L’odore della notte è il film di mezzo di una ideale trilogia realizzata da Claudio Caligari, che comprende Amore Tossico e Non essere cattivo, quest’anno ricorrono i 25 anni dall’uscita al cinema. Ispirato liberamente ad un romanzo dell’autore Dido Sacchettoni dal titolo Le notti di arancia meccanica, il film venne presentato fuori concorso alla 55° edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.
L’odore della notte – il cast
I protagonisti Marco Giallini, Giorgio Tirabassi e Valerio Mastandrea, ricordano l’esperienza con Caligari, scomparso nel 2015, come una delle esperienze più importanti della loro carriera. Soprattutto Mastandrea costruì con il regista un legame molto forte, che lo portò ad impegnarsi come produttore in Non essere cattivo. Nel cast figurano anche Emanuel Bevilacqua ed Elda Alvigni, oltre alla partecipazione straordinaria di Little Tony.
L’odore della notte – la trama
Ambientato nella Roma a cavallo tra gli anni ’70 e i primi anni ’80, L’odore della notte è un noir a forti tinte drammatiche. Remo Guerra (Valerio Mastandrea) è un giovane uomo con due vite: poliziotto – a Torino – di giorno, ladro nella Capitale di notte. Con lui si muove una banda di altri tre membri: Maurizio (Marco Giallini), Marco “Il Rozzo” (Emanuel Bevilacqua), Roberto (Giorgio Tirabassi). Animati da un forte senso di appartenenza al proprio mondo e mossi da un ideale quasi-politico, i quattro passano da piccoli furti nelle case ad avere mire più ambiziose.
È in questo modo che decidono quindi di puntare alle abitazioni dei ceti più abbienti: politici, imprenditori e appartenenti al mondo dello spettacolo. Arrivano così proprio all’abitazione di Little Tony (nei panni di sé stesso). Il film è accompagnato dalla narrazione dello stesso protagonista. Remo abbandona il suo lavoro da poliziotto per dedicarsi alle scorribande del suo gruppo, ormai in un vortice dal quale non riesce in alcun modo a sottrarsi.
L’odore della notte – la recensione
Come scritto in precedenza, L’odore della notte arrivò molto dopo il debutto sul grande schermo di Caligari con Amore Tossico, un film che aveva spaccato la critica, rivalutato in seguito. L’odore della notte ottenne, invece, recensioni più uniformi già al momento dell’uscita. La critica, pur non lesinando alcune critiche, in buona parte riuscì a cogliere l’intento dell’opera: un racconto con forti elementi di carattere sociale. Allo stesso tempo alcuni giornalisti notarono il sarcasmo e l’ironia dell’opera, che conteneva elementi volutamente grotteschi.
Caligari riuscì a realizzare un noir che si prendeva la libertà di prendere in giro il genere stesso a cui apparteneva. La sequenza ambientata nella casa di Little Tony, diventata iconica nel corso del tempo, col cantante costretto a cantare Cuore Matto sotto la minaccia di una pistola, rappresenta in questo senso l’emblema di questa commistione di generi. Sullo stesso piano si pone la scena sui titoli di coda con Remo che imbraccia il fucile e spara verso il pubblico. Si tratta di un omaggio al western di cui Caligari era grande estimatore, ma anche una dichiarazione di intenti. Perché con questo film il regista sembrò voler affermare qualcosa che pur presente anche in Amore Tossico, risultava molto più celato.
L’odore della notte è un film sfacciatamente sporco, con un montaggio dinamico che concorre a rappresentare la frenesia delle scene e della storia stessa. Caligari ha sempre affermato un debito di riconoscenza verso il cinema di Pier Paolo Pasolini, ma con questo film sembra volerne affermare anche il superamento. Le borgate non sono più quelle che il regista di Accattone aveva rappresentato, anche il piccolo criminale agisce in maniera totalmente differente rispetto al passato.
Caligari, inimitato e irripetibile
Claudio Caligari nel corso della sua carriera è riuscito a realizzare solo tre film, ad una distanza di tempo molto importante tra l’uno e l’altro. Se Amore Tossico aveva fatto molto discutere e non venne immediatamente compreso, L’odore della notte e Non essere cattivo hanno subito destato l’attenzione della stampa. Ma nonostante la reazione generalmente positiva al secondo film, sono passati addirittura 17 anni perché Caligari riuscisse a realizzare la chiusura ideale della sua trilogia. Il cinema del regista non è un cinema semplice, non perché questi si sia mai rifugiato in una sua aura autoriale ma per la maniera molto diretta, quasi cruda in cui gli elementi portanti delle sue storie si evidenziano.
All’analisi sociologica di realtà degradate e degradanti però Caligari ha sempre aggiunto una sua caratterizzazione poetica, in questo senso si può interpretare la sua rilettura di Pasolini. Allo stesso tempo appare chiaro che il modo di costruire la narrazione di PPP non potesse accordarsi alla rappresentazione più oscura di Caligari. Gli altri evidenti spunti del suo cinema sono: il noir italiano e, per sua stessa ammissione, il cinema francese. La commistione col cinema francese evidenziata proprio nel film, per cui il regista affermò di essersi ispirato ai ruoli da gangster di Jean Paul Belmondo nella scrittura del personaggio di Remo.
Caligari è stato quindi al netto dei pochi film che ha realizzato uno dei registi più significativi del panorama del cinema italiano. Ciò nonostante vi è stato un certo ostracismo verso di lui. I suoi meriti gli sono stati, infatti, in gran parte riconosciuti dopo la morte.
Nel 2019 è uscito un documentario dal titolo Se c’è un aldilà sono fottuto – Vita e Cinema di Claudio Caligari.