“Red Zone – 22 miglia di fuoco” (titolo originale “Mile 22”) è un thriller d’azione del 2018 diretto da Peter Berg, con Mark Wahlberg. Elementi di spionaggio si mescolano ad un’intensa azione militare in questa quarta collaborazione tra il regista e l’attore. “Red Zone” si distingue per il suo ritmo frenetico, le sequenze d’azione coreografate con una certa cura, e una trama che esplora temi quali la lealtà, il sacrificio e la complessità delle operazioni segrete.
Red Zone: cast, trama e recensione
James Silva (Mark Wahlberg) è un agente della CIA con una mente acuta e un atteggiamento aggressivo. Wahlberg offre una performance intensa, ma il personaggio è (volutamente) scritto in modo tale da risultare spesso antipatico e monodimensionale. Le sue linee di dialogo, spesso esagerate, non riescono a renderlo un protagonista empatico. Li Noor (Iko Uwais) è l’informatore che la squadra deve proteggere.
Uwais, noto per le sue abilità nelle arti marziali, offre alcune delle sequenze di combattimento più impressionanti del film. Tuttavia, il suo personaggio avrebbe beneficiato di una maggiore profondità psicologica e di un background più dettagliato. Infatti non è eccezionale solo nel combattimento, ma anche un grande stratega mentale. Alice Kerr (Lauren Cohan) è una madre single e membro della squadra di Silva.
Il personaggio della Cohan affronta dilemmi personali e professionali, ma il film non va ad esplorare sufficientemente questi aspetti, lasciando così il suo personaggio solo parzialmente sviluppato. Bishop (John Malkovich): Bishop è il capo operativo della missione, che coordina le operazioni da una sala di controllo.
Malkovich porta la sua solita presenza carismatica, ma il suo ruolo è limitato e non offre molto spazio per livelli successivi. Sam Snow (Ronda Rousey) è un’altra componente della squadra. Nonostante la sua fisicità e presenza scenica, il suo personaggio non va oltre il ruolo di combattente, e ha un ritaglio abbastanza breve di apparizione sullo schermo.
La trama di “Red Zone” segue un’unità d’élite della CIA, denominata Overwatch, che deve trasportare un informatore, Li Noor, per 22 miglia attraverso una città ostile per estrarlo in sicurezza. Noor possiede informazioni cruciali su una minaccia nucleare imminente, ma si rifiuta di rivelarle finché non sarà garantita la sua estrazione. La squadra, guidata da James Silva, deve affrontare una serie di ostacoli e nemici lungo il percorso, mettendo alla prova la loro resilienza e lealtà.
Alta tensione in una missione rischiosissima
“Red Zone” è costruito attorno a una missione ad alto rischio, che diventa il fulcro dell’azione del film. La struttura narrativa è lineare ma piena di colpi di scena, mantenendo gli spettatori sul filo del rasoio. Tuttavia, la sceneggiatura, scritta da Lea Carpenter e Graham Roland, ha ricevuto critiche per la sua superficialità e per la mancanza di sviluppo dei personaggi. Sebbene il film riesca a creare tensione e suspense, forse la trama manca di profondità emotiva e di un’adeguata esplorazione dei temi presentati.
Peter Berg è noto per il suo stile di regia dinamico e per la capacità di creare sequenze d’azione intense. In “Red Zone”, il regista utilizza una regia nervosa e un montaggio rapido per mantenere alto il livello di adrenalina. La fotografia di Jacques Jouffret supporta questa visione con riprese ravvicinate e movimenti di camera velocizzati, che immergono lo spettatore nel caos dell’azione.
Berg ha dimostrato abilità nel creare un’atmosfera tesa e coinvolgente, ma la sua enfasi sull’azione a scapito della narrazione e dello sviluppo dei personaggi ha limitato la profondità complessiva del film. La regia, sebbene efficace nel generare suspense, non riesce a bilanciare adeguatamente gli elementi drammatici e quelli d’azione.
Sequenze d’azione in “Red Zone”
Le sequenza d’azione sono il punto di forza di “Red Zone“. Le coreografie di combattimento, in particolare quelle che coinvolgono Iko Uwais, sono eseguite con precisione e vera maestria. Uwais, noto per il suo lavoro in film di arti marziali come “The Raid”, porta un livello di autenticità e spettacolarità alle scene di combattimento corpo a corpo.
La varietà delle sequenze d’azione, che spaziano da scontri a fuoco intensi a scontri fisici brutali, mantiene il ritmo del film rapido e coinvolgente. L’uso di ambientazioni diverse, come strade cittadine congestionate, edifici abbandonati e vicoli stretti, aggiunge varietà visiva e sfide logistiche alla missione della squadra.
Tuttavia, l’efficacia delle sequenze d’azione è talvolta compromessa dalla regia frenetica e dal montaggio rapido. Sebbene queste tecniche intendano aumentare la tensione, possono anche rendere difficile apprezzare pienamente le abilità marziali degli attori e la complessità delle coreografie.
Il sacrificio e la moralità delle operazioni segrete in “Red Zone”
“Red Zone” affronta diversi temi, tra cui la lealtà, il sacrificio e la moralità delle operazioni segrete. La missione di Silva e della sua squadra solleva questioni etiche su ciò che è giusto e necessario in situazioni di crisi. Emerge anche il costo personale delle operazioni segrete, mostrando come i protagonisti debbano affrontare dilemmi morali e sacrifici personali.
Un altro tema centrale è la fiducia. La squadra deve fidarsi l’uno dell’altro e dell’informatore Noor, nonostante le incertezze e i pericoli della missione. Questo tema è ulteriormente complicato dalla presenza di doppi giochi e tradimenti (soprattutto per quanto riguarda Noor).Tuttavia, il film non approfondisce sufficientemente questi temi.
La mancanza di sviluppo dei personaggi e la concentrazione sull’azione riducono l’impatto emotivo e morale delle questioni sollevate. Di conseguenza, i temi risultano accennati ma non pienamente esplorati, lasciando allo spettatore la sensazione di una narrazione incompleta.
Conclusioni
Malgrado “Red Zone” mantenga una tensione costante e un’azione spettacolare, la pecca sta nei problemi di sceneggiatura e nei suoi personaggi. Ma le sequenze d’azione sono straordinarie, così come la performance di Iko Uwais, che riesce a infondere al suo personaggio la giusta ambiguità psicologica fino alla fine.
Proprio il suo personaggio meriterebbe un ulteriore approfondimento in un potenziale sequel (progettato, ma mai girato) o magari anche uno spin off. Infatti per tutto il film ci si chiede qual è il suo vero ruolo all’interno della storia. E questa è una nota positiva in un contesto, dove i restanti caratteri lasciano le loro sfumature psicologiche insieme ai cadaveri disseminati, ovvero sullo sfondo.
Quindi “Red Zone” sulla carta appare come un tesissimo thriller spettacolare, ma con personaggi che non vengono mai scavati a fondo nel loro pensiero. In realtà proprio la voglia di ulteriori sequel che definiscano i destini di alcuni personaggi, fa pensare a questa pellicola come ad un’occasione (parzialmente) mancata.