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Lidia Poët 2: un concentrato di spregiudicatezza e carisma

Da poco più di una settimana è uscita su Netflix (e non solo) la seconda stagione di La Legge di Lidia Poët, la serie ispirata alla storia della prima avvocata italiana. La prima stagione aveva coinvolto il pubblico e la seconda sembra essere riuscita a mantenere il passo.

Trama

Avevamo lasciato Lidia indecisa se partire per l’America ed esercitare lì o se rimanere in Italia dove è stata radiata dall’albo degli avvocati perché donna. All’inizio di questa seconda stagione scopriamo che ha deciso di rimanere a Torino lavorando come assistente del fratello. Ce la ricordavamo inoltre innamorata di Jacopo (cognato di suo fratello) e invece scopriamo che nel frattempo i due si sono lasciati dopo che Jacopo le aveva chiesto di sposarsi e lei aveva rifiutato. Lidia quindi deve ricominciare: un nuovo ruolo, nuovi delitti, nuovi amori e la stessa tempra di sempre. L’uomo che stavolta arriva a scombinare gli equilibri è il nuovo procuratore, Fourneau, affascinante e malato che, ammirato dal talento di Lidia, la tratta come una sua pari. Tra scandali politici, scelte familiari inattese e continue indagini, l’avvocata si ritrova divisa di nuovo tra due uomini. Alla fine sembra scegliere Fourneau, ma sarà davvero così?

Lidia Poët 2

Lidia Poët 2 – Recensione

La Legge di Lidia Poët 2 è, come la prima, scorrevole, immediata, mai noiosa. È una serie scritta con intelligenza che descrive delitti semplici ma mai banali, ben costruiti e d’effetto. La regia, che si alterna tra Matteo Rovere e Letizia Lamartire, ci regala una Torino accogliente, piena di colori ad alta saturazione che colpiscono l’occhio dello spettatore e rendono perfettamente lo stile sincero e vivace della serie e dei suoi personaggi. Lidia Poët, con le sue scelte e le sue idee, si dimostra un’eroina femminista che tutto può e nulla deve. Tale rappresentazione forse può anche infastidire ma la verità è che un personaggio del genere non può che giovare alla visione che le giovani donne hanno di se stesse. Se Bridgerton fa innamorare dell’amore, Lidia Poët fa innamorare della libertà.

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Qualcuno aveva criticato la serie durante la prima stagione per l’eccessiva leggerezza, scambiata per superficialità, con cui vengono affrontati temi delicati come, per l’appunto, i diritti delle donne. Lidia infatti porta avanti la battaglia, stavolta anche in politica, per la parità tra uomo e donna in ambito lavorativo e sociale. La sua leggerezza, il sarcasmo e la ben dosata comicità che attraversano le vicende sono però proprio ciò che rendono questa serie efficace. Del resto anche Victor Hugo diceva che “la libertà comincia dall’ironia”, e allora ben vengano i prodotti che provocando una risata sanno far riflettere.

«Non trovo niente di ammirevole in una donna che vuole vivere come un uomo.»            «No, non come un uomo. Mi basterebbe da donna libera.»

Cast

Ah, che bel cast! Matilda De Angelis (Rapiniamo il duce) veste splendidamente i panni di Lidia Poët donandole un carisma senza eguali. Questo personaggio senza la sua interpretazione probabilmente sarebbe stato meno interessante di quanto lo è ora. La complicità che la lega a Pier Luigi Pasino, interprete (a sua volta impeccabile) del fratello Enrico, permettono la messa in scena di una coppia, anzi di un team perfetto. Il loro rapporto, evolutosi e diventato estremamente tenero, mantiene viva l’attenzione di chi guarda attraverso battute pungenti e gesti affettuosi. A dimostrazione del loro legame anche fuori dal set, i due attori (nella vita anche cantanti) hanno creato una canzone insieme proprio riguardo la serie: Lidia.

Gli spasimanti di Lidia (Jacopo e Fourneau) sono interpretati da altri due uomini molto amati, rispettivamente Eduardo Scarpetta e Gianmarco Saurino. I ruoli calzano a pennello ai due attori: il primo spavaldo, sicuro di sé e disperatamente innamorato, il secondo misterioso, riservato e sorprendentemente passionale. Oltretutto Eduardo Scarpetta in questa parte riesce a tirare fuori tutta la sua spiccata vena ironica, frutto probabilmente di un’eredità di famiglia! Infine ritroviamo anche qui Paolo Briguglia. L’attore interpreta il senatore Cravero e dimostra ancora una volta la sua enorme capacità di spaziare; solo quest’anno lo abbiamo già visto ne I Leoni di Sicilia, I fratelli Corsaro e Brennero.

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Lidia Poët avrà una terza stagione?

Il finale lascia dei punti in sospeso, ma soprattutto fa porre una domanda: “Cosa farà ora?” Si è capito, Lidia Poët è imprevedibile e la grinta del suo sguardo alla fine dell’ultimo episodio accresce la curiosità. Del resto sia la sua vita professionale che quella privata sono di nuovo ad un punto di svolta. Enrico è stato eletto in parlamento e andrà a Roma, Lidia quindi rimarrà a Torino a gestire da sola lo studio? Inoltre ha detto addio a Jacopo, anche lui in partenza per Roma, ma sarà definitivo? Fourneau nel frattempo, spinto dai sentimenti per Lidia, si è deciso a operarsi per curare la sua malattia. Come andrà l’operazione? Insomma tra domande ancora aperte, intrighi amorosi seducenti e la lotta per una legge che deve essere approvata, una terza stagione appare necessaria e inevitabile. La Legge di Lidia Poët intrattiene e diverte inserendosi con scioltezza tra le serie pop che non devono giustificarsi di nulla, tantomeno del loro successo.

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

La seconda stagione di Lidia Poët mantiene un buon livello, intrattiene il pubblico con leggerezza e intelligenza attraverso un cast coeso e talentuoso.
Sveva Serra
Sveva Serra
Classe 2004, metà napoletana e metà romana, credo nel potere delle parole e dell'onestà. Il cinema mi insegna sempre qualcosa e io non voglio far altro che imparare.

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