Per parlare di Josephine, occorre partire dal titolo in italiano. Perché Josephine non solo non è il titolo originale del film, che è Les Demoiselles de Rochefort. Ma nel film non esiste alcuna Josephine. I nomi della protagonista sono Delphine e Solange e la scelta, abbastanza oscura, di modificare il primo è il motivo di questo titolo. Una scelta, quindi, forviante.
Josephine: trama e cast
Josephine è un film musicale del 1967 diretto da Jacques Demy, con le musiche di Michel Legrand. Le due protagoniste sono due sorelle Delphine e Solange Garnier interpretate Catherine Deneuve e Françoise Dorléac. La madre è Danielle Darrieux(Yvonne). Figurano nel cast, inoltre, Gene Kelly(Andy), Michel Piccoli(Simon), Jacques Perrin(Maxence). Le due protagoniste erano realmente sorelle. Nello stesso anno, Françoise Dorléac perse la vita in un incidente a soli 25 anni.
Josephine racconta la storia delle due sorelle Garnier. Delphine e Solange si mantengono dando lezioni di musica e di ballo ai bambini nella piccola città di Rochefort, ma sognano Parigi, il successo e l’amore. A Rochefort si svolge una kermesse, che porta in città Etienne (George Chakiris) e Bill (Grover Dale). I due che inizialmente corteggiano le ragazze si riveleranno poi decisivi per coronare il sogno di raggiungere Parigi. Ma a Delphine e Solange non basta Parigi, cercano l’amore. Entreranno nelle loro vite Andy e Maxence, si tratterà di due storie in bilico fino alla fine, che troveranno la loro giusta conclusione. Non saranno le sole ad incontrare l’amore. Anche la madre Yvonne, sola da anni, troverà, anzi, ritroverà l’amore della giovinezza con Simon.
Josephine: la recensione
Josephine è il secondo film prevalentemente musicale della carriera di Jacques Demy. Un’opera che arriva a breve distanza da Gli ombrelli di Cherbourg, dove i protagonisti erano Catherine Deneuve e l’attore italiano Nino Castelnuovo. Se a Cherbourg assistiamo ad un amore che finisce, a Rochefort l’amore trionfa. Si possono individuare tutti gli aspetti che hanno reso Demy centrale nella filmografia musicale francese e non solo. La ricorrenza di elementi che si ritroveranno più avanti nei suoi lavori e che verranno anche ripresi da altri autori. La scelta di affidare lo sviluppo della trama alle parti musicali e ballate, che non agiscono quindi da elemento aggiuntivo ma sono esse stesse la narrazione. Josephine conferma anche il talento di Demy nel risaltare le protagoniste dei suoi film.
Greta Gerwig ha citato spesso il regista tra le sue fonti di ispirazione per Barbie. Segnatamente, ha parlato della caratterizzazione sia estetica che psicologica di Catherine Deneuve in Josephine e ne Gli ombrelli di Cherbourg come grande esempio per il ruolo di Margot Robbie. Demy racconta una storia con un finale lieto, inserita in un ambiente di colori pastellati e visivamente eccellenti. L’accuratezza delle parti musicali e delle coreografie contribuisce a elevare ancor di più la narrazione nella direzione prescelta dall’autore: quella di un sogno ad occhi aperti. Un grande apporto alla costruzione musicale del film viene dalla presenza di Gene Kelly, vero e proprio valore aggiunto. Il film riesce nell’intento di costruire la storia delle due protagoniste. A coronare gli intenti registici ci sono le interpretazioni di Delphine e Solange. Catherine Deneuve e Françoise Dorléac entrano di diritto nell’immaginario collettivo.
Un mondo di donne
Il binomio tra Jacques Demy e Catherine Deneuve dopo Cherbourg e Rochefort si ripete altre due volte. La prima nel 1970 con Pelle d’asino e poi nel 1973 con Niente di grave, suo marito è incinto. Spesso Deneuve parlando del regista scomparso prematuramente nel 1990 ne riconosce i meriti per gli sviluppi della sua carriera. Demy è stato in grado di valorizzare le protagoniste delle sue pellicole. Catherine Deneuve non è infatti l’unica attrice che attraverso i suoi film ha costruito almeno in parte il suo successo. Memorabili sono anche le due interpretazioni del personaggio di Lola da parte di Anouk Aimée. Senza dimenticare Jeanne Moreau in La grande peccatrice del 1963. Il regista ha costruito spesso attorno a questi personaggi femminili le proprie storie. Un grande merito che gli va riconosciuto è quello di aver saputo creare personaggi complessi, che non risultavano monotematici.
Nel momento dell’affermazione della Nouvelle Vague, Demy percorre una strada differente da quella dei suoi colleghi. Il contesto in cui opera naturalmente risulta influenzato dai cambiamenti che il nuovo movimento comporta. Questi però agisce in piena libertà artistica e stilistica. Si contraddistingue con i film musicali e con le storie favolistiche o fiabesche che mette in scena.
Agnès Varda
Non si può evitare di parlare di Agnès Varda quando si parla di Jacques Demy. Non si tratta solo del legame personale che il regista di Josephine e l’amatissima regista avevano nella vita privata. Si tratta anche del modo in cui la loro storia ne ha influenzato i lavori. Un’influenza che emerge con maggiore evidenza nei film di Varda successivi alla scomparsa del coniuge. Viene fuori in modo sempre più forte l’amore di entrambi per le località marittime, per le spiagge.
Se c’è un film che può far comprendere il loro rapporto, il loro amore questo è Garage Demy. Si tratta del documentario che Varda dedica al marito un anno dopo la scomparsa. Jacquot de Nantes, questo il titolo originale, ripercorre per immagini e ricordi tutta la vita del regista. È un lavoro di arricchimento non solo sui suoi lavori. Non mancano comunque i ricordi dei tanti set, tra cui proprio di Josephine. Un modo per ricordare un regista forse non abbastanza celebrato.