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La casa: recensione del remake di Fede Álvarez

Nel 2013 uscì nei cinema La casa (in originale Evil Dead) diretto da Fede Álvarez, remake dell’omonimo cult del 1981 di Sam Raimi.

La casa: il classico del 1981

La casa di Raimi diede inizio ad un vero e proprio franchise sui generis. Il film ebbe due sequel, La casa 2 e L’armata delle tenebre e successivamente la storia proseguì sul piccolo schermo, con la serie televisiva Ash vs Evil Dead. A metà tra l’horror e il film demenziale, questo franchise è diventato negli anni un cult per gli appassionati. Al momento è in produzione un quarto film, Army of darkness 2.

La casa
La casa (1981) di Sam Raimi

La casa: trama

Similmente al film di Raimi, il remake di Fede Álvarez racconta di quattro ragazzi che si ritrovano a passare qualche giorno in una casa sperduta nel bosco. Accidentalmente liberano una forza maligna che si impossessa di una di loro, con l’intento di uccidere anche gli altri. Inizia così uno scontro feroce contro questo misterioso avversario.

La casa: recensione

Senza cadere nel classico errore di molti remake, La casa del 2013 si distacca quanto basta dal film di Raimi, diventando un’opera a sé, evitando quindi un confronto impietoso con l’opera da cui prende spunto.

Il film di Álvarez riprende il soggetto alla base del cult di Raimi, cambiandone tuttavia i personaggi, tant’è che l’iconico Ash (Bruce Campbell) è qui sostituito da Mia (Jane Levy), una più tradizionale final girl che si ritrova a confrontarsi con la minaccia demoniaca alla fine del film. Ad ogni modo il film si rifà in molte parti all’opera originale, con trovate narrative e visive molto vicine alla pellicola del 1981.

La casa

È proprio questo l’aspetto più convincente del film di Álvarez. La cura per l’aspetto visivo del film è veramente notevole e immerge lo spettatore nel contesto terrificante che vivono i protagonisti. Sono numerose le scene orrorifiche e splatter, la macchina da presa indugia sul sangue e sull’orrore, regalando momenti veramente d’impatto per quanto riguarda la messa in scena.

Ancora più rilevante è il modo in cui Álvarez mette in scena l’origine della paura. In questo film il maligno non è una presenza che aleggia, ma qualcosa di concreto, che si muove e agisce – decisamente riuscite le inquadrature in soggettiva in cui il demone “corre” tra gli alberi del bosco.

Rifacendosi ad altri modelli del cinema horror, partendo dalla Samara di The Ring, fino alla possessione di Regan in L’esorcista, il film è convincente nel mostrarci le tracce materiali del male che aleggia sulla casa in cui si trovano i nostri protagonisti. Già il terrificante prologo evidenzia l’attenzione che questo regista mostra per la materialità della scena, attenzione che ritornerà per tutto il film, fino all’avvincente finale, dai toni più che mai apocalittici.

La casa

Il più grande difetto del film, però, è la poca cura nel costruire i personaggi. Dei quattro protagonisti, nessuno di loro ha alcun tipo di approfondimento e la loro sorte, per quanto d’impatto, non ha lo stesso coinvolgimento che avrebbe se lo spettatore sapesse qualcosa di più di loro. Ma il vero problema è che sono personaggi intercambiabili, nessuno di loro ha un qualche carattere così personale da risultare memorabile o, quantomeno, interessante.

L’interpretazione di alcuni di loro non aiuta a compensare i limiti della scrittura. A ben vedere, la scrittura di questo film mostra i propri limiti proprio quando deve raccontare i personaggi e le relazioni tra di loro.

Tra situazioni inverosimili e momenti alquanto superficiali, il racconto dei personaggi è il tallone d’Achille di questo film.

Al contrario, quando si tratta di narrare l’orrore e la manifestazione del male, la scrittura del film regala momenti indubbiamente riusciti e, insieme alla regia, rende questo film un remake da recuperare.

PANORAMICA

regia
soggetto e sceneggiatura
interpretazioni
emozioni

SOMMARIO

La casa, remake del cult del 1981, si rivela un buon horror, visivamente terrificante, ma che non convince sulla scrittura dei personaggi.
Redazione
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