Omicidio nel West End è un film del 2022 diretto da Tom George, e prodotto dalla Searchlight Pictures e DJ Films. L’opera, di genere giallo e commedia, mette in scena un caso di omicidio e la sua risoluzione, omaggiando e citando i grandi classici del genere, in particolare la grande scrittrice britannica Agatha Christie. Il soggetto stesso, è tratto da Trappola per topi, una commedia di genere poliziesco a sua volta ispirato dal racconto Tre topolini ciechi, scritto dall’autrice inglese nel lontano 1948.
Il film è composto da un ricchissimo e talentuoso cast, tra cui spiccano i nomi di Sam Rockwell, Saorise Ronan, Adrien Brody e Ruth Wilson.
La distribuzione nelle sale italiane partirà il 29 Settembre.
Omicidio nel West End, trama
Londra, anni ’50. Nel West End si stanno festeggiando le cento rappresentazioni di “Trappola per topi”, uno spettacolo teatrale tratto da un celebre racconto di Agatha Christie, a sua volta ispirata da un reale fatto di cronaca avvenuto qualche anno addietro. All’evento sono presenti numerosi personaggi del mondo dello spettacolo, come la produttrice Petula Spencer (Ruth Wilson), i giovani attori Richard Attenborough (Harris Dickinson) e Mervyn Cocker-Norris (David Oyelowo) il produttore di grandi blockbuster John Wolf (Reece Shearsmith) e il talentuoso ma altrettanto presuntuoso regista americano Leo Köpernick (Adrien Brody).
Quest’ultimo, che è stato chiamato da John Wolf per accordarsi alla realizzazione di un film tratto dallo spettacolo teatrale oggetto dei festeggiamenti, viene brutalmente assassinato da un uomo misterioso che si aggirava nei backstage teatrali. Dal commissariato vengono chiamati l’Ispettore Stoppard (Sam Rockwell) e l’Agente Stalker (Saorise Ronan). I due, nonostante le personalità opposte, dovranno risolvere il caso, facendo attenzione che l’assassino non colpisca di nuovo.
Un crime ironico che strizza l’occhio ai grandi gialli del passato
Un omicidio, un cadavere, un misterioso serial killer e due agenti di Scotland Yard che gli danno la caccia per le vie di Londra. Questi sono gli ingredienti principali di Omicidio nel West End, un giallo tipico, contornato da una sottile ironia e comicità. Una comicità portata avanti dall’ottimo duo composto da Saorise Ronan e Sam Rockwell, la prima interpreta una giovane ragazza timida, impacciata ma molto volenterosa e determinata. Rockwell è invece un detective dal grande talento, ma che spesso si lascia trascinare via dalla scia dell’alcool. L’ingenuità e l’impulsività di lei sono prontamente fermati dall’esperienza del collega, così come le “cadute di stile” causate dai “vizi” dell’Ispettore, sono “rattoppate” dall’Agente Stalker. Una coppia agli antipodi, il cui rapporto inizialmente freddo e distaccato cresce nel corso del film. Due ottimi protagonisti, resi tali soprattutto dalle interpretazioni degli attori che ne calzano le vesti.
I due partendo da un omicidio, fulcro narrativo dello sceneggiato, interrogheranno i presenti alla festa nel corso della quale è avvenuto il tragico evento. Questo, oltre a scavare nella vita del “morto” metterà in luce le divergenze che quest’ultimo aveva avuto con gli interrogati e possibili assassini.
Un giallo abbastanza tipico, che sotto questo punto di vista non regala nulla di diverso rispetto ai suoi predecessori, che però a dalla sua una tecnica e una visività accattivante, pregna di colori pastello e accesi, inseriti all’interno di inquadrature e raccordi di montaggio che ricordano molto il cinema di Wes Anderson, regista al quale Tom George si è ispirato anche per i toni del film.
Omicidio nel West End è essenzialmente un grande omaggio al cinema degli anni ’50 e ai grandi romanzi gialli dei primi anni del 20° secolo. Molte sono le citazioni a pellicole come La regina d’Africa, e racconti come Dieci piccoli indiani. Questo non solo è dovuto dal fatto che nell’opera sono presenti molti personaggi realmente esistiti, come il produttore John Wolf, l’attore Richard Attenborough o l’autrice Agatha Christie, ma anche per un ricercato e minuzioso citazionismo da parte del regista. Il finale stesso, tanto scontato quanto inaspettato, è un vero omaggio al genere, un genere che negli ultimi anni ha purtroppo avuto pochi colpi di luce, ma che ha una storia ultracentenaria e ricca di capolavori.
Inoltre il film viaggia sui binari del “meta-giallo”. I due agenti devono infatti indagare su un omicidio molto simile a quello della rappresentazione teatrale a cui la maggior parte degli indagati ha preso parte, e molti altri avvenimenti sembrano ricollegarsi alla penna che ha scritto la sceneggiatura e i personaggi dell’opera. Verso le battute finali poi, i protagonisti rompono la quarta parete, creando un effetto di “reale finzione” per nulla tipico in un film di questo tipo. Un piccolo barlume di originalità, in un opera che comunque fa il suo, funziona e intrattiene lo spettatore.
In conclusione, Omicidio nel West End è un film assolutamente godibile, un opera che grazie ai suoi interpreti e alla sua ironia riesce a sopperire a un soggetto che non brilla molto per originalità, ma d’altronde, come citato dal film, i gialli sono così, una volta visto uno li hai visti tutti.