“Foxcatcher” è un film diretto da Bennett Miller nel 2014. Candidato a 5 premi Oscar, ha vinto al festival di Cannes il premio “Prix de la mise en scène” per la miglior regia. Il trio protagonista è formato da Steve Carell, Channing Tatum e Mark Ruffalo. Tratto da una storia vera, il film prende spunto dall’autobiografia del lottatore Mark Schultz, scritta nello stesso momento della sceneggiatura.
Foxcatcher, Trama
I due fratelli e campioni olimpici di lotta libera Mark e Dave Schultz vengono invitati dal milionario John E. du Point a vivere nella sua gigantesca residenza in Pennsylvania. L’obiettivo è di formare una squadra da allenare, per qualificarsi ai giochi olimpici di Seul nel 1988 e vincere la competizione. Il rapporto fra i tre protagonisti sembra andare per il verso giusto e Du Point diventa il principale finanziatore e coach della squadra. Piano piano il clima inizia a mutare e i legami che li uniscono si fanno più problematici, evidenziando dei contrasti.
Foxcatcher, Recensione
Foxcatcher è un film sportivo, che presenta uno sport non così diffuso nel nostro paese; la lotta libera. La particolarità consiste nel modo in cui viene raccontata questa storia, che nel corso degli eventi prende una piaga differente e amplia i suoi orizzonti da quello a cui il film sembrava destinato. La terza opera del regista Bennett Miller si concentra maggiormente sui caratteri dei personaggi e sul rapporto che sussiste tra essi. La pellicola infatti assume quei tratti drammatici, che rendono il tutto più interessante, discostandosi dal semplice film sportivo e prendendo quegli spunti che lo elargiscono come uno dei migliori lavori cinematografici degli ultimi anni.
Miller sembra averlo compreso appieno, ciò che rende grande un’opera ambientata nel mondo dello sport, non è tanto quello di arrivare alla vittoria dell’ambita competizione finale, presente in qualsiasi film di genere. Bensì concentrarsi sul livello psicologico dei personaggi coinvolti, che siano i giocatori o le persone vicino ad essi. In questo caso Miller riesce a centrare il punto.
È una storia basata sul legame tra il ricco coach della tenuta Foxcatcher interpretato da Steve Carell e il giovane atleta interpretato da Channing Tatum. Entrambi puntano a vincere la gara e il coach è disposto a fare di tutto perché la sua squadra trionfi nella competizione. I due sembrano però condividere anche un’altra cosa, la visione di una nazione che ritorni ad essere potente e glorificata, e attraverso la lotta libera si prefissano di raggiungere questo scopo.
Viene poi analizzata, da un punto di vista pienamente psicologico, la figura compromettente di Du Point, un uomo che sembra aver subito il peso di appartenere a una famiglia tanto importante come la sua. Il fatto di non sentirsi all’altezza, anche per via del rapporto non troppo pacifico con la madre, donna austera di un’altra generazione. La sua convinzione di potersi permettere qualsiasi cosa grazie al suo patrimonio finanziario, evidenzia ulteriormente delle fragilità evidenti. Il regista è molto bravo a tratteggiare una certa dose di umanità in dei personaggi spesso ambigui e di dubbia onestà.
Un giovane protagonista che affronta varie difficoltà, dovute anche al suo abuso di cocaina che apprende dal coach Du Point e che descrive di come sia un passatempo abituale nel giro dell’alta borghesia americana, dove il lottatore viene introdotto grazie al mister.
Mark Ruffalo interpreta Dave Schultz, uno sportivo, padre di famiglia con due figli. La sua ottica è inizialmente diversa da quella di Mark e le sue scelte sono orientate rispetto al ruolo sociale che va ad occupare, quello di marito e padre. È una figura più saggia, che vuole molto bene al fratello e che farà di tutto per portarlo alla vittoria. Il suo contributo si rivela essenziale e la sua bontà unita alla sua astuzia cambierà il corso degli eventi.
In Conclusione
I tre protagonisti sono eccezionali e Steve Carell interpreta uno dei suoi ruoli migliori. L’attore ha dimostrato di essere estremamente versatile e non relegato alla sola figura di comico. Una grandissima interpretazione, quasi irriconoscibile in questo film. Anche Ruffalo mostra prova di tutto il suo talento, e riesce a stare all’altezza rispetto alla complessità della figura di Carell.
La storia è scritta benissimo e si snoda in tutta la sua drammaticità. La regia è strepitosa grazie a un ottimo mestierante Bennett Miller, autore completo che rivela al mondo la sua capacità di narrazione visiva. Il montaggio è fluido e perfetto, prevalentemente nelle scene di lotta, ben raccontate. La fotografia lascia sorpresi per la scala di colori che va dal marroncino al giallognolo. Meravigliosa.
Foxcatcher è quindi un film molto bello, che affronta questo rapporto tra fratelli in maniera originale, che non perde mai il punto di dove vuole andare a parare, lineare e diretto, fino alla fine, che non risparmia neppure dei colpi di scena molto tensivi. La costruzione di questi legami è ciò che serve al regista per parlare di emozioni e sentimenti nascosti che ognuno dei protagonisti si porta dentro. Lo sport diviene l’elemento centrale su cui far ruotare queste relazioni. Per questa ragione si dimostra un grande film sportivo, che merita assolutamente la visione.