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Principessa Mononoke, la recensione

Principessa Mononoke è il sesto film d’animazione diretto da Hayao Miyazaki, prodotto dallo Studio Ghibli. Quest’estate si terrà infatti, nelle sale italiane, una rassegna cinematografica dal 13 luglio al 30 agosto in cui verranno proiettati cinque film della celebre casa di produzione giapponese. Il film, uscito in Italia per la prima volta negli anni 2000, racconta la difficile coesistenza uomo-natura.

Principessa Mononoke: trama

Dopo uno scontro sanguinoso contro un cinghiale posseduto da un demone, il principe Ashitaka è condannato ad una maledizione mortale. Pertanto decide di mettersi in viaggio per incontrare il Dio Bestia, unico in grado di sciogliere la terribile maledizione. Giunto nelle regioni selvagge in cui si trova la creatura divina, trova rifugio in una villaggio di fabbri, in costante lotta contro animali giganti, capitanati da una ragazza cresciuta dai lupi, San. Le ragioni di questa guerra derivano dal desiderio degli abitanti del paesino di procurare il ferro, presente all’interno degli alberi della foresta. Comportando per questo la distruzione del patrimonio naturale che vi è custodito. Nel frattempo un gruppo di monaci è intenzionato ad uccidere il Dio Bestia, la cui testa, secondo un’antica leggenda, può donare l’eterna giovinezza.

Principessa Mononoke

Principessa Mononoke: recensione

Principessa Mononoke è uno dei film dello Studio Ghibli che ha richiesto il maggior numero di anni per essere completato, ben 20. La trama era stata infatti rielaborata più volte. Inizialmente la protagonista sarebbe dovuta essere una principessa cresciuta in una foresta al fianco di una creatura selvatica dall’animo gentile. Quest’ultima avrebbe aiutato la ragazza in cambio del matrimonio. I due ben presto si sarebbero innamorati.

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Negli anni successivi la realizzazione di altri film della casa di produzione fu preferita a Principessa Mononoke. Inoltre, per evitare di imitare prodotti già proposti, Miyazaki decise di modificare la trama, proponendo un film più dark, rispetto a quelli precedenti. Il suo obiettivo principale era infatti quello di rappresentare conflitti e cambiamenti nell’epoca che ha portato il Giappone da rurale a moderno, mostrando il difficile rapporto uomo-natura. Una coesistenza difficile da accettare.

Uno dei temi preponderanti all’interno del lungometraggio è proprio quello dell’ecologismo, molto caro al regista. Principessa Mononoke è ambientato in una sorta di medioevo fantastico in cui gli uomini non vivono più in simbiosi e tantomeno in armonia con la natura come un tempo. Gli abitanti del villaggio sono infatti costretti ad usare il patrimonio naturale per ottenere vantaggi economici.

Vengono mostrate profonde mancanze di rispetto nei confronti degli abitanti della foresta. Arrivando addirittura ad uccidere il Dio Bestia, la cui esplosione ricorda quella della bomba atomica, come sempre un richiamo alla malvagità umana. L’uomo è avido e interessato solo al profitto, arrivando a distruggere per il suo egoismo lo stesso ecosistema che lo accoglie e ne garantisce la vita.

Principessa Mononoke

La relazione tra San e Ashitaka

A differenza dei lungometraggi d’animazione Principessa Mononoke, oltre a introdurre un tema molto maturo, è anche capace di eliminare elementi fantastici creando personaggi concreti. Gli animali, nonostante siano dotati di voce, mantengono le loro sembianze, senza subire modifiche radicali. Inoltre rispetto a film Disney, la brutalità viene mostrata nella sua forma più violenta e spietata. Quello che però colpisce di più è il particolare rapporto che si instaura tra San e Ashitaka. La loro non è infatti una storia d’amore ordinaria.

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La relazione tra i due è una metafora del rapporto stesso uomo-natura. Ahistaka rappresenta la forza dell’uomo, mentre San lo stesso sistema naturale. L’unione tra i due seppur dominata dall’amore conserva un inevitabile elemento di conflitto, che forse non garantirà mai loro di mettere da parte le reciproche riserve. Nonostante il regista sembri intenzionato a unirli non può fare a meno di mostrare la loro invalicabile lontananza emotiva.

Principessa Mononoke

Il contrasto

Due fazioni che si scontrano l’una contro l’altra a causa dell’egoismo di una. Gli uomini hanno scatenato il conflitto e per questo la natura non ha altra possibilità se non quella di reagire per proteggersi da continui attacchi alla sua integrità. Lo si vede dai comportamenti di alcuni animali nel corso del lungometraggio che ,messi alle strette, impiegano la violenza come unica valvola di sfogo.

I personaggi sono come sempre sfaccettati e Miyazaki non pare favorire nessuno. Ognuno presenta lati positivi e negativi. Nessuno sembra essere completamente buono o cattivo. Rendendo la narrazione più veritiera e credibile. Individui altruisti, ma pieni di dubbi e incertezze, alla ricerca di sé stessi. Non casuale è la scelta di un protagonista maschile per questa pellicola, cosa che avviene raramente nei prodotti dello Studio Ghibli, Ashitaka, rappresentazione della forza disfattista umana, sembra trovare un arco di redenzione sul finale ascoltando il prossimo e aprendo uno spiraglio di speranza per il destino dell’ecosistema.

Principessa Mononoke: conclusioni

Nonostante non sia uno dei film più discussi di Miyazaki, Principessa Mononoke è senza dubbio un gioiello dell’animazione. Il lungometraggio più violento e oscuro mai proposto dallo Studio Ghibli, sembra manifestare un pessimismo universale parlando delle inconciliabili differenze capaci di creare un divario sempre più grande nella travagliata coesistenza uomo-natura. Ancora una volta viene riproposto il tema della guerra, insensata e spregevole, insieme a quello della discriminazione e intolleranza, mostrandone le peggiori manifestazioni. Sul finale sembra che però il regista sia in grado di vedere la luce in fondo al tunnel, portando, seppur in maniera limitata, uno spiraglio di speranza. Miyazaki invita gli spettatori a non precipitare nell’oblio dell’avidità e ad ascoltare il prossimo per cercare di trovare una soluzione pacifica piuttosto che proseguire con inutili scontri e spargimenti di sangue.

Principessa Mononoke è anche un capolavoro a livello visivo con alcuni dei disegni più belli mai presentati dalla casa di produzione. La visione è obbligatoria e consigliata a qualsiasi tipo di pubblico, trasmettendo insegnamenti adatti ad ogni fascia d’età.

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Trailer e dove vederlo

Principessa Mononoke è disponibile su Netflix come gli altri film dello Studio Ghibli con la possibilità vederli gratuitamente tramite la settimana di prova.

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Principessa Mononoke è un capolavoro d'animazione che ancora una volta dimostra la superiorità del maestro Miyazaki nel produrre lungometraggi adatti ad ogni tipo di pubblico. Trattando inoltre il tema dell'ecologica, fondamentale ai giorni nostri.
Lucrezia Lugli
Lucrezia Lugli
La passione per il cinema mi ha accompagnato dall’infanzia all’età adulta, ma ho impiegato più del previsto a capire che sarebbe diventata la mia strada. Guardo ogni genere di contenuto da film a serie tv, questo comprende anche i più grandi successi delle piattaforme streaming.

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