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Il prodigio, il thriller enigmatico di Sebastiàn Lelio

È importante scegliere con attenzione e con lucida analisi ciò in cui credere perché da questo dipende tutto il nostro agire. Ed è inoltre opportuno difenderci da eventuali condizionamenti esterni e narrazioni che intendono distorcere la realtà con il solo fine di manipolare, influenzare e orientare l’opinione altrui. Il regista cileno Sebastiàn Lelio parte proprio da qui, da questa illuminante riflessione sul potere che le nostre convinzioni esercitano sui nostri comportamenti e sull’intero nostro sistema di valutazione del mondo. Presentato in anteprima nel 2022 al Telluride Film Festival e nello stesso anno al Toronto International Film Festival, Il prodigio (The Wonder) è un thriller enigmatico sul tema della fede che trae ispirazione dal romanzo omonimo di Emma Donoghue, co-autrice della sceneggiatura insieme ad Alice Birch e allo stesso Lelio.

Il prodigio

Autore fra le varie pellicole di Una donna fantastica (2017), che ottiene nello stesso anno il Premio Oscar come miglior film in lingua straniera, Lelio porta sul grande schermo una storia di coraggio e di grande determinazione che vedrà una giovane infermiera inglese ribellarsi all’oscurantismo religioso di un villaggio rurale della cattolica Irlanda di fine Ottocento. Il prodigio è disponibile in streaming su Netflix.

Nel ruolo della protagonista troviamo un’ispirata Florence Pugh, attrice britannica molto apprezzata e stimata dal grande pubblico soprattutto per le sue performance in Lady Macbeth (2016) e nella pellicola Piccole donne (2019) con cui si aggiudica la sua prima candidatura al Premio Oscar come miglior attrice non protagonista.

Nel cast figurano anche Tom Burke, Kìla Lord Cassidy, Niamh Algar, Elaine Cassidy, Toby Jones.

Il prodigio – La trama

Irlanda, 1862. Sono passati quasi quattro mesi da quando l’adolescente Anna O’ Donnell ha smesso di mangiare, eppure le sue condizioni fisiche risultano miracolosamente in ottimo stato. La ragazza sostiene di cibarsi soltanto di “manna dal cielo” e di non aver bisogno di altre forme di nutrimento. L’infermiera inglese Lib Wright viene convocata da un comitato cittadino nelle cattolicissime Midlands irlandesi per far luce sul caso. Il suo compito sarà quello di sorvegliare nottetempo la sua giovane paziente e dimostrare la veridicità delle sue affermazioni.

Il prodigio

Un incipit originale

Siamo in uno studio cinematografico, la macchina da presa ci mostra il set, mentre una voce fuori campo ci informa che i personaggi descritti credono ciecamente nella loro storia. In fondo, aggiunge, “non siamo nulla senza storia”. Con quest’incipit sorprendente il regista sembra intenzionato a rompere sin da subito la finzione narrativa, offrendoci spontaneamente la chiave di lettura del film. Ma basta un attimo e le lancette dell’orologio tornano indietro, al 1862. Siamo subito affascinati da questo mondo antico, ne siamo già coinvolti prima ancora che tutto abbia inizio. Sospendiamo quindi il nostro giudizio e ci affidiamo a questo incredibile racconto. Conosciamo la protagonista, Lib Wright, mentre è in viaggio verso le Midlands e ne scorgiamo il passato doloroso, tra la perdita di un figlio neonato e la tragica esperienza della Guerra di Crimea, dove ha prestato servizio.

Il prodigio

Anna, una vita dedita alla preghiera

Ha un animo nobile Lib, è forte, coraggiosa, ma ancora non ha piena consapevolezza della sua determinazione né delle sue capacità intuitive. Con grande scetticismo accetta l’invito del consiglio cittadino, convinto di poter trovare la grandiosità del divino nel piccolo corpo di Anna. Il suo compito consisterà dunque nell’osservare la ragazza, segnalare eventuali cambiamenti e indagare sulla sua condizione prodigiosa. Il mistero però si infittisce perché, nonostante gli sforzi della protagonista intenta a percorrere i sentieri della ragione, non sembrano emergere spiegazioni plausibili in grado di far luce sulla questione. Anna trascorre le sue giornate dedicandosi alla preghiera. Prega per sé e per i cari, prega per i defunti e le anime dannate che risiedono all’inferno, prega per i visitatori che si recano da lei per ottenere la salvezza eterna. Anna si nutre soltanto di fede e di misericordia. Siamo davvero quindi di fronte a un prodigio?

Il prodigio, la lotta tra vero e falso

Tutta la vicenda ruota intorno a questo interrogativo, in una dimensione evocativa che oscilla continuamente tra ciò che è vero e ciò che non lo è e in cui ogni personaggio contribuisce con la propria narrazione a distorcere la realtà. Il dubbio si insinua persino nella mente dello spettatore che abbandona inizialmente le sue lucide capacità analitiche per poi riappropriarsene soltanto in seguito. La luce della ragione diventa una vittoria da conquistare solo dopo aver percorso i foschi sentieri della superstizione e attraversato le tenebre delle false credenze.

In conclusione

Sebastiàn Lelio ci riporta indietro nel tempo, in un mondo antico pervaso dall’oscurantismo religioso e da un estremo fanatismo, dove un piccolo corpo femminile diventa un potente strumento politico e nel contempo vittima innocente di una fede incondizionata. Il prodigio si configura come un thriller avvincente, coraggioso e illuminante, caratterizzato da una forte tensione emotiva e in grado di suscitare interessanti riflessioni sul tema della mistificazione della realtà. Contribuisce alla buona riuscita del film l’ottima fotografia di Ari Wegner e la magistrale interpretazione di Florence Pugh, che veste i panni della protagonista con naturalezza e disinvoltura. Un film audace che ci avverte dell’importanza delle nostre convinzioni, mettendoci in guardia da eventuali condizionamenti in grado di manipolare il nostro agire. 

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Sebastiàn Lelio dirige con abile maestria un thriller avvincente sul tema della fede per riflettere sul potere di ciò in cui crediamo e sul concetto di fanatismo in tutte le sue forme. Attraverso gli occhi della protagonista, interpretata dalla talentuosa Florence Pugh, percorriamo gli oscuri sentieri della superstizione per raggiungere gradualmente la luce della ragione.
Alessia Pennino
Alessia Pennino
Il cinema ha sempre rappresentato per me il rifugio perfetto dalle vicissitudini quotidiane, un porto sicuro dalla realtà, ma anche la dimensione ideale in cui sogni e desideri prendono forma. Ho sempre coltivato un interesse profondo per quest'espressione artistica, immaginandomi un giorno di scrivere recensioni per poter esprimere il mio punto di vista.

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