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Only Murders in the Building 3 – La serie ha perso smalto?

Only Murders in the Building 3 era atteso da tutta l’estate. Anche se, ragionandoci bene era almeno da un anno che le avventure degli inquilini dell’Arconia erano anelate da web e da tutti gli entusiasti di una delle serie più originali degli ultimi anni.

Saggia la decisione di far uscire Only Murders in the Building 3 in piena fine delle ferie estive. La seconda metà di agosto è una delle fasi più morenti e malinconiche dell’anno. La terza stagione ha dunque ravvivato gli animi.

Complice anche una pubblicità sui social degna di nota. Hulu e Disney si sono giocate da subito la carta più importante di tutte. Parliamo ovviamente di Meryl Streep.

La super attrice è senza ombra di dubbio la novità più succulenta e la sua partecipazione ha niente di meno che arricchito copione, scena e chi più ne ha più ne metta.

Only Murders in the building 3 ha mostrato quindi il suo lato migliore. Per certi versi ha annunciato al pubblico di aver fatto un vero e proprio salto di qualità. Non più semplici comparse di alto profilo, ma personaggi ben inseriti nel contesto e interpretati da figure anche leggendarie (vedi appunto la cara Meryl).

Come dimenticare Paul Rudd? Only Murders in the Building 3 ha il merito di aver celebrato anche la sua bravura. L’eclettismo di fondo che dimostra nel saper passare dalla deriva demenziale a uno stato attoriale più centrato e consono all’ambiente scenico di fondo.

Ma questo entusiasmo rampante è giustificato anche dai contenuti visti finora? Quali sono le note a favore di Only Murders in the Building 3 e quali invece i demeriti della serie? L’amore che il pubblico sta elargendo è proporzionato al valore messo in campo?

Only Murders in the building 3

Only Murders in the Building 3 – Punti di forza

Only Murders in the Building 3 ha confermato di porsi come un prodotto decisamente originale. Dove per originale si intende che ha avuto la capacità di trovare, e quindi coltivare, un suo proprio timbro. Sia da un punto di vista narrativo che scenografico, la serie è perfettamente riconoscibile. Nelle prime due stagioni, come nel terzo appuntamento.

Ha dei suoi personalissimi espedienti: pensiamo all’abilità degli sceneggiatori nel confondere le idee allo spettatore. Se ad esempio un episodio mette in luce un probabile colpevole, paventando con tutti gli indizi una sua quasi sicura colpevolezza, l’episodio successivo smentisce tutto e passa ad un altro papabile assassino.

Questa confusione genera attenzione e pathos, due qualità essenziali per una serie tv che vuole garantirsi seguito.

Only Murders in the Building 3, in tal senso, non ha cambiato registro. Ora è colpa di uno, ora è colpa dell’altro. Come a dire, schema che vince non si cambia.

Fa tanto anche la volontà di dare una caratterizzazione ai luoghi. L’Arconia, a proposito, è un teatro perfetto, soprattutto per dare significato e contenuti al titolo. Pertanto la scelta contro-tendente di Mabel di allontanarsi e vivere altrove fa riflettere. Dona condimento narrativo a Only Murders e chiaramente fa riflettere.

Tutto è pensato nei minimi particolari. Se lo schema di fondo funziona, allora qualsiasi cosa possa momentaneamente discostarsi dallo stesso aggiunge un pizzico di sorpresa (che non guasta mai).

Inoltre la terza stagione omaggia la New York teatrale, quella grande città che ha dato i natali all’industria di Broadway. Anche questo è uno dei sigilli che rendono Only Murders in the Building 3 confortevole, oltre che qualitativamente apprezzabile.

Non solo lodi

Only Murders in the Building 3 ha fatto esclamare a molti: <<dovrebbe durare per sempre!>>. Così come le grandi serie del passato (quelle di Italia Uno per intenderci) anche questo piccolo gioiello di Hulu secondo tanti meriterebbe di diventare un fenomeno generazionale.

Si parlava dell’Arconia e di come questo condominio sia di fatto il fulcro di tutta le vicende. Tecnicamente stavolta si parte da un omicidio avvenuto fuori dall’Arconia, che rimane sempre lo sfondo di tutte le interazioni possibili, ma che stavolta non è teatro del misfatto.

La stessa Tina Fey, quando incontra Mabel, le chiederà cosa rimarrà loro dopo l’Arconia (presumendo che non vi saranno omicidi in eterno).

In questo passaggio la serie mostra il primo segnale di debolezza. Gli sceneggiatori hanno cercato l’espediente, non solo per sorprendere, ma per giustificare un’eventuale evoluzione futura di Only Murders.

Che sia arrivato un punto per l’estro dei creatori? Così come Steve Martin, c’è il rischio che gli stessi incappino presto o poi nella famosa stanza bianca dell’artista. Dove tutto si perde.

Per ora non c’è pericolo ma ci sono spettatori che hanno segnalato che puntare sui soliti cavalli di battaglia (vedi l’effetto sorpresa di cui sopra) non sempre è sinonimo di originalità. Forse piuttosto di Brand Unity. Chiaro è che se la storia non è avvincente, c’è ben poco da sorprendere.

Insomma, Only Murders in the Building 3 è sicuramente promossa. Ma ancora non a pieni voti. Mancano degli episodi, ma certo è che da un lato si applaude forte, mentre dall’altro permane paura per il futuro.

Si sa che quando si vuole tirare troppo la corda, un prodotto cinematografico ne risente eccome. Pensando ad Outer Banks, viene in mente quasi di fare un sincero parallelismo tra le due. Originali, avvincenti e quant’altro. Ma le due serie dimostrano di dare al pubblico esattamente ciò che chiede.

E la costanza è colei che è maggiormente responsabile di uccidere l’arte.

Only Murders in the building 3
Federico Favale
Federico Favale
Anche da piccolo non andavo mai a letto presto. Troppi film a tenermi sveglio. Più guardavo più dicevo a me stesso: "ok, la vita non è un film ma se non guardassi film non capirei nulla della vita".

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