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La meravigliosa storia di Henry Sugar di Wes Anderson

Proiettato in anteprima mondiale alla 80ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, La meravigliosa storia di Henry Sugar è tratto dallo scritto di Roald Dahl Un gioco per ragazzi e altre storie. Il regista Wes Anderson riprende in mano dopo sette anni la tecnica del cortometraggio e con solamente 37 minuti prova (invano) ad immergerci nel meraviglioso ma, forse troppo complesso per una così breve durata, mondo di Henry Sugar.

La meravigliosa storia di Henry Sugar sarà distribuito da Netflix e approderà in piattaforma il giorno 27 settembre.

La meravigliosa storia di Henry Sugar: trama

Direttamente dalla bocca di Roald Dahl (Ralph Fiennes) viene raccontata la storia del giocatore d’azzardo Henry Sugar (Benedict Cumberbatch). La vita di Sugar cambia quando scopre l’esistenza di Imdad Khan (Ben Kinglesy) un uomo proveniente dall’India in grado di vedere pur con gli occhi completamente bendati. Una dote eccezionale che Sugar, viste le sue “attività”, vuole apprendere in men che non si dica. Un metodo all’apparenza semplice per poter barare ai tavoli di casinò e poter così fare una vera e propria fortuna.

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Benedict Cumberbatch

La meravigliosa storia di Henry Sugar: recensione

Dopo aver presentato Asteroid City a Cannes 76, Wes Anderson fa la “doppietta festival” con La meravigliosa storia di Henry Sugar. Dopo la prima a Venezia 80, dove il regista ha ricevuto un importante premio alla carriera, è seguita una lunga standing ovation. Passati però gli iniziali entusiasmi, ci si rende subito conto di quelle che sono le mancanze del cortometraggio.

Il principale problema dell’opera sta proprio nella sua natura intrinseca. Il punto di forza di Wes Anderson è sempre stato quello di modellare i propri personaggi a immagine e somiglianza con il mondo stravagante dentro al quale essi vivono. La famiglia Tenenbaum, Mr Fox, Monsieur Gustave H e Steve Zissou: questi “figli” di Anderson sono l’anima dei film che li vede protagonisti. Ma se nei precedenti lavori i personaggi principali erano il fuoco che alimentava il caldo spirito di un mondo, visivamente immersivo e geometrico, La meravigliosa storia di Henry Sugar manca completamente di spirito, e deve i suoi piccoli sospiri a delle scenografie mobili di impronta teatrale e ad un estetica umoristica. La regia funziona a tratti, si vede l’impronta dell’autore, ma allo stesso tempo durante l’intera visione ci si continua a chiedere cosa effettivamente manchi. Perchè Anderson a parte, è chiaro fin da subito che al (poco) meraviglioso mondo di Henry Sugar manca di quel magnetismo e quella magia che sono da sempre la mano vincente del regista.

I colori pastello e le inquadrature “andersiane” non colmano però i vuoti lasciati da una scrittura che non cattura. Forse è colpa del basso minutaggio, che l’autore probabilmente non ha saputo ben gestire cadendo in un susseguirsi di brevi sequenze narrativamente flebili e di poco conto.

la meravigliosa storia di Henry Sugar
Un immagine tratta dal film

Tanti, anzi troppi grandi nomi

La meravigliosa storia di Henry Sugar ha cercato di compensare le mancanze di scrittura con un cast di premi Oscar e grandi star, senza però riuscirvi. Molti di questi, sono infatti delle semplici comparse, la cui presenza sullo schermo è ridotta a pochi minuti. Certo, il cortometraggio in fin dei conti è un breve racconto, ma questo non vuol dire che i soggetti che ruotano all’interno di quell’universo debbano essere così poco incisivi, delle belle figurine delle quali ci si dimentica appena calato il sipario. La storia del cinema è piena di caracter di corti entrati nel cuore e nell’immaginario di tutti. Un minor numero di comparse e un maggior focus su Henry Sugar avrebbero sicuramente giovato allo spirito della pellicola.

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I grandi nomi attirano sicuramente una maggior fetta di pubblico, ormai sempre più interessato a chi partecipa all’opera rispetto all’autore che la mette in piedi, ma questi non possono certo essere la “spina dorsale” di uno sceneggiato, il quale deve servirsi del reparto attoriale come mezzo per raccontare e affrontare tematiche ben più grandi e rilevanti.

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Dev Patel, Ben Kigsley e Richard Ayoade in un fotogramma de La meravigliosa storia di Henry Sugar

In conclusione

La meravigliosa storia di Henry Sugar sarà anche meravigliosa ma non è stata così meravigliosamente rappresentata. Il film vive di sola estetica e va in direzione opposta a quanto Wes Anderson ci aveva abituati. In questa breve opera i personaggi parlano tanto, e velocemente, ma dicono poco. Dicono poco su loro stessi, su gli altri, e sul mondo che li circonda.

Con tutti questi grandi attori Wes Anderson punta sicuramente alla statuetta degli Oscar al miglior cortometraggio, ed è anche probabile che vinca questa scommessa. Resta però l’amaro in bocca per non aver sfruttato una storia che quando si è saputo sarebbe stata diretta dal regista di Grand Budapest Hotel, sembrava essere la scelta più azzeccata. E’ comunque probabile che Netflix faccia dei buoni numeri con La meravigliosa storia di Henry Sugar, prodotto pensato proprio per arrivare direttamente in piattaforma dopo una brevissima sosta nei soli cinema statunitensi.

La meravigliosa storia di Henry Sugar: trailer

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Il meraviglioso mondo di Henry Sugar non lascia alcun segno. Poca satira, poche atmosfere e personaggi abbozzati: questi sono i tratti del corto di Wes Anderson.
Davide Secchi T.
Davide Secchi T.
Cresciuto a pane e cinema, il mio amore per la settima arte è negli anni diventato sempre più grande e oltre a donarmi grandissime emozioni mi ha accompagnato nella mia maturazione personale. Orson Welles, Ingmar Bergman, Akira Kurosawa e Federico Fellini sono gli autori che mi hanno avvicinato a questo mondo meraviglioso.

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