Ci sono alcuni registi i cui film sbancano il botteghino e ottengono ambitissimi premi. Eppure non amano stare sotto i riflettori e preferiscono mantenere un certo riserbo. Questo è il caso del cineasta australiano Peter Weir il cui nome non è poi così noto sebbene abbia realizzato opere cinematografiche di grande prestigio. Peter Weir, all’inizio della sua carriera, gira una pellicola controversa e densa di mistero come Picnic ad Hanging Rock (1975). All’inizio degli anni Ottanta, arriva negli Stati Uniti, lavora all’interno dell’industria cinematografica hollywoodiana, si affida al cinema di genere eppure in tutte le sue opere sono riconoscibili tracce di autorialità. Tra i titoli più noti: Witness – Il testimone (1985), Mosquito Coast (1986) e The Truman Show (1998) che vede uno straordinario Jim Carrey alle prese, per la prima volta, con un ruolo drammatico. C’è però un film che più di ogni altro è legato al nome di Peter Weir: L’attimo fuggente (Dead Poets Society).
Girato in appena due mesi, quando debuttò, nel lontano 1989, nessuno probabilmente credeva che in breve tempo il film potesse incassare centinaia di milioni di dollari e diventare il quinto film più visto dell’anno. Acclamato anche dalla critica, L’attimo fuggente ottenne ben quattro candidature agli Oscar e vinse quello per la miglior sceneggiatura. Ricevette premi importanti anche in Europa e presto divenne un vero e proprio cult.
Ambientato in un rigoroso collegio maschile del Vermont, alle soglie degli anni Sessanta, il film si apre con la sfarzosa cerimonia d’apertura del nuovo anno scolastico, durante la quale vengono ribaditi i quattro pilastri educativi su cui la prestigiosa Welton Academy si fonda: tradizione, onore, disciplina ed eccellenza. Ai giovani studenti, tutti di buona famiglia ed il cui futuro pare già segnato dalle ambizioni dei genitori, non rimane che sottostare alle rigide ed obsolete norme del collegio. Arriva però John Keating, il nuovo insegnante di letteratura inglese (ex studente della scuola) che con il suo metodo d’insegnamento sopra le righe stravolge i principi conservatori del college e le vite dei suoi studenti ai quali fa comprendere la bellezza della poesia e il potere rivoluzionario della parola. Recitando i versi delle poesie di Frost, Thoreau e di Walt Whitman, John Keating esorta i suoi allievi a trovare la loro identità, ad assecondare i propri sogni oltre ogni ostacolo e ogni conformismo: “Molti uomini hanno vita di quieta disperazione: non vi rassegnate a questo, non affogate nella pigrizia mentale, guardatevi intorno. Osate cambiare, cercate nuove strade”.
L’entusiasmo per l’arte poetica contagia i giovani alunni, consapevoli ora che la poesia ha poco a che fare con la sterile lettura di versi su qualche antologia. La poesia è gioia, struggimento, tormento, è libertà e possibilità di esprimere la parte più autentica di sé. Alcuni studenti ricostituiscono la setta dei poeti estinti della quale anche John Keating da giovane faceva parte. Di notte, lontano dai divieti del college, all’interno di una caverna nel bosco, i ragazzi s’incontrano per leggere poesie e manifestare liberamente i propri pensieri. Uno di loro, Neil Perry (Robert Sean Leonard) decide di assecondare il suo sogno, quello di diventare un attore. Il padre lo ostacola in ogni modo e al giovane non rimane che compiere un gesto estremo. Il professor Keating ne sarà ritenuto responsabile e verrà espulso dal college.
Nel commovente epilogo, Keating abbandonerà il college, non prima però di aver compreso che i suoi insegnamenti non sono stati vani. Il merito e l’enorme successo de L’attimo fuggente sta nell’aver affrontato tematiche importanti quali la libertà, l’affermazione dell’individuo, la caducità del tempo che passa e la conseguente necessità di cogliere l’attimo. E’ attraverso i versi di Orazio, ed il suo noto carpe diem che John Keating esorta i suoi allievi ad assaporare ogni istante della loro vita. Una parte della critica, fortunatamente una piccola parte, ha accusato il film di contenere una retorica eccessiva. In realtà L’attimo fuggente è una pellicola piuttosto controversa poiché c’è una sorta di lacerazione che sembra riguardare ogni aspetto del film; che lo rende più cupo e drammatico di quanto apparentemente non sembri. Da una parte ci sono le costrizioni dell’accademia, i rigidi e severi professori del college che vedono con scetticismo i metodi d’insegnamento di John Keating, dall’altra l’anticonformismo e la dirompente vitalità del professore. Anche ai luoghi sembra appartenere la stessa frattura: da un lato l’oppressione degli spazi chiusi del collegio con le sue stanze vuote ed oscure dall’altra la libertà legata ai luoghi aperti, come la caverna del bosco, nella quale i giovani possono esprimersi liberamente. Anche i personaggi sembrano presentare una sorta di crepa a cui non sono in grado di porre rimedio: il giovane Neil pur desiderando fermamente di diventare un attore non è in grado di imporre tale desiderio ai suoi genitori. Lo stesso professor John Keating appartiene da un lato all’ordine costituito dall’altro è un anticonformista e liberale, portatore di idee innovative e rivoluzionarie.
Il personaggio di John Keating è diventato una delle figure iconiche della storia del cinema, probabilmente anche grazie alla meravigliosa interpretazione di Robin Williams. Candidato come miglior attore protagonista non si aggiudicò l’Oscar. Lo vinse nel 1998 per l’interpretazione dello psichiatra nel film di Gus Van Sant Will Hunting genio ribelle. I più maliziosi sostennero che l’Academy voleva farsi perdonare dall’attore per non averlo premiato prima. Sono tanti i ruoli indimenticabili che Robin Williams ha interpretato durante la sua carriera eppure tra questi quello del professor John Keating è quello più memorabile. Quando l’attore morì, infatti, 5 anni fa, la maggior parte dei giornali lo salutò chiamandolo come gli studenti de L’attimo fuggente chiamavano il loro professore: “O Capitano! Mio Capitano!“
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