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Il mio vicino Totoro

Il mio vicino Totoro, la recensione del film dello Studio Ghibli diretto dal maestro giapponese Hayao Miyazaki

Dal 1985 lo Studio Ghibli è il principale esportatore mondiale di cinema d’animazione giapponese. Da “Nausicaa della Valle del vento” (1984) a “Principessa Mononoke” (1997). Da “La città incantata” (2001) fino a “Ponyo sulla scogliera” (2008). Ogni film è una forma di poesia animata che guida lo spettatore verso mondi meravigliosi. Tutti gli amanti dello Studio Ghibli devono anche avere un posto speciale nei loro cuori o nelle loro menti per la soffice creatura goffa e gentile de Il mio vicino Totoro, film diretto nel 1988 dal maestro giapponese Hayao Miyazaki.

Questo grande individuo peloso è una delle immagini più durature e iconiche dell’animazione, tant’è che lo vediamo all’inizio di ogni film dello studio. Totoro è ovunque e resiste. Nonostante siano passati più di trent’anni dalla sua prima uscita. Ma forse la cosa più sorprendente della sua popolarità è quanto sia breve la sua presenza nel film. Nonostante ciò, è uno dei personaggi più importanti nella storia dell’animazione, più grande di Winnie the Pooh e Topolino, almeno in Giappone.

Il mio vicino Totoro Hayao Miyazaki

Il mio vicino Totoro, la nostalgia della prima infanzia

Ambientato da qualche parte nel Giappone rurale alla fine degli anni ’50, Il mio vicino Totoro racconta la storia di una famiglia trasferitasi in campagna per prendersi cura della madre ricoverata in un ospedale vicino. Un padre con le sue due figlie, Satsuki e Mei, devono quindi adattare le loro vite alla nuova casa. Avendo vissuto in un ambiente urbano, tutto è nuovo ed eccitante per le due giovani protagoniste. Dal ruscello che gorgoglia davanti alla casa al portico fatiscente e persino alle ghiande che trovano inspiegabilmente sparse per la casa. Piuttosto che vedere questa transizione come una tragedia, Satsuki e Mei trovano gioia in essa. E, non appena iniziano ad entrare in casa e ad esplorare il giardino intorno, iniziano a vivere una serie di fantastiche avventure, tra i “nerini del buio”, un Gattobus e, ovviamente, il gigante e peloso Totoro.

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Questo affascinante racconto attinge alle esperienze d’infanzia del regista Hayao Miyazaki. Per Miyazaki, l’infanzia occupa un posto speciale e i bambini sono le creature più speciali del mondo. La magia appartiene al loro mondo e appartiene solo a loro. Non è un caso che Mei, la bambina più piccola, sia colei che scopre per la prima volta Totoro. E non è una sorpresa che nessuno degli adulti della comunità possa vedere lui o il Gattobus che attraversa il paesaggio. Mentre le ragazze si stabiliscono nella loro nuova vita, Miyazaki aumenta la nostalgia della prima infanzia nella presentazione di Totoro dei ritmi della vita quotidiana durante l’infanzia. I bambini trascorrono intere giornate esplorando la vita all’aria aperta, annunciata dalla spumeggiante colonna sonora di Joe Hisaishi.

Il mio vicino Totoro Hayao Miyazaki

Il mio vicino Totoro, la meraviglia e la magia di essere bambini

La particolarità de Il mio vicino Totoro è che non è costruito attorno a nessun conflitto, ma semplicemente attorno all’esperienza. In un certo senso, il film non parla di niente, ma allo stesso tempo di tutto. Non ci sono eroi o principesse, nessuna forza demoniaca che spazza il pianeta, nessun enigma da risolvere o nemico da sconfiggere. È la storia di una famiglia con un normale scenario giapponese come sfondo. È la storia dell’infanzia. Non solo l’infanzia delle due protagoniste, Mei e Satsuki, ma l’infanzia di tutti. Riguarda la meraviglia e la magia di essere bambini ed esplorare un mondo inimmaginabilmente più grande e più complesso di quanto il cervello possa gestire.

Hayao Miyazaki infatti non si preoccupa di affrettare la posta in gioco o di lanciarci in lunghe esposizioni. L’attenzione del regista è centrata sull’immersione e l’atmosfera. Il film si prende tutto il tempo necessario per creare il mondo davanti ai nostri occhi con minuziosi dettagli, mentre i nostri personaggi lo attraversano con tutta l’urgenza a la chiarezza di turisti in vacanza. La maggior parte del film segue il trio familiare durante le loro attività quotidiane, spesso producendo poco o nessun dramma. Ciò che attira l’attenzione però è la stravaganza contagiosa dei personaggi e le meravigliose animazioni disegnate a mano sullo schermo. Potremmo definire il mondo stesso un personaggio pieno di colori vivaci, trame e stili distinti.

Il mio vicino Totoro Hayao Miyazaki

Il mio vicino Totoro è molto diverso dalla sensibilità delle fantasie occidentali moderne che spesso vedono i bambini come l’unico “ponte” tra il mondano e il magico. I giapponesi hanno sempre avuto una visione più panteistica del mondo che vede spiriti e dei, o yokai e kami, che vivono piuttosto vicini a loro nelle manifestazioni della natura. Quindi senza comprendere appieno questi aspetti culturali e spirituali della cultura giapponese, molto del film può sembrare strano.

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Eppure questa rimane una storia sulla semplicità, sulla famiglia, sulla natura e sulle meraviglie dell’infanzia. Quei giorni innocenti in cui i bambini potevano scappare nei boschi e incontrare adorabili creature magiche. Ma questo ritorno alla purezza infantile spirituale ed emotiva non è solo una scelta estetica. L’ambientazione del film è infatti circa un decennio dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Un tempo in cui il Giappone ha espiato i peccati del suo passato ed ha imparato a “guarire” come nazione. Non è un segreto che molti film di Hayao Miyazaki abbiano un tema e un messaggio contro la guerra. Ma le convinzioni pacifiste non sono certamente enunciate in modo pesante in questo film, in contrasto invece con altre opere come “Porco Rosso” (1992) o “Il castello errante di Howl” (2004).

Il film trasmette il suo messaggio di pace e armonia in un modo molto più sottile. Non attraverso velenose diatribe visive o discorsi infuocati contro il conflitto, ma piuttosto mostrandone l’assenza. La tranquilla beatitudine della gente semplice che cerca di crearsi un posto su questa terra in perfetta armonia con la natura.

PANORAMICA RECENSIONE

regia
soggetto e sceneggiatura
interpretazioni
emozioni

SOMMARIO

Il rapporto fantastico e spirituale tra bambini e natura in un film d'animazione semplice e profondo con una stravaganza contagiosa dei personaggi e una meravigliosa immersione nell'atmosfera.
Maria Rosaria Flotta
Maria Rosaria Flotta
Laureata in Scienze della Comunicazione con una tesi sul cinema d'animazione. Curiosa, attenta e creativa. Appassionata di cinema, arte e scrittura.

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