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In Bruges – La coscienza dell’assassino

In Bruges – La coscienza dell’assassino” è un film del 2008, diretto da Martin McDonagh, nominato agli oscar per la migliore sceneggiatura originale. I protagonisti sono Colin Farrell e Brendan Gleeson, nominati entrambi ai Golden Globe. Presentato in anteprima al Sundance Film Festival, rappresenta l’esordio alla regia di Martin McDonagh, parlando in termini di lungometraggi. Aveva già esordito infatti con un cortometraggio, dal titolo “Six Shooter“, il quale gli aveva assicurato sin da subito un premio Oscar nel 2006. Negli anni la carriera dell’autore decollerà fino alla consacrazione del momento, con l’opera “Gli spiriti dell’isola“.

Brendan Gleeson e Colin Farrell

In Bruges – La coscienza dell’assassino, trama

Due sicari inglesi commettono un errore durante un mandato di esecuzione nei confronti di un prete. A perdere la vita è anche una vittima innocente, un bambino che per caso si trova in chiesa a pregare. Per evitare il polverone mediatico che la notizia avrebbe suscitato, e per attendere che le acque si calmino, il mandante e capo dei due killer decide di spedirli per due settimane in un’anonima località belga, la cittadina di Bruges. Il loro soggiorno si tramuta nel tempo in una dura presa di coscienza per il danno perpetrato, tra incontri stravaganti e le varie vicissitudini che li attendono.

In Bruges - La coscienza dell'assassino
I due protagonisti del film

In Bruges – La coscienza dell’assassino, recensione

Martin McDonagh delinea da subito il suo stile, il quale prenderà sempre più forma nei successivi titoli ma che già da questo primo lavoro, non dimentica di evidenziare. L’autore irlandese, all’uscita del suo esordio, era già considerato come uno dei commediografi teatrali più celebri d’Irlanda, tanto da aver ricevuto decine di riconoscimenti nel settore a partire dagli anni 90. Il suo passaggio su grande schermo è un tentativo e una sfida in più che l’autore si è preso, per esprimere la sua visione artistica, in grado di arrivare, attraverso il medium cinematografico, a più persone possibili.

Si può notare infatti già un enorme maturità di scrittura nello svolgimento della storia, non però all’altezza dell’ultimo progetto alla quale ha preso parte, “Gli spiriti dell’isola“. È giusto comunque partire da una precisa analogia per analizzare un’opera assai interessante, se inserita in un contesto d’esordio per un autore. I due titoli presentano specialmente due tratti in comune. Il primo aspetto che risalta è la costruzione della vicenda, che progredisce grazie al rapporto che intercorre fra i due soggetti coinvolti. Il secondo è lo svisceramento dell’interiorità dei due protagonisti, attraverso una grossa presa di coscienza esistenziale, che entrambi vivono durante il loro soggiorno belga.

In Bruges - La coscienza dell'assassino
Una scena del film

A livello visivo un elemento che traspare sono i tempi del montaggio, veloce in diversi punti della storia. Come ad esempio all’inizio del racconto, per dare maggiore focalizzazione sul loro trasferimento nella cittadina. Al regista piace saltare i punti cruciali della vicenda o a tralasciarli, per concentrarsi prevalentemente sulle conseguenze emotive di tale atti e della ripercussione di ciò sulla psiche dei protagonisti. Per questa ragione egli utilizza un rapido ritmo narrativo, per passare direttamente all’oggetto di suo gradimento.

È possibile riscontare questo identico punto nel suo ultimo lavoro “Gli spiriti dell’isola“, in cui il rapporto di forte amicizia, che coinvolge i due abitanti dell’isola, viene completamente tralasciato, a favore del vero momento che incuriosisce e vuole esplorare l’autore. Il suo cinema si concentra sulla ricerca delle emozioni più recondite dell’animo umano, a seguito di un evento spiacevole che compromette i personaggi principali di ogni suo film.

In Bruges - La coscienza dell'assassino
Un frame del film

Ciascun protagonista compie quindi un viaggio dentro sé stesso, e all’interno di questo percorso interiore avviene una piena presa di coscienza. Tra i suggestivi paesaggi gotici che emana la città, e grazie all’incontro con surreali personaggi, lo sperduto posto nel quale vengono confinati assumerà le fattezze di un luogo spirituale e intimo. Esattamente come la quieta isola dell’ambientazione del suo ultimo film. A ribadire uno stile perfettamente congruo con la sua visione artistica, già all’epoca chiaramente tracciata.

L’estrema umanità che circonda le ambigue figure della storia, esprime esattamente il punto di vista del regista. Il suo interesse è quello di riportare il focus sui loro pensieri e sulle proprie considerazioni, a prescindere dal comportamento e dalla dubbia condotta che li hanno portati ad essere quel che sono. Umanizzare gli interpreti chiave, come mezzo per arrivare a comprendere un qualcosa di oltre, che tocca e raggiunge i vertici dell’esistenzialismo.

In Bruges - La coscienza dell'assassino
Una scena del film

Breve conclusione tecnica

La regia gioca molto sui campi e controcampi in mezzo primo piano, grazie ai diversi scambi di battute che avvengono fra gli abitanti del posto e i due forestieri. Dialoghi prevalentemente surreali e grotteschi, che gettano un’area di mistero ancora più intensa sulla notturna cittadina del Belgio. La fotografia esegue molto bene il suo lavoro, bilanciandosi tra una chiara luce delle pallide mattinate grigie e una calda atmosfera di luce calda nelle ore più buie. Ogni attore inoltre è ottimo per la parte e i due protagonisti dimostrano una buonissima sintonia recitativa. Una menzione anche per l’attore Ralph Fiennes, che si rivela all’altezza di un ruolo non semplice.

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Martin McDonagh mostra al suo esordio con questo lungometraggio una maturità rara per un regista esordiente, frutto chiaramente della sua esperienza nell'ambito del teatro, con il quale già era stato premiato egregiamente.
Giovanni Veverga
Giovanni Veverga
Amo gli autori che vogliono e sanno come raccontare una storia in grado di affascinare lo spettatore.

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