Il colore viola (2024) è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Alice Walker, a 39 anni dalla prima riduzione di Spielberg.
Il colore viola, il romanzo di un’attivista per i diritti degli afroamericani
All’epoca della sua uscita negli Stati Uniti nel 1982, Il colore viola fece molto discutere. A scriverlo era stata la scrittrice femminista e attivista per i diritti degli afroamericani e delle lesbiche Alice Walker, che fu tra le prime autrici a mettere in evidenza la doppia discriminazione subìta dalle donne di colore: quella razziale dei bianchi e quella patriarcale degli uomini della loro comunità.
Per questo romanzo, Walker vinse il Premio Pulitzer nel 1983, ispirando un film, diretto da Steven Spielberg nel 1985 e interpretato da Whoopy Goldberg, e un musical di Broadway, che è l’ispirazione alla base di quest’ultimo film.
Il colore viola, la trama
Stati Uniti, Stato della Georgia, primi del Novecento (le vicende narrate si svolgono dal 1909 al 1947, ndr). La vicenda della giovanissima Celie, orfana di madre, inizia nel segno della violenza: suo padre abusa di lei, appena sedicenne, mettendola incinta di due figli che le vengono strappati appena nati.
In seguito, Celie verrà strappata all’amore di sua sorella Nettie e data in moglie ad un uomo del quale non conosce il vero nome (Albert). Per lei il marito è semplicemente Mister: violento, tre mogli e tre figli all’attivo, vive in una casa grande e disordinata.
Lui la tratterà come una bestia da soma, dichiarando apertamente il proprio amore per un’altra donna, l’affascinante Shug Avery, “colei che avrebbe dovuto essere mia moglie”. A confortare Celie nella propria difficile vita coniugale sarà l’amicizia e l’affetto di alcune donne a lei vicine.
Il significato del colore viola del titolo
Se il titolo del film e del libro, Il colore viola, può apparire inizialmente enigmatico, invece ha una sua spiegazione: il viola, infatti, è la cromia che simboleggia il femminismo, usata su abiti, manifesti e striscioni durante le proteste.
A renderlo iconico nel tempo è stato un fatto triste: l’incendio che il 25 marzo 1911 divampò nella fabbrica tessile Triangle Shirtwaist Company di New York, uccidendo 146 persone, la maggior parte delle quali donne. Si dice che il fumo che si sprigionò fosse viola a causa delle camicie prodotte nell fabbrica.
Negli anni, molte attiviste e donne politiche afroamericane femministe si sono vestite di viola, dalla prima donna nera a correre per la carica di presidente USA Shirley Chisholm all’ex First Lady Michelle Obama.
Il confronto con il film del 1985
A fare da fil rouge con il precedente film del 1985 basato su Il colore viola è lo zampino di Steven Spielberg, lì regista e qui produttore (con Amblin Entertainment) e di Oprah Winfrey, lì attrice (nei panni di Sofia) e qui produttrice.
Oltre alla presenza della Celie del primo film, Whoopy Goldberg, nei panni di un’ostetrica, e alla bellissima canzone dedicata a Celie da Shug Avery che sancisce il loro legame, il celebre Miss Celie’s Blues.
Se nel film del 1985 era esplicitata la violenza sessuale subita da Celie da parte del padre, qui è solo accennata: quando Celie vede sua figlia, ne riconosce la somiglianza con lei e con il padre. Questo aspetto smorza la violenza presente nel libro e, parzialmente, nel film precedente, scegliendo di stemperare negli stacchetti musicali ciò che non si può mostrare.
Sia nel film con Whoopy Goldberg che in questo, poi, la relazione lesbica tra Celie e Shug diventa un’affettuosa amicizia nella quale le due si scambieranno solo un bacio.
Celie, ultima degli ultimi. Ma con delle sorelle
Il personaggio di Celie in Il colore viola è uno dei rappresentanti più illustri della categoria degli ultimi della terra. Tutto in lei la rende un’emarginata: come le ricorda Mister, “tu sei nera, sei povera, sei brutta… e sei donna”.
