Di fronte ai classici non si può che accomodarsi e contemplare la meraviglia che il cinema sa donare ai suoi spettatori. Harry ti presento Sally è un classico contemporaneo a tutti gli effetti, perché presenta tutte le caratteristiche dei film imprescindibili. Innanzi tutto ha fatto scuola, cambiando radicalmente il modo di concepire la commedia nella contemporaneità (merito del lavoro di una delle più grandi sceneggiatrici della sua epoca, Nora Ephron). In più sono innumerevoli le sequenze del film rimaste nei cuori di qualsiasi appassionato di cinema che si rispetti, diventando oggetto di continui omaggi anche al di fuori del medium cinematografico. Il film di Rob Reiner, che ormai ha più di trent’anni, ha costituito la Commedia per antonomasia per un’intera generazione, nonostante sia un film spiccatamente popolare, o forse proprio per questo motivo.
La storia è quella, arcinota e basilare, di Harry e Sally. Si conoscono negli anni dell’università, viaggiando in macchina da Chicago a New York, e sulle prime si detestano. Si rincontrano ogni tot anni, sempre più adulti ma mai totalmente maturi, e diventano sempre più amici. Tuttavia si ripropongono di non intraprendere una relazione tra di loro, per non rovinare un rapporto perfetto, di complicità e supporto disinteressati. Ma le frecce di Cupido, essendo Harry ti presento Sally prima di tutto una rom-com commerciale, sono dietro l’angolo, e i due amici faranno sempre più fatica a rimanere soltanto tali.
Mai come in questo caso la sceneggiatura conta molto di più della regia. In qualsiasi manuale di storia del cinema o di critica cinematografica il nome del regista Rob Reiner verrà associato ad Harry ti presento Sally solo come citazione filmografica indispensabile. L’autrice del film è indiscutibilmente la compianta Nora Ephron. La sceneggiatura di questa pellicola rasenta la perfezione, non tanto sotto l’aspetto della qualità intrinseca del film (la trama è piuttosto standard e senza grossi sconvolgimenti in corsa), quanto nel modo in cui essa ha saputo definire attraverso le immagini la concezione dell’amore di un’intera epoca e per come, per giunta, è riuscita a far diventare il film stesso la perfetta versione di ciò che si aspettava la produzione: una commedia romantica che potesse rilanciare un genere. In effetti, nel 1989, anno di uscita del cult movie, la comedy non stava esattamente vivendo anni memorabili. Conclusasi l’era d’oro del cinema classico (con la slapstick e la screwball comedy protagoniste), il genere aveva da subito fatto fatica a ritornare sulla cresta dell’onda. Durante la New Hollywood, a parte qualche raro superstite della commedia vecchio stampo (Blake Edwards su tutti), essa si trasformò notevolmente, non riuscendo mai a ritornare allo sfarzo degli anni ’30 e ’40. Di fatto, negli anni ’70, l’unico vero genio della comedy americana è Woody Allen, che realizza però essenzialmente film comici almeno fino alla fine del decennio, quando porta in sala due capolavori come Io e Annie e Manhattan, scrivendo, insieme ad essi, la storia del cinema. Per la prima volta la commedia sentimentale fa i conti con la fallibilità dei rapporti umani. Non c’è un lieto fine ma non perché una causa superiore e inevitabile si abbatte sui protagonisti, ma semplicemente perché essi non sono fatti l’uno per l’altra. È una rivoluzione non da poco, senza la quale, probabilmente Harry ti presento Sally non sarebbe esistito.
Il film del 1989 presenta alcune affinità e alcune discrepanze rispetto al primo dittico sentimentale alleniano. Tra i punti di contatto spicca certamente il trattamento con cui sia Allen sia la Ephron portano sullo schermo New York. In entrambi i casi, la Grande Mela viene mostrata solo nei suoi lati migliori. I protagonisti bazzicano per la metropoli tra passeggiate rilassanti a Central Park, librerie, bar e ristoranti di un certo livello (alcuni dei quali resi immortali, come il Katz’s Deli di Manhattan, dove Sally simula l’orgasmo). Siamo lontanissimi dai quartieri malfamati di Taxi Driver o dai ghetti etnici di Spike Lee. In più, la Ephron fa sua la lezione di Woody Allen adattandola al cinema commerciale, realizzando una pellicola che punta spiccatamente sulla freschezza e la sagacia dei dialoghi. Harry ti presento Sally è anche, se non soprattutto, un film dove diventano protagoniste le filosofie di vita dei due mattatori. Dal viaggio in auto iniziale, quando Harry, fidanzato con un’amica di Sally ci prova con lei, mandandola in bestia, teorizzando l’impossibilità dell’amicizia tra uomo e donna, all’immortale scena dell’orgasmo, dove per la prima volta le certezze da Casanova di Harry vacillano, il tono generale dei discorsi e dei rapporti tra i protagonisti è sotto molti aspetti simile a quelli individuabili nei film di Allen. Inimitabile e straordinario è il monologo finale in cui Harry si dichiara a Sally, con la battuta cult: “Sono venuto qui stasera perché quando ti rendi conto che vuoi passare il resto della tua vita con una persona, vuoi che il resto della tua vita cominci il prima possibile”. L’unica eccezione, in questo senso, è l’assenza della pedanteria alleniana nei confronti della cultura alta, specialmente quella mitteleuropea, che stonerebbe in un film per un pubblico generalista come l’opera della Ephron. A cambiare totalmente, semmai, è la trama. Se nei film di Allen (in modo particolare in Io e Annie) i due protagonisti si rincorrono costantemente, corteggiandosi e ambendo a intraprendere una relazione, salvo poi allontanarsi inesorabilmente alla fine, in Harry ti presento Sally abbiamo due persone che lottano con tutte le loro forze per rimanere solo amici, salvo poi concludere la storia come marito e moglie. E forse non è un caso che la commedia che il protagonista di Io e Annie conclude alla fine del film (rendendo lieto il finale della sua esperienza) abbia come protagonista una certa Sally. In un certo senso il film scritto da Nora Ephron è la commedia scritta da Alvy Singer, che ha finalmente raggiunto il grande pubblico.
