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Forever Young – Les Amandiers, la recensione

Les Amandiers, tradotto in Italia come Forever Young, è un film di ispirazione autobiografica per la regia di Valeria Bruni Tedeschi. Distribuito nelle sale italiane da Lucky Red in collaborazione con Bibi Film e Raicinema, Forever Young è un Amarcord struggente e nostalgico basato sui suoi anni giovanili di formazione presso la prestigiosa Ecole Les Amandiers di Nanterre.

Il polo era il centro di formazione teatrale più importante e selettivo della Francia. Esso è riconosciuto nel paese transalpino per aver sfornato i migliori talenti della recitazione. All’epoca (gli anni 80′), Les Amandiers era posto sotto la direzione del compianto attore e regista Patrice Chereau, in collaborazione con Pierre Romans.

Louis Garrel
Louis Garrel e Nadia Tereskiewicz in un frame del film

Forever Young – Les Amandiers: il cast

Protagonista Nadia  Tereszkiewicz nei panni di Stella, una proiezione reale di Valeria Bruni Tedeschi e Louis Garrel nei panni di Patrice Chereau, indimenticabile e indiscusso protagonista della scena teatrale e cinematografica francese. Il resto del cast è composto da comprimari che hanno deciso di tentare la strada della fortuna con l’École, anzi al Theatre des Amandiers. 

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Da segnalare in particolare Micha Lescot nella sua presenza discreta ma ugualmente importante nei panni di Pierre Romans, codirettore insieme a Chereau della scuola. Clara Bretheau interpreta invece Adèle, e Vassili Schneider è un altro allievo, Victor. Mentre Sofiane Bennacer è il tormentato Etienne, compagno di corso, ma soprattutto interesse amoroso di Stella. E nella vita reale anche di Valeria Bruni Tedeschi, nonostante abbia dovuto difendersi da accuse di stupro da parte di tre donne. L’accusa è stata rilanciata dal giornale Libèration, ma secondo la Tedeschi si è trattato di puro linciaggio mediatico.

Forever Young
Nadia Tereskiewicz, Louis Garrel e Vassili Schneider in un frame del film

Forever Young – Les Amandiers: trama e recensione

Alla fine degli anni 80, Stella, Etienne, Adèle e tutta la restante troupe di allievi hanno vent’anni. Sostengono e passano l’esame di ammissione alla famosa scuola creata da Patrice Chéreau e Pierre Romans al Teatro Amandiers di Nanterre. Sogni, speranze, illusioni, disillusioni, istrionismi in ogni forma. Vaghezza incompiuta, narrata e non taciuta, questo è Les Amandiers, tradotto con un improbabile Forever Young.

L’attesa di qualcuno o qualcosa in Forever Young, rende gli allievi o futuri tali come inquieti in cerca di una vetta, di una popolarità che forse arriverà o forse no. Il valore è giustificato dall’attesa di un sogno potenzialmente reale, e si illumina nel momento in cui sullo sfondo si sente la parola Grazie, e allora gli istrionismi scompaiono. E’ Patrice Chereau, quì impersonato dall’onnipresente Louis Garrel, che sembra trovarsi a suo agio tra i vari biopic francesi.

Infatti, Garrel aveva già interpretato Jean Luc Godard nel film di Michel Hazanavicious. Si respira aria intensa, di libertà, erano anni spensierati ma impegnativi quelli vissuti dai ragazzi protagonisti della pellicola, e non dimentichiamo dalla stessa Bruni Tedeschi. Le paure, le passioni, ma anche le prime tragedie hanno fatto parte delle loro vite in Forever Young – Les Amandiers.

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Micha Lescot e Louis Garrel in Forever Young
Micha Lescot e Louis Garrel in un frame del film

La potenza dei ricordi in Forever Young – Les Amandiers

Se risultano potenti i ricordi delle prove e della costruzione di una potenziale carriera attoriale, non si può dire lo stesso della parte dedicata alla relazione tormentata e in un certo senso tossica dei due protagonisti. Ma non dimentichiamo che è una sorta di romanzo di formazione, di Valeria Bruni Tedeschi in primis e degli undici ragazzi che sono con lei in quest’avventura di crescita che parte dal Theatre Des Amandiers e passa anche per lo Studio di Lee Strasberg di New York.

