La cena perfetta, ovvero storia di un riscatto criminale in salsa culinaria, apologo della riscossa degli sconfitti simpatici e degli sconfitti antipatici al loro secondo giro di boa, esempio del potere rinascimentale della cucina capace di far resuscitare memorie mai abbastanza dimenticate e con esse la parte più sana ed umana che abita l’uomo.
Commedia fresca e godibile, che sposa la scia di una delinquenza topica con la filosofia visiva e sensoriale del cibo nel suo “farsi”, La cena perfetta, dopo brevissima uscita sul grande schermo, è al momento disponibile su Prime Video. Diretta da Davide Minnella, regista ed autore televisivo agli esordi con questo genere cinematografico, il film, pluricandidato ai Nastri d’argento 2022, ha dalla sua una gittata pulita, tradizionale e più buona del reale che riesce a catturare lo spettatore con genuina semplicità, grazie alla sua fiaba ben assestata e rivelatrice di carattere.
La cena perfetta – Trama
Carmine (Salvatore Esposito) è un camorrista che non riesce ad essere un camorrista, perché troppo buono. Preso sotto l’ala protettiva del boss Pasquale detto “Scimitarra” (Gianfranco Gallo), il quale deve la sua vita al padre del giovane, spreca la sua “occasione” poichè una sera non preme il grilletto contro un amico d’infanzia, colpevole di aver commesso un grave sgarro contro il clan.
Il boss, per punirlo, lo spedisce a Roma, a gestire un anonimo ristorante-non ristorante dove il suo unico compito è riciclare pacchi di denaro che arrivano sistematicamente da Napoli. Qui incontra Consuelo (Greta Scarano), di origine argentina, ex-chef del locale ora “rilevato” dai camorristi, con un carattere difficile ed il sogno inscalfibile di dirigere un ristorante perfetto, di alta cucina, con almeno una stella Michelin in curriculum.
Carmine la ingaggia, Consuelo non è di pasta morbida, ma i due apparenti nemici imparano a collaborare, diventando più che colleghi; così l’impresa riesce: ri-nasce il “Picchio blu”, raffinato e lussuoso locale per palati fini, che riscuote consenso tra i gusti degli avventori e le opinioni della critica. Eppure i conti per mantenere un ristorante stellato sono salatissimi; il denaro investito è quello degli affari sporchi della camorra e quando il boss lo viene a sapere, l’incredibile sogno di Carmine e Consuelo rischia di sgretolarsi nel sangue.
La cena perfetta – Recensione
L’anima buona di Salvatore Esposito, la sua sensibilità verso la scena, il suo contributo autoriale (è tra gli sceneggiatori del film), la sua grande capacità di ascolto sono ingredienti fondamentali e decisivi in questa favola di fornelli e pistole che trasporta i vicoli di Gomorra, dentro gli impiattamenti di un Masterchef d’altissimo bordo, muovendosi in modo dolce nella sua pur poca verosimiglianza.
Minnella lascia sperare nella storia di due rifiutati, estroverso lui, introversa lei, geniali in modi opposti e contraddittori, carichi di errori che li assillano, li rendono imperfetti e bisognosi l’uno dell’altro, come se fossero uno il veleno e l’altro l’antidoto, a seconda della fase del film. Uno stigma di redenzione li caratterizza e ne mina i passi, facendoli incrociare senza rimedio.
La camorra de La cena perfetta è presente, ma non sbandierata nel suo inutile e dannoso folklore, mentre la finezza ed il rigore della disciplina culinaria sono trasformate cronicamente in azione/reazione, con lunghe panoramiche su piatti meravigliosi, accostamenti non prevedibili e perle dal passato che salvano ed irrobustiscono il carattere di chi li cucina scaldando il palato dei più nostalgici. Non a casa tutto il cibo inquadrato è opera di una vera chef che risponde al nome di Cristina Bowerman.
Carmine e Consuelo sono protagonisti deviati, senza genitori, cresciuti nel ricordo di chi non c’è più, o nell’assenza di chi avrebbe dovuto esserci: due tavole macchiate che anelano a tornare bianche e si ritrovano a dover prendere il treno della vita, o meglio ad inventarselo un treno della vita, contando sulle proprie forze. Forze che mai ha potuto esprimere Carmine, capace di cucinare in modo memorabile solo tre piatti insegnatigli dalla nonna, e forze di Consuelo, mai sentitasi a casa da nessuna parte, perché una casa propria non l’ha mai avuta, chiusa nel suo cuore di ghiaccio e standard altissimi, aggressiva per timore di fallire ancora.
Un orso dal gran cuore che si getta a capofitto nelle sfide ed una tigre ferita, inflessibile inseguitrice della propria utopia: entrambi in lotta per ripulirsi da strade ed esperienze sbagliate, in un sogno più grande di loro del quale intuiamo la fatica senza vederla raccontata. Carmine e Consuelo sono innamorati reciprocamente di cose opposte, la famiglia e la solitudine, la condivisione ed il successo, entrambi salvati dalla magia di ciò che accade dietro il bancone di una cucina.
Così il cibo diventa linguaggio di pace, codice di recupero di un calore lontano da noi, che pur un tempo c’è stato, memoria del bene perché di bene altrui La cena perfetta è pieno. Il padre di Carmine che si sacrifica prendendo la pallottola destinata al boss; il proiettile non sparato per salvare l’amico d’infanzia traditore del clan; il denaro deviato dal riciclaggio su un’impresa di ristorazione in grande stile per aiutare una donna talentuosa e non fortunata e contemporaneamente dare a se stesso una nuova chance, la cura verso la brigata del nuovo e vecchio personale di sala che diventa famiglia; lo sforzo di salvare un boss spietato che è stato padre negli anni più fragili; la volontà di preservare dal veleno della camorra un gioiello nato e cresciuto con il sudore buono di fronti amate ed oneste.
Ce n’è per raccontare una favola e di fatto La cena perfetta questo fa ed è: con tono ironico e ritmo ben scandito, struttura classica ma godibile, in armonico ed inedito equilibrio tra pentole e scagnozzi armati, tra Napoli e Roma entrambe assolate, eleganti, che sembrano invitare a non desistere, a non rinunciare alla bellezza.
La cena perfetta – Cast
Salvatore Esposito è sicuramente l’interprete che catalizza gli sguardi del pubblico: la sua organicità è disarmante, sempre efficace, una chiave di volta che innesta senso aggiunto e spessore umano ad ogni singola scena. Il boss Pasquale ha le doti indiscutibili di Gianfranco Gallo, capace di passare dalla durezza alla commozione con altrettanta speciale sincerità.
Greta Scarano resta sopra le righe, chiusa in un’ostinazione un po’ troppo poco credibile, una sorta di antipatica per copione, un fumetto che si lascia poco amare; Gianluca Fru utilizza il phisique da comico e la calata napoletana per fornire ottima spalla a carmine, suo compagno di avventure capitatogli in sorte.
La cena perfetta racconta di quanto una nuova vita sia possibile anche per chi sembra destinato a non averla, della forza di una seconda possibilità andata buon fine, capace di neutralizzare la parte meno vittoriosa o “sbagliata” di mondo in cui capita di nascere.