Ma l’aspetto più interessante che Harry ti presento Sally è riuscito a portare in sala è senza dubbio di natura per così dire filosofica. Di fatto gli unici ostacoli ad una vita sentimentale perfetta per i due protagonisti sono i due personaggi stessi, con i loro pensieri, i loro preconcetti e le loro turbe mentali. In un certo senso è come se tutte le vicende contingenti alla trama del film venissero private della loro importanza, in nome di ciò che è veramente essenziale che si veda sullo schermo: l’evoluzione di un legame tra due figure incredibilmente carismatiche. Non abbiamo notizie certe sulle vite di Harry e Sally. Non sappiamo che lavoro fanno, dove vivono e che storie hanno vissuto negli anni che intercorrono tra un incontro e un altro. Harry dice a malapena di essersi sposato (per poi divorziare), come se un fatto di quell’importanza contasse meno di zero quando è insieme alla sua amica. Questa è un’intuizione non da poco, specie se analizzata alla stregua del genere di cui Harry ti presento Sally fa parte. Le commedie romantiche tradizionali funzionano perché finiamo per conoscere sotto ogni aspetto i protagonisti della vicenda. Sappiamo come vivono, conosciamo i loro caratteri e le loro fragilità, li vediamo vivere la loro esistenza senza che debbano essere per forza l’uno con l’altra (anzi il più delle volte non possono proprio condividere lo schermo prima che scatti la scintilla, per varie ragioni). Nell’opera della Ephron, quello che sappiamo di Harry o Sally lo conosciamo soltanto sulla base dei momenti che essi vivono insieme.
Ecco che allora in Harry ti presento Sally non riesce a svilupparsi una gerarchia di valori precisa, con un personaggio protagonista e l’altro che gli fa da contraltare. Harry e Sally sono interessanti solo se presi l’uno in virtù dell’altra. Anche perché il solo modo in cui si comportano quando sono insieme esprime appieno ogni aspetto che la pellicola si propone di affrontare. Vedendo Harry che guarda perplesso Sally che ci mette dieci minuti per ordinare un panino, noi spettatori capiamo senza problemi che dietro quello sguardo si nasconde una passione crescente per quella persona, senza che ci sia bisogno di sottotitolare il tutto con parole o altre immagini, come accade in quasi tutte le commedie romantiche che si possono vedere sullo schermo. Fondamentali per ottenere questo effetto finiscono per essere le interpretazioni dei due protagonisti. Sally ha il volto dell’attrice che, insieme a Julia Roberts, rilancerà nel corso degli anni ’90 un autentico divismo del genere, che mancava grossomodo dagli anni ’40, ovvero Meg Ryan. Harry invece è impersonato dal caratterista, amico di vecchia data del regista, Billy Crystal, perfettamente in parte soprattutto perché, mai come in questo caso, personaggio e interprete coincidono nell’indole come nei ragionamenti.
Questa complicità dei due protagonisti, tale da renderli complementari e imprescindibili l’uno per l’altra, è anche uno degli elementi che rende Harry ti presento Sally una commedia per ogni tipo di spettatore. Le commedie romantiche standard hanno la fama di essere opere che fanno sognare le spettatrici e annoiare gli spettatori, più predisposti all’azione che alla riflessione sui sentimenti. Questo perché esse hanno il più delle volte per protagonista una donna alle prese con vicende sentimentali complicate, che ragiona, ovviamente, con schemi mentali femminili, che hanno come destinatario principale (quando non unico) una platea di donne. L’unica eccezione degna di nota è ancora una volta rappresentata da Woody Allen, che ha portato sullo schermo meglio di chiunque altro la concezione maschile dell’amore. La forza di Harry ti presento Sally sta proprio nella mancata totale aderenza ad una prospettiva. Nora Ephron è riuscita nell’impresa, più tipica dei romanzieri che degli sceneggiatori, di rendere non solo credibili, ma estremamente realistici sia il punto di vista femminile sia quello maschile. Quando Sally esprime le sue idee, verosimilmente le spettatrici in sala concorderanno con lei e adoreranno il suo personaggio, mentre gli uomini non la capiranno mai del tutto. Viceversa, quando a parlare è Harry, con le sue teorie da playboy e le sue riflessioni sul genere opposto, lo spettatore uomo non può che ritrovarsi in toto nei suoi ragionamenti, che verranno sicuramente tacciati come superficiali dalle donne in sala. Di conseguenza la visione del film si trasforma ben presto in una formidabile lotta di genere dalla quale escono tutti vincitori. Il lieto fine non è mai stato così lieto perché è tale da entrambe le prospettive, non solo da una di esse. Ne viene fuori una rom-com che accontenta tutti, senza verosimilmente annoiare nessuno.
Un film come Harry ti presento Sall finisce per segnare la propria epoca senza mai passare di moda. Guardato oggi, a distanza di trent’anni, si provano le stesse sensazioni che si potevano percepire all’epoca della sua uscita in sala. Ha finito anche per conquistare la generazione dei figli di coloro che l’hanno vissuto sulla propria pelle, dei vari Harry e Sally che si sono ritrovati nei personaggi sullo schermo. Di fronte ai classici, insomma, si può solo abbassare il cappello.