Con l’uscita del decimo episodio, si è giunti alla fine della prima stagione di House of The Dragon, serie televisiva prequel della più celebre Game of Thrones (2011-2019), in particolare ambientata circa duecento anni prima degli avvenimenti descritti nella serie madre, con l’ascesa di Daenerys Targaryen.
La serie è stata prodotta e distribuita dalla HBO, distaccamento dell’attuale Warner Bros. Discovery, mentre in Italia risulta essere in onda su Sky.
Nel cast principale si annoverano Paddy Considine, Matt Smith, Milly Alcock, Emma D’Arcy, Emily Carey, Olivia Cooke, Rhys Ifans, Steve Toussaint e Eve Best.
House of The Dragon trama
House of The Dragon trae ispirazione dal romanzo Fuoco e Sangue scritto da George R.R. Martin, autore della saga delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco (da cui sono state adattate le prime quattro stagioni di Game of Thrones) e produttore esecutivo di questa prima stagione. Le vicende narrate sono ambientate in un periodo di relativa pace nei Sette Regni: dopo la morte di Re Jaehaerys I Targaryen, il trono sarebbe dovuto passare ad una donna, Rhaenys Targaryen, ma le proteste dei lord del reame portano all’incoronazione di un erede maschio, Viserys I Targaryen. Questi, dopo la morte della prima moglie, deceduta durante l’ennesimo parto per cercare di avere un bambino, decide di andare contro la tradizione e di nominare come suo successore la figlia Rhaenyra. Tuttavia, questa decisione non è ben vista dal fratello del re, Daemon Targaryen, e dal Primo Cavaliere Otto Hightower, padre di Alicent Hightower, seconda moglie di Viserys, da cui il sovrano avrà due figli maschi: Aegon ed Aemond. Dopo molte peripezie e la tragica morte del sovrano, la famiglia reale si dividerà in due fazioni, pro e contro l’ascesa di Rhaenyra, dando inizio ad una guerra civile nota come la Danza dei Draghi, creature possedute dai Targaryen e simbolo della loro potenza.
House of The Dragon recensione
La prima stagione di House of The Dragon portava con sé un fardello importante: quello di riuscire a sciogliere tutti i dubbi, i pregiudizi e i timori della fanbase di Game of Thrones, ancora presenti dopo il deludente finale della serie madre. Si può affermare che questo obiettivo è stato raggiunto: sin dalla prima puntata, infatti, la serie ci pone di fronte ad il realismo crudo tipico di GoT, caratterizzato da rappresentazioni di sangue, dai duelli e battaglie combattute dagli uomini a donne partorienti pronte a sfidare la morte nelle camere da letto.
Sesso, violenza e sonno eterno tornano alla ribalta, infiammando gli animi del pubblico, pronto a schierarsi per l’una o l’altra parte; perché il punto è proprio questo: nessuna delle due fazioni può essere incasellata nelle tradizionali definizioni di buona o cattiva. Gli autori dipingono dei personaggi ambigui, tormentati, complessi, con i quali si può impatizzare o meno e di cui a volte è difficile trovare motivazioni alle loro azioni. Non vi sono eroi ed antagonisti, tutto ruota intorno alla predestinazione, tant’è che molti dei fatti gravi avvenuti sembrano quasi dettati dal caso, o dalla volontà di decifrare la nefasta canzone del ghiaccio e del fuoco, una profezia tramandata dalla famiglia reale.
La serie torna anche a raccontare di intrighi politici, di alleanze diplomatiche e di persone corrotte dal potere, e in questo quadro tipico dell’universo di Martin si trova la rivalità principale della serie, quella tra due donne, cosa non convenzionale per un mondo simil-medievale. Rhaenyra Targaryen e Alicent Hightower, interpretate da Milly Alcock e Emily Carey da giovani e Emma D’Arcy e Olivia Cooke da adulte, sono due figure opposte, in un mondo di uomini che le usano solo per i propri scopi: la prima si rifà all’immagine di principessa guerriera, ma molto più complessa, una donna che va contro i pregiudizi e sceglie i propri piaceri e sentimenti, mentre la seconda è una donna determinata, giudiziosa, assolta nel proprio dovere di Regina consorte e madre. House of The Dragon attraversa tutte le fasi del loro rapporto, dall’amicizia infantile all’odio feroce pronto ad alimentare l’inevitabile guerra.
Ma i pregi non finiscono qui: lo show, grazie alle grandissime prove attoriali del proprio cast, riesce infatti a regalare apici emotivi all’altezza di GoT, come le fasi della malattia del re Viserys I, interpretato da un commovente Paddy Constantine, e l’imprevedibilità e carisma di Daemon Targaryen, impersonato da un’impeccabile Matt Smith.
Tutte queste qualità fanno di House of The Dragon un dramma fantasy e storico intrigante e intenso, che cattura subito lo spettatore, anche grazie a ottimi guizzi registici ed una fotografia in totale simbiosi con la colonna sonora.
Tra i numerosi lati positivi della serie è tuttavia necessario riscontrare due principali difetti: il primo è dovuto alle difficoltà di adattamento da un medium, in questo caso un romanzo storico, ad un altro, una serie televisiva, risolte in salti temporali tra gli episodi stessi. Queste ellissi, nonostante siano un metodo ottimale per raccontare la densità degli eventi, non permettono di comprendere fino in fondo determinate vicende e vari cambiamenti dei protagonisti nel corso dell’opera. Il secondo difetto è da constatare invece nel tono che House of The Dragon assume in certe circostanze, nelle quali il bisogno di scandalizzare eccede il significato di ciò che è stato compiuto, con dei personaggi che agiscono sopra le righe.
Detto questo, la serie si pone comunque come uno dei prodotti seriali più convincenti di questo 2022. Si rimane quindi in attesa della seconda stagione, prevista tra circa due anni, nella quale la Danza dei Draghi entrerà nel vivo.