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Hors-saison – La recensione del film con Alba Rohrwacher in concorso a Venezia

In chiusura alle giornate dell’ottantesima Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia arriva agli occhi del pubblico un tenero gioiellino di stampo e produzione francese. Il film, dal titolo Hors-saison, è diretto da Stéphane Brizé. Il dramma sentimentale della durata di 115 minuti è prodotto dalla storica Gaumont in associazione con France 3 Cinéma.

L’ultimo dei film in concorso presentati al pubblico, è comparso sul grande schermo veneziano l’8 settembre incontrando il favore generale della critica soprattutto in ragione delle interpretazioni dei due brillanti e capaci protagonisti: Guillaume Canet e Alba Rohrwacher. Attualmente non è stata precisata nessuna data d’uscita ufficiale nelle sale italiane. 

Hors-saison trama

In Hors-saison il famosissimo attore Mathieu (Guillaume Canet) è giunto ad un punto di stallo nella sua fortunata carriera: da sempre dedito al cinema, ha voluto coraggiosamente avvicinarsi al teatro salvo avere un ripensamento dell’ultimo minuto dettato dalla più cieca paura di fallire. Così, al duplice scopo di evitare domande scomode e indiscrete riguardo l’abbandono del progetto teatrale e insieme di ritrovare un proprio equilibrio psicologico apparentemente perduto, linterprete si reclude di sua spontanea volontà in un complesso termale di un piccolo paesino bretone.

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Le sue giornate inizialmente si susseguono fra non poche perplessità: chiunque sembra riconoscerlo e rincorrerlo per una foto, lui stesso fatica a trovare la concentrazione per esaminare nuovi progetti e si ritrova cullato da una noia dolceamara. Questo placido tedio che ingloba la sua permanenza nella struttura si interrompe però quando lo contatta la dolce e timida Alice (Alba Rohrwacher).

I due, che avevano avuto una relazione conclusasi quindici anni prima, si incontrano dopo che Alice spiega di vivere con il marito e la figlia proprio nel paesino in cui si trova Mathieu per il suo ritiro. Conversando, lui scopre del presente di lei, insegnante di piano italiana, e lei di quello di lui, sposato con un’altrettanto famosa giornalista.

Quello che doveva essere un incontro unico si trasforma presto in una serie di uscite che i due condividono, svegliandoli entrambi dalla noia del loro presente. Nonostante non tardino ad emergere conversazioni risentite sulle modalità della loro rottura, trascorrendo tempo assieme i due sembrano ritrovare un equilibrio.

Né Alice né Mathieu possono dirsi pienamente insoddisfatti della loro vita privata, e dunque in cerca di una via di fuga, ma la ritrovata sintonia reciproca desta presto in loro dubbi, tentazioni e preoccupazioni

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Hors-saison: la recensione del film

Arriva in ultima istanza, Hors-saison, ma come vuole il detto non per questo il film si dimostra meno meritevole di attenzione rispetto agli altri in concorso al Festival di Venezia. Questo, molto semplicemente, in ragione del suo essere un prodotto sagacemente mutaforme, sensibile, delicato senza mai risultare vacuo, e complessivamente dunque estremamente ben bilanciato.

Quella che in apparenza vorrebbe apparire come una elementare storia di tradimento si eleva piuttosto sino a diventare il ritratto onesto e mai troppo violento di due esistenze umane che hanno perso il loro fuoco e cercano di ritrovarlo. Solo che, come vuole il contesto del ri-incontro tra Alice e Mathieu, il loro tentativo assume le forme di un ripiegamento all’indietro verso il loro passato (la storia ormai da tempo conclusa) anziché di una propulsione in avanti. 

Hors-saison

In uno spazio estremamente delicato e placido quale è quello della Francia di mare fuori stagione (letteralmente, “hors-saison”), messo in risalto dalla deliziosa e valorizzante fotografia di Antoine Hoberlé, queste due parabole esistenziali si collocano espandendosi ma senza mai risultare eccessive.

Dato lo scarno pallore e la lentezza della cornice in cui si trovano, queste ultime – e il loro conseguente intrecciarsi e scontrarsi – risuonano sino ad assumere sullo schermo le proporzioni totalizzanti (ma per contro mai stucchevoli) che meritano. Ciononostante, non fa mai capolino nel tono della narrazione una modalità iper-drammatica di tragico rimpianto. Prevale infatti la volontà di tentare di scrivere educatamente e con candore la parola fine ad una liaison umana che nel suo sviluppo turbolento si è fatta portatrice di conseguenze tutt’altro che lievi o confortanti per entrambi i protagonisti. 

Hors-saison fra toni di scrittura e appunti di regia

Considerati i punti fermi di una trama se non drammatica sicuramente mélo stupisce l’inserirsi nella trama di quest’ultima di una linea acutamente ironica. Lo stupore però, inizialmente straniante, si rivela presto in positivo poiché proprio questa sagace vena giocosa instaura un doppio livello di connessione con il pubblico, elettrizza l’insieme filmico e finisce complessivamente per agevolare molto una trama come quella di Hors-saison che avrebbe altrimenti rischiato di risultare lievemente lenta.

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Altrettanto evidente, sia nella scrittura che nella regia, e ugualmente apprezzabile è l’apparizione di tracce tanto lievi quanto presenti della tradizione cinematografica francese, soprattutto nella declinazione del mélo. Fra i tanti casi, basti pensare agli stacchi nella frequente messaggistica fra i due protagonisti, che provocano deliberate interruzioni e andamento a singhiozzi di neanche troppo blando richiamo ad una gloriosa Nouvelle Vague

Hors-saison

Proprio questa stessa regia, che così abilmente mette in atto ciò che la tradizione ha concesso, si concentra su un andamento della macchina da presa che alterna insistentemente campi lunghissimi (quasi studi ambientali) a primi piani che non distolgono mai l’attenzione dai suoi due totalizzanti protagonisti.

In questo modo, sia la regia che la sceneggiatura, così come anche la fotografia e la colonna sonora ma senza dimenticare anche le ottime interpretazioni dei due interpreti principali, permettono al prodotto complessivo di trovare un delizioso equilibrio fra occhi lucidi e timidi sorrisi, concorrendo alla realizzazione di un’opera sempre bilanciata ma mai inefficace. 

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Hors-saison chiude il festival di Venezia bilanciando perfettamente ironia, melodramma e passioni, unendoli ad una fotografia valorizzante e ad interpretazioni notevoli.
Eleonora Noto
Eleonora Noto
Laureata in DAMS, sono appassionata di tutte le arti ma del cinema in particolare. Mi piace giocare con le parole e studiare le sceneggiature, ogni tanto provo a scriverle. Impazzisco per le produzioni hollywoodiane di qualsiasi decennio, ma amo anche un buon thriller o il cinema d’autore.

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