Eppure il suo percorso, possibile anche e soprattutto grazie alla solidarietà di altre donne, la protagonista riuscirà a trovare la propria strada e a trasformare la società – persino gli uomini – attorno a sé.
La sorellanza tra donne (nere) è il tema centrale di questa storia. Se all’inizio Celie perde la sorella Nettie, scacciata dal marito quando rifiuta le sue avances, in seguito conosce molte altre donne che può, a ragione, considerare sorelle. Donne che conoscono quello che sta passando e hanno imparato a trovare escamotage per sopravvivere ed essere libere.
Il discorso della sorellanza non vale per le donne bianche: vedremo, infatti, che l’unica donna bianca che fa capolino nella storia si dimostra tutt’altro che solidale ed è causa di grandi sofferenze per uno dei personaggi del film.
I produttori d’eccezione
Oltre a Steven Spielberg, a produrre Il colore viola è una donna nera che ben conosce la materia di cui parla il film: Oprah Winfrey. Oggi conduttrice e giornalista tra le più potenti al mondo, ha vissuto un’adolescenza simile a quella di Celie.
Nata in Mississipi da una domestica e un minatore, Winfrey ha vissuto in condizioni di grave povertà, ha subito violenze da ragazzina in ambito familiare e a 14 anni è rimasta incinta e ha dato alla luce un bambino, morto poco dopo la nascita.
Inoltre, nelle vesti di produttrici esecutive, figurano l’autrice del romanzo Alice Walker e sua figlia Rebecca.
Il colore viola, il cast
Il regista è il ghanese Blitz Bazawule, al suo primo vero film dopo aver girato il film-concerto Black Is King con la star del pop Beyoncé.
Il cast è un tripudio di star afroamericane del nuovo cinema. La protagonista Celie è interpretata dalla protagonista del musical del 2007, la cantante Fantasia Barrino, che per questo film (e per il musical) ha ricevuto moltissime nomination, inclusa quella ai BAFTA come Miglior Attrice Protagonista.
Nei panni della sorella Nettie da giovane troviamo l’ex Sirenetta del live action Disney, Halle Bailey, che poi verrà rimpiazzata dalla modella e cantante R&B Ciara nella sua versione adulta.
Nei panni della prima donna che mostra una via alternativa a Celie, Sofia, troviamo Danielle Brooks, nota per avere interpretato la detenuta Tasha “Taystee” Jefferson nella serie Netflix Orange is The New Black.
La seducente Shug, una “loosy woman” – come la definisce Nettie, “una donna che non permette a nessun uomo di legarla a sé” – c’è Taraji P. Henson, diventata famosa nei panni di Queenie in Il curioso caso di Benjamin Button (2008).
Un’attrice che ha a cuore i film che celebrano il talento delle donne di colore: nel 2016 ha interpretato Il diritto di contare, nei panni della matematica afroamericana Katherine Johnson.
Nei panni di Albert Johnson, “Mister”, c’è l’attore dichiaratamente omosessuale Colman Jason Domingo, già apparso in Lincoln di Spielberg (2013). Mentre ad interpretare Harpo, il figlio di Mister che supererà il proprio retaggio paterno è Corey Hawkins, che ha interpretato Macduff nel Macbeth di Joel Coen (2021).
Il colore viola, le conclusioni
La versione 2023 di Il colore viola è delicata e scoppiettante, sebbene edulcorata rispetto al romanzo dalla quale è tratta.
Le interpretazioni, soprattutto quella di Barrino nei panni di Celie e di Brooks nei panni di Sofia, catalizzano l’attenzione, risultando il vero punto di forza di questo film. Oltre ai bei numeri musicali e alla splendida fotografia, che si accende di colori via via che la storia progredisce.
Forse inferiore, nel complesso, al film diretto da Spielberg nel 1985, questo è comunque un film di ottima fattura su un tema che è tuttora di grande attualità e urgenza. In grado di parlare con grazia di violenza, sopraffazione e del binomio razzismo-sessismo.
E, aspetto non trascurabile, è un film con un’anima viva e palpitante.