L’immensità di Emanuele Crialese racconta la storia delicata di Adriana, un’adolescente di dodici anni che mette alla prova grandi e piccoli, affinchè riconoscano il suo sentirsi altro dall’essere donna. Il racconto adombra la vita del regista che lascia, per la prima volta, una testimonianza forte di ciò che ha vissuto.
Crialese si dice pronto nel poter narrare i fatti autobiografici sublimandoli con questo film che lascia un segno anche nello spettatore.
L’immesità Trama
Nella Roma anni ’70, Clara e Felice vivono una situazione familiare drammatica. I due non riescono più ad essere una coppia e neanche la presenza dei tre figli sarà motivo di unione. Anzi, la profonda crisi esistenziale di una di loro, Adriana, sarà motivo di vergogna soprattutto del padre che, condizionato dalle critiche e giudizi degli amici, causerà l’esplosione psicologica anche della compagna, sottoposta addirittura ad un ricovero in una clinica. La vita di tutti procede portando cambiamenti in alcuni ed immutabilità in altri.
L’immensità Recensione
L’immensità di Emanuele Crialese è un film che inizia con la protagonista Adriana, impersonificata da Luana Giuliani, che cerca un segno dal cielo. La ragazza, a dispetto da quello che accade su, ascolta la sua interiorità e segue il suo istinto. Vorrebbe essere chiamata Andrea, dal greco antico uomo, ma la madre Clara, Penelope Cruz (Dolor y Gloria), non l’ascolta. Ciò non mina il loro meraviglioso rapporto.
La donna nonostante una certa cautela, non ostacola la figlia che la immagina in bianco e nero al posto di Raffaella Carrà, icona gay conclamata, cantare insieme. I primissimi piani delle attrici confondono per il loro splendore e ci portano a chiedere se la bellezza esteriore sia più o meno importante di quella interiore. Il cinema deve mettere lo spettatore in condizione di chiedersi anche questo. Il cinema deve fare rumore, anche se sottile ed udibile non a tutti perchè deve sostenere i sogni di tutti. Se in Once we were strangers di Crialese, era il sogno americano a realizzarsi nel lontano 1997, adesso, con L’immensità, è il desiderio di altrettante persone a prendere la scena. Si sta come sotto ai riflettori nel L’immensità.
Numerosi sono i plongè, che dall’alto riprendono ciò che accade ed oltre ad un senso di infinità, forniscono una magica ineluttabilità degli eventi. Adriana infatti, al di là dello spazio in cui le è consentito “vivere”, si reca oltre un canneto dove conosce Sara, Penelope Nieto Conti. Si innesca subito un rapporto di complicità, ma soprattutto una forte attrazione. L’eleganza della seduzione è in forte contrasto con l’aridità dell’esistenza che ben si manifesta nel rapporto tra i genitori di Adriana. Risalta ad una prima analisi l’atteggiamento della madre Clara che ricorda la straordinaria Valeria Golino del film Respiro, sempre di Crialese, del 2002. Anche qui, con Grazia, avevamo una madre sofferente per il rapporto morboso e remissivo con il marito.
Clara e Grazia sono due spiriti liberi, ma repressi e condizionati ad essere sconfitte dall’ambiente monotono e benestante in cui sono costrette a vivere. I figli di entrambe partecipano al loro gioco prendendosene cura con estrema e liberatoria confidenza. Straordinarie le inquadrature delle donne sott’acqua. Paiono come riti di purificazione, come un eterno ritorno uterino, come scoperta di un nuovomondo.
Intervista a Penelope Nieto Conti
Una breve intervista a Penelope Nieto Conti, attrice per la prima volta nel film L’immensità di Emanuele Crialese.
Allora Penelope. Parlaci un pò di te.
Penelope Nieto Conti: “Ciao, sono Penelope e a novembre compio 14 anni. Con Emanuele è stata la mia prima esperienza in assoluto nel cinema. Non sono mai stata neanche comparsa“.
Cosa ti piace del tuo ruolo? Tu nel film sei Sara.
Penelope Nieto Conti: “Del mio ruolo mi piace il fatto che in parte mi descrive, in particolar modo la mia personalità. Inoltre mi piace il fatto che sia molto poetico e un pò misterioso“.
Cosa è stato per te Emanuele Crialese?
Penelope Nieto Conti: “Crialese è stato per me un angelo custode. Per ogni cosa ci tranquillizzava e ci diceva come fare perchè è davvero tanto sensibile e la sua sensibilità ti fa sentire al sicuro“.
Di cosa parla, per te, il film?
Penelope Nieto Conti: “Non ho interpretato il film in un mio modo preciso. Adriana si sente un ragazzino, Andrea, e vive in una famiglia un pò complicata”.
Sara ed Adriana si amano. Cosa è per te l’amore?
Penelope Nieto Conti: “L’amore è per me qualcosa di speciale che può nascere tra due o più persone però, oltre ad essere una emozione forte, è anche un’emozione che a volte fa star male“.
Questo film parla di amore?
Penelope Nieto Conti: “Questo film parla tanto di amore, tra Sara e Adriana, tra Clara e i suoi figli, tra i fratelli..“
Quali difficoltà hai avuto nell’interpretare Sara, se ne hai avute?
Penelope Nieto Conti: “Non è stato difficile perchè è un personaggio semplice e bello. Difficile è stato rappresentare la sua spensieratezza verso le cose e le persone“.
Cosa vuoi fare da grande?
Penelope Nieto Conti: “Da grande spero di continuare in questo percorso e mi auguro di riuscirci“.
Ti piacerebbe lavorare ancora con Emanuele Crialese?
Penelope Nieto Conti: “Mi piacerebbe lavorare ancora con Emanuele, soprattutto adesso che abbiamo legato così tanto“.
Hai un film preferito?
Penelope Nieto Conti: “Non ho film preferiti, mi piace di tutto, dai film romantici all’horror ai film d’azione!“
Grazie Penelope.
Penelope Nieto Conti: “Grazie a voi”.
Intervista a cura di Veronica Pacifico per MovieMag.