Marco Spagnoli e Stefano Senardi si cimentano con un nuovo documentario, questa volta dedicato al grandissimo Pino Daniele. Pino Daniele – Nero a metà è un documentario evento che sarà presente nelle sale cinematografiche italiane il 4, 5 e 6 gennaio.
Abbiamo avuto la fortuna di intervistare Marco Spagnoli ed ecco cosa ci ha raccontato sul suo ultimo lavoro.
- Dopo il successo di Franco Battiato – La voce del Padrone, premiato come Miglior Documentario ai Nastri d’Argento 2022, hai proseguito, insieme a Stefano Senardi, un altro viaggio nel mondo della musica italiana. Quando è nata l’idea di realizzare un documentario dedicato a Pino Daniele?
L’idea originaria era di realizzare una trilogia su tre album che hanno cambiato la Storia della musica in Italia e – per motivi differenti – hanno segnato tre momenti diversi della vita di tre grandi artisti.
Franco Battiato – La Voce del Padrone, Pino Daniele – Nero a Metà e – speriamo – Fabrizio De André – Le Nuvole costituiscono una sorta di viaggio romantico e sentimentale nella vita e nella carriera di tre grandi musicisti che in maniera tangibile sono ancora qui con noi e che hanno lasciato un’eredità impalpabile eppure tangibile. Tre persone che sono state amiche di Stefano Senardi e con cui questo insolito produttore discografico con l’aria da Rockstar ha anche lavorato in momenti differenti.
In questo senso si tratta di tre progetti diversi tra loro che nascono allo stesso momento, tenendo presente che io e Stefano non ci conoscevamo prima di lavorare insieme e la nostra amicizia è nata sul campo dopo che io ho voluto fare in modo di potere collaborare con lui.
Pino Daniele – Nero a Metà è il momento in cui questo artista capisce di essere diventato Pino Daniele e un po’ come se fosse una sorta di Pino Begins e come il Batman di Nolan il film finisce quando è nata la consapevolezza di avere raggiunto un obiettivo importante: essere Pino Daniele.
- Nel documentario sono presenti interviste effettuate a musicisti che hanno accompagnato Pino Daniele nel corso della sua carriera. Come è stato rapportarsi con gente che ha lavorato con un musicista di quel calibro?
Noi abbiamo tre linee di racconto da questo punto di vista: amici e collaboratori di Pino Daniele; persone che hanno ammirato e o conosciuto Pino e che sono consapevoli della sua eredità artistica su Napoli: da Miriam Candurro allo scultore Lello Esposito, da Viola Ardone a Cristina Donadio, da Piera Montecorvino a Teresa De Sio fino ad arrivare a dei giovani ragazzi che Pino lo hanno conosciuto e amato solo tramite le canzoni che reinterpretano secondo la loro sensibilità. Tutte le interviste sono state intarsiate su un trattamento – sceneggiatura che voleva esplorare gli anni giovanili di Pino, la sua sensibilità rivoluzionaria sia dal punto di vista artistico sia delle cose da dire.
- Nel vostro lavoro avete dato spazio a Napoli. Qual è il tuo rapporto con la città?
Io sono nato a Napoli da una famiglia non napoletana e sebbene sia cresciuto altrove, ho voluto che la città “vera” non la cartolina, lo stereotipo, il posto cool fosse al centro del racconto. Mi interessava che lo spettatore si muovesse all’interno di uno spazio narrativo sublime e miserabile, terreno e celeste che ricorda un po’ le raffigurazioni secentesche della città santa e maledetta; “vergine incinta” come canta la Compagnia di Canto Popolare ne La gatta cenerentola. Una città di contrasti e di contraddizioni sotto il Cielo magnifico e inquietante che da sempre assiste silenzioso, ma non assente sulle vite dei Napoletani. In questi contrasti, in questo conflitto costante tra genio e normalità, tra tradizione e innovazione nasce Pino Daniele, ma nascono anche tanti altri: Massimo Troisi, Mario Martone, Paolo Sorrentino, Maurizio De Giovanni, Viola Ardone, Roberto De Simone, Edoardo e Eugenio Bennato e per guardare al passato Matilde Serao, Tina Pica, Totò, i De Filippo… e ovviamente tutti gli altri che ho dimenticato e che sono presenti come un Pantheon pagano nel tessuto connettivo culturale della città.
- Dopo questo tributo a Pino Daniele e quello a Franco Battiato, avete intenzione di realizzare un nuovo omaggio a qualche altro musicista italiano?
Il nostro prossimo progetto è Fabrizio De André – Le Nuvole. Stiamo lavorando alla parte tecnico pre-produttiva anche se ci piacerebbe, poi, di raccontare le vite e le carriere di Demetrio Stratos, Ivan Graziani e della Nuova Compagnia di Canto Popolare. Speriamo di poterci riuscire perché la parte di acquisizione di diritti e quella produttiva risultano determinanti nel riuscire a realizzare determinati progetti. Io da solo per Minerva Pictures e Rai documentari con la coproduzione di ARTE ho già realizzato Bernardo Bertolucci – La Nostra Magnifica ossessione in uscita nel 2025 così come lo sarà La Scuola Romana con Carlo Verdone, che rappresenta, invece, il terzo capitolo del mio viaggio personale nella comicità italiana dopo Buon Compleanno Massimo Troisi e C’era una volta il Derby club.