I cento passi (2000) di Marco Tullio Giordana è un film sulla vita di Peppino Impastato, vittima di mafia, ucciso per le sue idee democratiche e la sua lotta alla criminalità organizzata. La pellicola segue il vissuto di Peppino Impastato nel suo paese d’origine, Cinisi, dove fin da ragazzo coltiva un senso di giustizia e di ribellione, prima nei confronti della famiglia, e poi di Cosa Nostra.
L’interpretazione cruda e reale di Luigi Lo Cascio nei panni di Peppino Impastato, restituisce un ritratto accurato del giovane siciliano. Un film, questo, divenuto negli anni, un simbolo cinematografico eccellente d’antimafia; per la sua grande capacità di immergersi nelle pieghe più intime di chi ha sacrificato la sua stessa vita per opporsi alla mentalità e alle pratiche mafiose.
I cento passi – trama e vita di Peppino Impastato
Descrivere la trama de I cento passi significa immergersi nella vita di Peppino Impastato. Partiamo dalle origini. Giuseppe Impastato nasce a Cinisi il 5 gennaio del 1948. Il suo destino sembra già segnato dall’inizio: il padre, Luigi Impastato, è un noto mafioso locale, così come altri suoi zii e parenti, tra cui il boss Cesare Manzella, cognato del padre.
Manzella fu ucciso in un agguato il 26 aprile 1963 durante la Prima guerra di mafia, evento che traumatizzò l’allora quindicenne Peppino, che decise di rompere ogni legame con la sua famiglia, soprattutto col padre.
L’episodio segnò la prima rottura con quel mondo criminale, da cui del resto proveniva, e che caratterizzò il resto della sua vita. Alla morte dello zio Peppino Impastato esclamò: “E questa è la mafia? Se questa è la mafia allora io la combatterò per il resto della mia vita.”
Il suo impegno politico è stato evidente fin da giovane, con l’adesione al PSIUP, la fondazione nel 1965 del giornalino “L’idea socialista” e diverse attività culturali che portava avanti con passione come cineforum, dibattiti, spettacoli teatrali e musica dal vivo.
Radio Aut e la politica
Ma forse la creazione nel 1977 di Radio Aut, aspetto raccontato anche ne I cento passi con alcune sequenze memorabili, è l’attività che maggiormente attirò le minacce mafiose. Con Radio Aut, Peppino Impastato ha portato avanti una denuncia spietata sia allo zio, ma soprattutto il nuovo capomafia di Cinisi, Gaetano Badalamenti. Boss di rango internazionale, grazie ai traffici illeciti della droga e il controllo sull’aeroporto.
La Mafiopoli di Peppino Impastato è entrata nella storia delle radio libere e non solo. Con il suo programma “Onda Pazza”, Impastato si prendeva gioco dei mafiosi locali, con commenti satirici e ironici.
I cento passi mostra Peppino nella sua lotta alla mafia con ogni mezzo possibile, offrendo ai cittadini di Cinisi la prova plastica di un’alternativa alla mentalità mafiosa. Il suo impegno divenne ancora più forte quando nel 1978 Peppino Impastato si candidò nelle liste di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali, che si sarebbero dovute svolgere il 14 maggio.
Con la sua candidatura ufficiale, Peppino aveva oltrepassato di troppo il limite. “Don Tano” (così veniva chiamato Badalamenti) osservava quel ragazzo dal coraggio folle, osare affrontarlo in pubblica piazza. Denunciando alla luce del sole gli scandali e la cattiva amministrazione precedente, sotto la longa manus criminale.
La lotta alla mafia
Se con la sua voce, attraverso le frequenze di Radio Aut segnava una pagina indelebile della storia italiana, Peppino Impastato faceva altrettanto con la penna. Il giovane siciliano, infatti, ha scritto molti articoli di denuncia. Uno tra i tanti, è intitolato La mafia è una montagna di merda, e in un passaggio recita così: “Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi, prima di abituarci alle loro facce, prima di non accorgerci più di niente.”
Il boss Badalamenti (interpretato nel film da Tony Sperandeo), che abitava a cento passi dalla casa di Peppino Impastato, ordinò la sua esecuzione che avvenne tra la notte dell’8 e del 9 maggio del 1978, in cui venne rapito fatto saltare in aria con una carica di tritolo dopo essere stato immobilizzato sui binari della ferrovia.
Quella notte, l’omicidio di Impastato passò in secondo piano rispetto ad un’altra morte che ha segnato la storia della Repubblica italiana. Il 9 maggio del 1978, viene ritrovato in via Caetani il corpo del presidente della Democrazia Cristiana, l’onorevole Aldo Moro, a seguito di 55 giorni di prigionia.
I cento passi – recensione
Ne I cento passi viene restituita tutta la forza di Peppino Impastato, con un racconto che riesce ad essere sincero e commovente. Marco Tullio Giordana porta in scena le contraddizioni di un piccolo paese siciliano costretto a chinare sempre il capo al cospetto della criminalità. La regia si muove abilmente al servizio della storia di Peppino, con grande garbo e delicatezza.
Alcuni passaggi del film poi, si sono incistati nella memoria collettiva degli spettatori, divenendo un film culto nel tempo, da tramandare in generazione in generazione. Come la scena del monologo di Peppino Impastato sulla bellezza, dove per un attimo Peppino si lascia andare alla sua età. Quella di un ragazzo del resto, che vorrebbe soltanto vivere la sua vita senza per forza lottare ogni giorno per la libertà e per quel senso di giustizia che lo ha sempre guidato da bambino.
Oppure, come la scena alla radio, in cui l’amico Salvo, interpretato da Claudio Gioè, descrive la forza di Peppino dopo che l’hanno ucciso, sottolineando quel problema culturale che ha impedito alla Sicilia di ribellarsi al fenomeno mafioso.
E poi, smentendo ironicamente le ipotesi di suicidio che circolavano in paese, dichiarando apertamente: “Peppino non c’è più, è morto. Si è suicidato. No, non sorprendetevi perché le cose sono andate proprio così. Lo dicono i carabinieri, il magistrato. Dicono che hanno trovato un biglietto ‘Voglio abbandonare la politica e la vita’. Questa sarebbe la prova del suicidio. E lui per abbandonare la politica e la vita che cosa fa? Se ne va alla ferrovia, comincia a sbattersi la testa contro un sasso, comincia a sporcare di sangue tutto intorno, poi si fascia il corpo con il tritolo e salta in aria sui binari”.