Alla veneranda età di novantaquattro anni Clint Eastwood non si ferma e torna in sala con il suo nuovo (forse ultimo) film: Giurato numero 2. Per l’occasione, il cinque volte premio Oscar ex pupillo del western all’italiana si butta su un dramma giudiziario, dove la verità che viene sentenziata all’interno di un aula di tribunale potrebbe non corrispondere a quanto realmente accaduto. Un genere, quello del dramma giudiziario, sempre attuale ma ritornato molto alla ribalta grazie al recente successo di Anatomia di una caduta.
Giurato numero 2 arriverà nelle sale a partire dal 14 novembre distribuito da Warner Bros.
Giurato numero 2: trama
Justin Kemp (Nicholas Hoult) è un giovane padre di famiglia che presta servizio come giurato all’interno di un importante processo penale per omicidio. Durante il corso dell’udienza però, Justin Kemp si rende conto che forse il vero assassino non è James Sythe (Gabriel Basso), seduto sul banco degli imputati, ma è Kemp stesso. Durante il processo anche l’avvocato dell’accusa (Toni Collette) per via di alcuni indizi suggeriti dall’ex detective Harold (J. K. Simmons) inizia a nutrire dubbi sulle reali dinamiche del delitto.
Oltre ogni ragionevole dubbio
All’interno dei principi fondamentali di tutte le democrazie, fino a prova contraria vi è l’innocenza dell’imputato. Questo dovrebbe garantire un giusto procedimento giudiziario e portare ad una ricostruzione dei fatti che porti ad una condanna definitiva solo se questa e certa oltre ogni ragionevole dubbio. Purtroppo però, le aule dei tribunali non sono dei luoghi utopici amministrati da entità semidivine esenti all’errore umano. Gli errori spesso accadono e la posta in gioco è la libertà dell’individuo.
Giurato numero 2: un racconto che delinea le possibili falle all’interno di un giudizio penale
Giurato numero 2 delinea un perfetto ritratto di quelli che possono essere ostacoli che un imputato può trovarsi a dover affrontare. Ostacoli spesso invisibili al possibile reo, che quindi non ha modo di poter scavalcare. In primis la giuria, che Clint Eastwood pone sotto una ciclopica lente d’ingrandimento, a volte impreparata o non adatta per il compito. Inoltre, dato che questa è composta da una pluralità di persone differenti per sesso, età e livello culturale, la prolungata mancata unanimità può essere causa di decisioni finali nate più dalla voglia di concludere in velocità piuttosto che da un reale senso di giustizia.
Vi sono poi le testimonianze oculari, a volte veritiere altre volte alterate dal lungo tempo trascorso o ancora indotte da falsi ricordi. I pregiudizi nei confronti di chi è ammanettato in aula e la fortissima voglia di vedere qualcuno sulla gogna (non solo mediatica) sono poi spesso una benzina che alimenta un fuoco emotivo che facilmente può far propendere i giurati a premere il tasto del “guilty”. Se poi a tutto questo vi si aggiunge un ottimo avvocato dell’accusa la cui nomina a procuratore è già scritta a matita, non è improbabile che si possa cadere in sentenze errate.
Ovviamente Giurato numero 2 racconta un caso limite, ovvero quello di un giurato coinvolto in maniera attiva in un omicidio, ma questo non deve distogliere lo sguardo dal racconto che Clint Eastwood fa sui possibili errori e falle di giurati e non all’interno di un processo penale.
Una regia efficace ed un cast in gran forma
Il talento non ha età dicono alcuni, questo non è sempre vero ma Clint Eastwood sicuramente non ha mai perso il suo smalto. La regia di Giurato numero 2 segue gli esempi dei grandi film di genere giudiziario (primo fra tutti 12 Angry Men del 1957). Gran parte del film si svolge all’interno della camera dei giurati, il luogo dove si decidono le sorti dell’uomo sul banco degli imputati.
Nessun fronzolo o virtuosismo, la camera passa dolcemente da un giurato a un altro, da un uomo a un altro, da un passato ad un altro. Nicholas Hoult, bravissimo nel ruolo, si trova a dover affrontare un dilemma morale di biblica memoria ma sempre attuale: la contrapposizione tra giustizia e verità. Questa viene ben sottolineata dal personaggio di Justin Kemp sulle battute finali del film, in un dialogo con il personaggio interpretato da Toni Collette.
Un film riflessivo e dall’alto tasso emotivo. Giurato numero 2 lascia ampio spazio alla commozione, i dialoghi tra i giurati e i flashback sulle dinamiche dell’omicidio fanno scendere la lacrimuccia in maniera naturale e non forzata. Le grandi musiche e le scene strazianti non servono quando al centro del racconto vi sono drammatiche storie di vita.
In conclusione
Il buon vecchio Clint colpisce ancora: Giurato numero 2 è un film splendido nelle sua semplicità complessa. Una pellicola senza grandi effetti, grandi scenografi e set, quasi interamente girata in una piccola stanza dentro la quale vi sono dodici persone ognuna delle quali rappresenta uno spaccato della società. Una dura critica ad alcuni aspetti del sistema giudiziario, spesso cieco e convinto di una imparzialità dei giurati che quasi mai può esistere.