Dopo i nefasti eventi generati da Kang il Conquistatore, il Dio dell’inganno Loki (Tom Hiddleston) si trova intrecciato all’interno del Multiverso. La linea temporale “madre” ha subito infinite ramificazioni, e la scelta della TVA di porre fine a queste molteplici realtà risveglia la parte più umana e candida del cuore di Loki, che vede questa scelta come una condanna per milioni di vite. Loki deve inoltre far fronte ai salti temporali, che lo sbalzano senza la propria volontà da una linea all’altra del tempo.
Accompagnato da Mobius (Owen Wilson) e con l’aiuto di un geniale dipendente della TVA di nome Ouroboros (Ke Huy Quan) Loki dovrà cercare di rimettere in ordine i danni e trovare Sylvie (Sophia Di Martino), una delle tante varianti del figlio di Odino.
La seconda stagione di Loki, composta da sei episodi, uscirà su Disney Plus a partire dal giorno 6 ottobre con cadenza settimanale fino all’ultima puntata del 9 novembre.
Loki: un villain che si prende qualche rivincita
Nell’ormai devastato (in tutti i sensi) mondo dell’MCU torna finalmente Loki, una delle poche note dolci degli ultimi due anni di franchise televisivo e cinematografico. Da quanto visto nei primi due episodi, la serie incentrata sul dio asgardiano continua la sua cavalcata trionfale, guardando con un leggero ghigno i resti di quello che è una saga che a momenti sembra agli sgoccioli.
Dopo le dure sconfitte degli ultimi dieci anni, a partire da The Avengers (2012), Loki si riprende la propria rivincita con questa serie, che non solo lo vede come protagonista ma lo trasforma quasi in un eroe. Nonostante i mezzi di convinzione ancora “poco convenzionali”, grazie alle ultime esperienze alla TVA Loki sembra aver scoperto una nuova parte di sé, una parte più benevola, bisognosa di rapporti umani come l’amicizia e l’amore. Mobius e Sylvie sono riusciti far esaltare la parte migliore di Loki, che dopo queste due stagioni risulterà sicuramente un po’ meno odiato e un po’ più amato dai fan della Marvel.
In particolar modo Sylvie è riuscita a tirar fuori un lato di Loki che nessuno conosceva. I due, dopo un iniziale respingimento, hanno pian pian costruito le basi della loro unione e Loki, che non aveva mai prima d’ora mostrato empatia nei confronti di chiunque esterno al suo mondo, sembra aver finalmente trovato qualcuno con cui costruire qualcosa di duraturo, senza mezzi fini o celati piani malvagi.
Lato tecnico e nuovi arrivi
Dalla visione di queste prime puntate sembra che Michael Waldron e company abbiano ancora una volta ben speso l’ingente budget a disposizione (circa 140 milioni di dollari). Le scenografie del palazzo della TVA, le ambientazioni esterne nei meandri dell’universo e le tecnologie che strizzano l’occhio a Doctor Who ci addentrano in un cosmo unico, differente da quello a cui i Marvel Studios ci hanno negli anni abituato. Il comparto tecnico è all’altezza della missione, e diversamente da prodotti come She Hulk o Ms. Marvel la computer grafica va dritta per la sua strada senza scivoloni o rovinose cadute.
La seconda stagione di Loki porta con se un nuovo personaggio: Ouroboros. Fresco fresco di premio Oscar al miglior attore non protagonista per Everything Everywhere All at Once, Ke Huy Quan entra a far parte del grande mondo dei cinecomic Marvel. Il suo personaggio gli calza a pennello, Ouroboros è un timido centenario scienziato della TVA che vive nei piani più bassi dell’azienda, sempre indaffarato a progettare nuovi congegni per la protezione dello spazio-tempo. Non appena arrivano i guai, Loki e Mobius non possono far altro che chiedere aiuto a questo bizzarro e spontaneo scienziato.
In conclusione
Le seconda stagione di Loki sembra viaggiare sull’ottimo tracciato lasciato dai precedenti episodi. Continua l’approfondimento e l’evoluzione su quel personaggio che in tanti hanno odiato nel corso degli anni, ma che grazie a quest’opera sta pian piano trovando la strada per la redenzione. Nonostante questa evoluzione, il fratello di Thor non è affatto snaturato. L’animo nero di Loki è ancora palpabile, così come i sentimenti di vendetta e potere che lo hanno sempre caratterizzato. Difficile togliersi di dosso l’abito del Dio dell’inganno, cucito ormai nella pelle del villain interpretato da Tom Hiddleston.
Ancora un po’ di confusione per quanto riguarda gli aspetti più tecnici del Multiverso e le sue implicazioni, ma vista la fusione che il franchise ha posto in essere tra piccolo e grande schermo, vi è ancora spazio per togliere il punto interrogativo su alcuni aspetti. Rimane comunque sorprendente come uno dei caracter meno brillanti e forti delle precedenti fasi dell’MCU sia ora diventato il faro verso cui guardare per cercare di portare in auge l’universo televisivo dei Marvel Studios che, eccezion fatta per Loki e Wanda Vision, ha regalato poco ai propri spettatori.