Nel 2013 il regista tunisino Abdellatif Kechiche, l’autore di Cous cous e Venere nera, dirige La vita di Adele, un imperdibile film drammatico liberamente ispirato al fumetto di Jul’Maroh, Il blu è un colore caldo, e incentrato sulle vicende sentimentali di due giovani ragazze, protagoniste di un’intensa storia d’amore. Il film uscì con il divieto ai minori per la presenza di “diversi contenuti sessuali” e ricevette non poche critiche per le numerose scene erotiche, considerate eccessive e troppo esplicite anche dalla stessa Jul’Maroh che definì la pellicola distante dallo spirito del fumetto. Ma, nonostante le polemiche, La vita di Adele riscuote un certo successo di pubblico e critica, aggiudicandosi la Palma d’oro al Festival di Cannes dov’è stato presentato, soprattutto grazie all’interpretazione magistrale delle due protagoniste, le bellissime Adèle Exarchopoulos e Lèa Seydoux, premiate anche loro nella stessa occasione.
Tra gli interpreti principali oltre alle già citate attrici ricordiamo anche Salim Kechiouche, Aurèlien Recoing e Catherine Salèe.
La vita di Adele – La trama
Adèle è una ragazza semplice e genuina, sogna di fare l’insegnante e come tutti gli adolescenti ha l’ansia di crescere. La sua vita di liceale prosegue senza troppe difficoltà, tra corsi di letteratura, ai quali partecipa sempre con grande piacere, le uscite con gli amici e le prime esperienze sentimentali. Ha da poco conosciuto Thomas, un ragazzo tenero e a tratti impacciato, con il quale inizia un’assidua frequentazione che tuttavia non sfocerà mai in un sentimento sincero e profondo. Adèle avverte infatti la sensazione che le stia sfuggendo qualcosa per comprendere a fondo se stessa, si sente incompleta e in preda ad una smania che si acquieterà solo in seguito all’incontro con Emma, un’affascinante ragazza dai capelli blu più grande di lei, della quale si innamora perdutamente. Tra le due nasce una relazione intensa e passionale che tuttavia comincerà ad incrinarsi appena saranno evidenti le loro differenze culturali.
L’amore come elemento cardine del percorso di crescita
La vita di Adèle si presenta innanzitutto come un intimo racconto di formazione, in cui la parabola esistenziale della protagonista viene delineata nelle sue tappe principali a partire dall’adolescenza, intesa come il tempo dell’innocenza e delle vane speranze, fino all’età adulta e alla consapevolezza del sé. Un momento cruciale nella sua vita è rappresentato dall’incontro fatale con l’affascinante e disinibita Emma che la inizierà ai misteri dell’eros facendole scoprire le dolci e crudeli regole dell’amore, secondo le quali chi si concede all’altro incondizionatamente e privo di difese è destinato alla sofferenza e alla solitudine.
La vita di Adele: capitoli 1 e 2
La narrazione procede per salti temporali e si articola in due blocchi autonomi. La prima parte del film (capitolo 1) è dedicata alla descrizione del loro primo incontro: Adèle è ancora una liceale e con la spensieratezza tipica degli adolescenti si abbandona ai suoi sentimenti per Emma che tuttavia non ha il coraggio di rivelare ai suoi genitori, né ai compagni di scuola. Nel secondo blocco narrativo (capitolo 2) si analizza invece il rapporto tra le due ragazze sempre più minacciato dalle loro diverse origini sociali. La passione travolgente, che si esprime in un erotismo estremo e conturbante con lunghe e impudenti scene di sesso, è destinata infatti ad affievolirsi progressivamente in seguito all’emergere di un profondo e incolmabile divario fra le due ragazze.
Un’analisi attenta sui rapporti di coppia
Adèle proviene da una famiglia di proletari, non ha molti interessi oltre alla lettura e la sua ambizione più grande è quella di diventare maestra delle elementari. Emma appartiene ad una famiglia borghese, se ne intende di filosofia e dopo le belle arti proseguirà la sua carriera di pittrice. La distanza che si viene a creare tra le due sembra divorare a poco a poco l’amore puro e incontaminato che un tempo le univa conducendole in un vortice di bugie e incomprensioni. Ed è a questo punto che il film perde i suoi connotati iniziali, passando da racconto di formazione a indagine sentimentale volta a comprendere le ragioni che determinano la fine di una relazione. Kechiche supera quindi il tema dell’omosessualità e della scoperta del sé per approdare ad una riflessione più profonda sui rapporti di coppia e sul senso di solitudine che accompagna i vinti dall’amore.
La vita di Adele, in conclusione
Kechiche guida lo spettatore in una dimensione intima e personale per raccontarci una storia d’amore piena di passione. La macchina da presa entra di nascosto nella vita delle due protagoniste per rubare attimi di non trascurabile felicità e consegnarli ad una riflessione più ampia sui rapporti interpersonali. La narrazione de La vita di Adele segue un ritmo naturale ed è scandita da numerose scene erotiche riprese con una certa insistenza da parte del regista tanto da suscitare non poche critiche da parte dei più moralisti. Eppure il modo in cui i due corpi femminili si riconoscono e ritrovano nella loro unione l’armonia delle parti appare non solo funzionale alla trama ma regala al suo pubblico momenti di grande intensità.