In Forever Young – Les Amandiers ogni idea deve essere un evento secondo la preparazione imposta e donata in un certo qual modo da Chereau, tutto il resto deve funzionare a meraviglia. Lo spettro dell’Aids è presente, come anche quello della droga, e in questo caso la vita è potente e presa di petto. Tutto quello che può servire viene fatto, e il palcoscenico si fonde con la vita reale dei protagonisti.

Una vera e propria rievocazione nostalgica e dolente in quello che è stato e che non potrà più essere. La storia è quella di un’intera generazione di quel periodo, dove l’energia era fondamentale, ma al tempo stesso funestata dalle problematiche tipiche di quelli anni. Questo continuo conflitto interno tra vitalità e morte, è risultato positivo per l’evoluzione dei caratteri all’interno del film.

Sofiane Bennacer e Nadia Tereszkiewicz
Sofiane Bennacer e Nadia Tereszkiewicz in un frame del film

L’esperienza di Valeria Bruni Tedeschi all’Ecole Les Amandiers

Prendendo spunto dal suo vissuto di giovinezza, fatto di passione per la recitazione, Valeria Bruni Tedeschi racconta quello che è stato un luogo importante dove convivevano arte e vita. L’Aids non aveva messo ancora alcun freno alla totale libertà. L’attrice ha descritto la scuola come il posto più ambito in cui poter mettere piede per un giovane alle prime armi con il sacro fuoco della recitazione. Attraverso la collaborazione con le sceneggiatrici Noemie Lvovsky e Agnes De Sacy, la Tedeschi ha cercato di essere fedele a questo focus, che sembra un intenso battito cardiaco sulla sua giovinezza.

Attraverso un lungo casting, l’attrice ha ritrovato più paura, più prudenza e più corazze nei giovani provinati per i diversi ruoli all’interno della pellicola. Da Patrice Chereau, Valeria Bruni Tedeschi ha appreso dei concetti fondamentali sul duro lavoro, sul sacrificio e sulla fatica, oltre alla riflessione e i nuovi inizi.

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Forever Young Cannes 2022
Il cast del film al 75esimo Festival di Cannes

Da attrice, si tratta di investigare la vita su un nuovo pianeta, quello del lavoro. E’ il racconto di questa strana scuola che è laboratorio, che si fa esperienza, dove è permesso il passaggio dalla vita alla scena e viceversa. Emergono verità che permettono non di recitare, ma di essere sè stessi. Quello che Chereau amava nelle persone era l’oscurità, ovvero la complessità insita nell’animo umano. Anche la collera controllata nell’attore faceva parte del risultato finale nel lavoro di ricerca che esso compie.

Louis Garrel ha avuto il suo modo di interpretare Patrice Chereau, ed è stato molto personale il suo metodo, frutto anche di una sua visione scaturita dall’incontro con il regista stesso molti anni fa. Gli attori altro non sono che strumenti che aprono o chiudono le loro emozioni secondo diversi fattori.

Per la regista il periodo di permanenza a Les Amandiers, si è concretizzato in un lavoro commovente, doloroso ma al tempo stesso molto vitale. Anche se non sono mancati i periodi difficili, il risultato è stato poi alquanto gioioso. Quest’esperienza è rimasta incardinata per sempre nella mente di Valeria Bruni Tedeschi, che ha scelto il miglior modo di evocare i suoi ricordi. Ma soprattutto il pensiero più grande è quello relativo a Patrice Chereau, come elevato mentore, i cui insegnamenti sono rimasti per sempre scolpiti nella sua memoria.

Il trailer

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Valeria Bruni Tedeschi torna alle radici della sua giovinezza e della sua formazione, con una pellicola che è un inno alla vitalità, ma soprattutto un omaggio al suo mentore di quel periodo fatto di luci e ombre, Patrice Chereau.

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