempo. Marty non sa che per farla funzionare occorre una massiccia dose di plutonio. Doc se l’è procurata rubandola a un gruppo di terroristi libici che non tardano a trovarlo per potersi vendicare. I libici sparano a Doc. Si mettono alle calcagna di Marty che sale sulla De Lorain e attiva involontariamente il dispositivo. Marty si ritrova catapultato nella Hill Valley degli anni Cinquanta. Riuscirà a tornare “indietro” nel futuro?
Riotrno al Futuro – Recensione
Nella storia del cinema di film che raccontano straordinari viaggi nel tempo ce ne sono un’infinità. Ritorno al futuro (Back to the Future, 1985) però è qualcosa di più. Considerato un cult della storia del degli anni Ottanta, il film ha dimostrato di non aver mai perso il suo appeal e tutt’oggi regge bene il confronto con quel filone cinematografico per ragazzi che vede come protagonisti i supereroi nati dalle pagine dei fumetti.
Ritorno al futuro non è semplicemente uno spiritoso film di fantascienza, ma una commedia degli equivoci ironica, ludica e terribilmente irriverente. Al di là dei paradossi temporali ciò che ha conquistato il pubblico di tutto il mondo sono le sorprendenti trovate narrative. Queste sono il frutto di una sceneggiatura eccellente scritta a quattro mani da Robert Zemeckis (anche regista della pellicola) e Bob Gale che costruiscono un eccezionale gioco ad incastro dove i rimandi tra passato e presente funzionano alla perfezione.
I due avevano già lavorato insieme per altri film di Zemeckis come 1964: allarme a New York arrivano i Beatles (I Wanna Hold Your Hand, 1978) e La fantastica sfida (Used Cars, 1980). Avevano firmato anche la sceneggiatura di 1941: Allarme a Hollywood (1979) piccolo gioiello di Steven Spielberg. Il maestro di Hollywood dopo aver letto la sceneggiatura di Ritorno al futuro ne comprende le potenzialità e prende parte al film nella veste di produttore.
I Paradossi Temporali su cui ruota Ritorno al Futuro
Che il tempo e i paradossi spazio-temporali siano il presupposto sul quale la vicenda di Ritorno al futuro si snoda, Zemeckis ce lo dice sin dall’inizio. La prima sequenza del film mostra, attraverso una lunga carrellata, decine e decine di orologi che si trovano nella dimora di Doc.
Tutti sono perfettamente sincronizzati e tutti sono indietro di venticinque minuti. Ed è un viaggio indietro nel passato quello che Marty compirà, fino a giungere nella Hill Valley del 1955. Il suo arrivo Zemeckis ce lo racconta attraverso quella che è probabilmente la sequenza più bella del film. Marty arriva a Hill Valley e partono le note di Mister Sandman delle Chordette.
Nelle vetrine del negozio di dischi un cartello annuncia l’arrivo del disco The ballad of Davy Crockett e al cinema danno un film con Barbra Stanwick e Ronald Reagan (La regina del Far West, Cattle queen of Montana, 1954). Marty comprende di essere nella sua città molto prima che lui esistesse. La data riportata dal quotidiano locale glielo conferma: è il di 5 novembre del 1955. A breve conoscerà il maldestro padre, vittima delle angherie di Biff (Thomas F. Wilson) dai tempi del liceo e la sfrontata madre che perderà la testa per lui.
Si tratta di una sequenza onirica, surreale, attraverso la quale Zemeckis ci mostra l’America patinata degli Anni Cinquanta. Zemeckis non guarda a quest’America in modo nostalgico. Con una buona dose di ironia e sadico compiacimento ne rivela le profonde contraddizioni morali.
Personaggi cartoneschi e sequenze memorabili
Dopo l’incontro surreale con i genitori, Marty cerca Doc per poter tornare nella sua epoca. Insieme trovano un stratagemma e sfruttando la potenza di un fulmine Marty, alla guida della DeLorean, tornerà a casa ma il corso naturale degli eventi sarà irrimediabilmente cambiato. E’ davvero sorprendente l’alchimia tra i due protagonisti, tra l’impulsivo Marty e l’impetuoso e folle Emmett Brown. Doc è probabilmente il vero protagonista del film. Christopher Lloyd grazie alla sua recitazione eccentrica e sopra le righe rende il personaggio di Doc quasi cartoonesco. Non è un caso che qualche anno dopo Zemeckis lo vorrà in Chi ha incastrato Roger Rabbit (Who Framed Roger Rabbit, 1988) nei panni dell’infimo giudice Morter pronto a distruggere la città di Cartoonia.
Oltre a una sceneggiatura pressoché perfetta, a degli attori straordinari in Ritorno al futuro è presente una splendida colonna sonora che comprende i più celebri brani pop e rock degli anni Ottanta e favolosi brani oldies. Il successo di Ritorno al futuro, uscito nelle sale, fu tale da spingere Zemeckis e l’amico Spielberg a realizzare un seguito. Dopo Ritorno al futuro parte seconda (1989) uscì Ritorno al futuro parte terza (1990), ultimo episodio di una delle trilogie più riuscite della storia del cinema. Grande Giove!