A una decade di distanza da quel gioiellino che era Si alza il vento, Hayao Miyazaki torna in sala con Il ragazzo e l’airone. Il regista giapponese pone così un altra (la dodicesima) brillante gemma sulla propria corona artistica, corona con la quale in maniera napoleonica può certamente autoproclamarsi come indiscusso maestro dell’animazione giapponese.
Il ragazzo e l’airone, uscito in territorio nipponico già da diversi mesi, è stato presentato in Italia in anteprima sia alla Festa del Cinema di Roma che al Lucca Comics & Games 2023. La normale distribuzione dell’opera inizierà grazie a Lucky Red a gennaio 2024.
Il ragazzo e l’airone: trama
Dopo la dolorosissima perdita della madre, il tredicenne Mahito Maki si trasferisce con il padre Shoichi e la “in dolce attesa” zia Natsuko, ora divenuta sua matrigna, nell’antica tenuta di campagna della famiglia materna. Scosso e turbato dai recenti avvenimenti, l’attenzione di Mahito viene catturata da un misterioso airone grigio che sorvola la casa ed il lago nei suo pressi, quasi cercando l’attenzione del giovane ragazzo.
Una misteriosa scomparsa e gli strani comportamenti del piumato animale porteranno Mahito ad intraprendere un lungo viaggio all’interno di un mondo parallelo che lo cambierà nel profondo, dando un nuovo volto ai lutti passati e alle conquiste presenti.
Il ragazzo e l’airone: un (quasi) capolavoro
Se la scienza della matematica con i suoi enunciati dice che il dodici è un numero semi-perfetto, Hayao Miyazaki riconferma questa regola trascendendola a pellicola. Il ragazzo e l’airone è un film assolutamente semi-perfetto, perchè se per forma e contenuti esso è esemplare, questo porta anche il peso della longeva carriera del genio giapponese, un peso che probabilmente non tutti sono in grado di reggere. Nel film il ragazzo e l’airone Myazaki esprime con accuratezza tutta la sua poetica ed estetica in poco più di due ore.
Insieme a Mahito si percorre un viaggio attraverso la natura e le sue creature, all’interno di un mondo alla Lewis Carroll ma infuso di elementi culturali del caro Oriente, terra di miti e leggende che hanno ispirato come nessun altro il sensei Miyazaki. Uno sguardo veloce a pezzi di aeroplano, una roccia volante che sorregge un intero mondo e la guerra alle porte: i richiami estetici alla filmografia del regista e delle altre opere dello Studio Ghibli sono innumerevoli.
Il tutto è espresso attraverso un animazione tradizionale suntuosa. Il tratto contornato di nero di chi è in scena si fonde con paesaggi ed elementi che spesso sembrano quasi abbozzati, poco definiti ma magnificamente accesi da dei colori pastello o acquarello di grande vividezza. Lo studio giapponese mantiene lo spirito con il quale tutto è iniziato nel 1985 con Laputa, sfidando con coraggio le nuove tecniche spese dagli States per film come Spider-Man: Across the Spider-Verse e Wish. In ottica premi, una lotta a braccio di ferro che forse questa volta vedrà trionfare il Paese del Sol Levante.
Una summa che lascia poco spazio alla profanità
Detto tutto ciò è ora di presentare il conto, e dire che cosa ne Il ragazzo e l’airone non funziona. A dire la verità il film funziona eccome, il problema sta nel fatto che quest’opera sembra più essere la conclusione di un grande viaggio autoriale piuttosto che un odissea autoconclusiva. Questo per molti potrà essere un pregio, ma non si può certamente dire lo stesso per un profano che non si è mai cimentato con Miyazaki o lo studio da lui co-fondato.
I rimandi sono davvero molti, in certi momenti sono inseriti quasi forzatamente all’interno della pellicola ma, come già detto, agli occhi di un miyazakiano questo non può che essere oro colato. Il ragazzo e l’airone è la conclusione di un grande viaggio, il dodicesimo capitolo di una storia che riassume e sintetizza gli undici precedenti.
Con questo non si vuole assolutamente disincentivare la visione de Il ragazzo e l’airone anzi, questa può essere una buona occasione per recuperarsi tutta la filmografia di uno degli autori più influenti nel panorama dell’animazione mondiale.
In conclusione
Miyazaki colpisce ancora. Il ragazzo e l’airone è un altro grande lavoro dello Studio Ghibli. Tecnica di realizzazione, regia, e concetti espressi: tutto è perfettamente misurato e soppesato all’interno del film. Miyazaki, che forse pone qui il punto alla sua carriera, conclude un percorso artistico iniziato quasi quarant’anni fa con Laputa che si faceva portatore di messaggi quali la fragilità del mondo, le bellezze della terra e della natura sempre più martoriata dalla mano umana, elementi mitologici giapponesi, lutti familiari e crescita.
Questo non è il capolavoro del regista, che in passato ha realizzato lavori ormai di diritto nella storia dell’animazione come Il mio vicino Totoro, Principessa Mononoke e La città incantata, ma Il ragazzo e l’airone è un opera notevolissima, una delle migliori di questo 2023 e, nel circuito dell’animazione, una delle più riuscite da molti anni a questa parte.