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Girl Power – la recensione del nuovo film Netflix

Uscito giusto in tempo per l’otto marzo, Girl Power – la rivoluzione inizia a scuola (in originale Moxie) è una intelligente commedia adolescenziale sull’importanza di unirsi contro i piccoli e i grandi atti di sessismo giornalieri.

Vivian (Hadley Robinson, vista recentemente in Piccole Donne) ha 16 anni e non c’è niente di cui le importi. Nella lista annuale della scuola, stilata dai bulletti più popolari nei confronti di tutte le ragazze del liceo, lei è votata come più obbediente. Ispirata dalle proteste che la madre faceva alla sua età, Vivian finalmente apre gli occhi a tutti i gesti più o meno piccoli di sessismo che le ragazze, e lei stessa, subiscono e considerano normali. In un momento di rabbia per queste ingiustizie, Vivian fonda Moxie (slang americano per coraggio), una zine che denuncia tutte le ingiustizie che le ragazze del suo liceo subiscono quotidianamente. Moxie da zine diventa un collettivo: solo con la comunità di tutte le donne (e degli alleati), è possibile un cambiamento.

Vivian

Girl power inizia con un incubo di Vivian: è da sola scappa da qualcosa in una foresta minacciosa. Prova a urlare ma non ci riesce. Vivian non ha una voce. Attraverso Moxie, lei finalmente ha qualcosa che le interessa e con cui può veramente aiutare le altre ragazze. Ma in un certo senso si rifugia dietro Moxie, non rivelando a nessuno di essere lei la mente dietro al movimento. Se quindi ha il coraggio necessario a denunciare le ingiustizie, non ha ancora il coraggio di prenderne responsabilità. Il suo cambiamento è da ragazza obbediente e senza motivazione, a coraggiosa e leader.

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Moxie viene quindi preso a baluardo di tutto il movimento che Vivian crea: è coraggio, di denunciare i piccoli e i grandi atti di misoginia, coraggio che si ha solo se si è circondai da una rete, da una comunità forte. La comunità è un tema importante del film. La diversità e l’inclusività qui, a differenza di altri prodotti Netflix, non è solo decorativa: è la comunità e l’unione di persone altrimenti isolate a creare cambiamento. Si sentono parte del gruppo tutte le ragazze, di ogni etnia, orientamento sessuale, identità di genere (è solo suggerito che una delle ragazze sia trans o non-binary), popolarità, o carattere.

Molto bello il percorso della migliore amica di Vivian, Claudia (Lauren Tsai), di genitori cinesi, considerata vigliacca da Vivian perché non partecipa agli atti più ribelli del collettivo, quando Vivian non mette in conto che chi non è bianco deve stare molto più attento alle proprie azioni. Il femminismo del film aspira ad essere quindi di tipo intersezionale: capisce che le problematiche femministe vanno di pari passo con quelle razziste, classiste e omofobiche. Peccato però che non approfondisca questi temi: di razzismo si parla solo nel caso di Claudia, e non per esempio, di Lucy (Alycia Pascual-Pena), che è sottinteso che sia perseguitata per il suo essere nera latino-americana, anche se non è mai esplicitato. Ricordiamoci che la protagonista, come la regista e la sceneggiatrice, sono donne bianche: il punto di vista è quindi quello femminile, ma di una classe privilegiata che, nel suo privilegio, deve includere anche le altre. Non ancora quindi un messaggio perfetto ma arriverà, e sarà portato da sceneggiatrici e registe di esperienze e punti di vista diversi.

Girl Power è sia un racconto di formazione (Vivian deve trovare la sua voce) ma anche un inno al coraggio e alla comunità in tempi in cui siamo fisicamente estremamente divisi. Scritto in maniera molto intelligente, Girl Power non demonizza gli uomini: nel film ci sono esempi di alleati, ragazzi con dei difetti, ma che sanno quando fare un passo indietro per questioni che non possono capire e farsi avanti per denunciare le ingiustizie. Questi gesti sono esemplificati magistralmente attraverso l’idea visiva delle stelle e dei cuori sulla mano, simbolo di lotta e alleanza, che compongono alcune delle scene più emozionanti del film.

Sono questi i tipi di nuovi film per adolescenti di cui le nuove generazioni hanno bisogno: film che esortino, incoraggino e che siano di ispirazione. Diretto da Amy Poehler, che interpreta la madre di Vivian e scritto da Tamara Chestna (incredibilmente la sceneggiatrice di After), tratto dal libro Girl Power, scritto da Jennifer Mathieu. Il bullo Mitchell è Patrick Schwarzenegger, figlio di Arnold.

PANORAMICA RECENSIONE

regia
soggetto e sceneggiatura
performance
emozioni
Marianna Cortese
Marianna Cortese
Attualmente laureanda in Lettere Moderne, ho sempre avuto un appetito eclettico nei confronti del cinema, fin da quando da bambina divoravo il Dizionario del Mereghetti. Da allora ho voluto combinare cinema e scrittura nei modi più diversi e ho trangugiato di tutto: da Kim Ki-Duk a Noah Baumbach, da Pedro Almodovar a Alberto Lattuada. E non sono ancora sazia.

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