Noise, nient’altro che un rumore sordo
Disponibile su Netflix a partire dal 17 marzo 2023, Noise è una delle novità di marzo 2023 del catalogo della piattaforma statunitense. Diretto dal regista belga Steffen Geypens, in poco tempo ha scalato la classifica dei titoli più visti di Netflix. A questo punto resta solo da capire il perché di questo successo. Avrà sicuramente influito il passaparola che, tuttavia, risulta incomprensibile. Noise è un thriller psicologico anonimo e inconcludente, uno di quei film che lascia indifferenti, una volta finita la visione. Non bastano certo alcune intuizioni registiche efficaci nel raccontare i profondi turbamenti del protagonista, se alla base non vi è una sceneggiatura in grado di sostenerli dando loro una parvenza di contesto credibile. Ci si avvicina a Noise perché la trama è senza dubbio intrigante, ma alla fine dei giochi non resta che un rumore sordo. Resta la sensazione di una storia forzatamente virata alla sfumatura thriller, con un mistero da risolvere privo di mordente. Tante buone intenzioni e tanta ambizione, come spesso capita di percepire in molti prodotti che approdano direttamente in streaming (ma non solo) e la sensazione che tutto questo sia svanito per la poca incisività nella narrazione.
Noise, la trama
Matthias (Ward Kerremans) e Liv (Sallie Harmsen) sono una giovane coppia, genitori del piccolo Julius. Lui fa l’influencer, mentre lei ha una ditta di catering. Decidono di prendersi un po’ di tempo per curarsi della loro famiglia e così decidono di allontanarsi dalla città, andando a vivere nella vecchia casa di famiglia di proprietà del padre di Matthias, rinchiuso in una casa di riposo poco distante dalla villa. Sperduti in mezzo alla campagna, sperano di ritrovare un po’ di tranquillità. I guai cominciano nel momento in cui Matthias scopre che nella fabbrica di proprietà del padre, situata vicino alla villa, anni prima è avvenuto un misterioso incidente di cui tutti nel circondario faticano a parlare. Matthias comincia ad indagare, spinto dai suoi follower che vogliono saperne di più. Il problema è che la ricerca diventa ossessione, minando il rapporto con Liv e il suo ruolo da genitore. La paranoia galoppa e allucinazioni e visioni porteranno Matthias alla follia.
Cosa manca?
Il thriller è un genere la cui riuscita dipende da più elementi. In base al loro utilizzo, il risultato può essere grandioso o finire nel dimenticatoio. Noise, dopo l’exploit dei primi giorni dopo il rilascio su Netflix, finirà sicuramente negli angoli più remoti della piattaforma. Tanti elementi mancano al film di Geypens, mentre tanti altri non sono approfonditi e così si resta in superficie alla storia che, di per sé, subisce una brusca virata che lascia interdetti. Matthias fa l’influencer e “usa” suo figlio per pubblicizzare prodotti per neonati, così da ricevere anche benefici. Il suo lavoro quindi è questo. Molto legato alla tecnologia, nel momento in cui intravede la possibilità di portare nuovi contenuti al suo profilo, si lascia inspiegabilmente travolgere dal mistero che riguarda la fabbrica di proprietà di suo padre. L’avverbio inspiegabilmente non è un caso, perché il suo switch mentale e lavorativo dai pannolini alle misteriose morti avvenute nell’azienda familiare avviene all’improvviso. Appare poco incisiva la motivazione dell’apportare online qualcosa di nuovo e interessante, senza aver prima creato un contesto adeguato.
Noi spettatori possiamo fare mille congetture a riguardo. Matthias vuole sicuramente riallacciare il rapporto con il padre e indagare sul suo lavoro può servire a riavvicinarli. Inoltre, lo scopo della sua ricerca riguarda sicuramente l’aumentare il numero di seguaci online e continuare a rimanere qualcuno. Sì, perché di certo dimentica di essere un marito e un padre. Liv intuisce che qualcosa non va e mostra una certa determinazione e forza nell’imporsi alle fantasie del marito, il che la rende il personaggio migliore tra tutti. A Noise mancano le basi per essere definito un buon thriller. Manca di suspense e di tensione e ciò non permette che il pubblico partecipi attivamente alle vicende dei due coniugi.
Buon comparto tecnico, ma…
Il problema di Noise sta tutto nella sceneggiatura, perché a livello tecnico e stilistico se la cava sicuramente meglio. Registicamente qualche buona intuizione fa sì che la paranoia di Matthias venga espressa attraverso inquadrature abbastanza ricercate e distorte, ma per il resto anche qui un po’ di piattume generale non garantisce la creazione di un’atmosfera adeguata. Piatta è anche la fotografia, sempre uguale da inquadratura a inquadratura. Probabilmente ciò che più è stato curato in Noise è il comparto sonoro. Il film è tutto basato sui rumori, prima lievi e quotidiani e poi sempre più fastidiosi e insidiosi nella mente del protagonista. E’ il connubio Matthias-rumori a funzionare a livello stilistico ed espressivo, ma decisamente poca cosa se consideriamo che ciò avviene da un certo punto in poi, quando già il film ha rivelato le sue lacune.
Conclusioni
Noise non funziona, né durante la visione né dopo. Alla fine la sensazione predominante è quella d’aver perso un’ora e mezza del nostro tempo. Come anticipato sopra, probabilmente finirà nel dimenticatoio del catalogo Netflix, perché al genere non ha nulla di nuovo da offrire e noi come pubblico meritiamo decisamente di meglio.