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Foe – la recensione del thriller con Saoirse Ronan e Paul Mescal

Dopo il successo del suo esordio con Lion – La strada verso casa (2016) e l’accoglienza ben più tiepida tributata alla sua opera seconda, Maria Maddalena (2018), nel 2023 il regista australiano Garth Davis regala al grande pubblico il suo terzo film, Foe. Nel realizzarlo, ricorre a due dei volti più giovani, capaci e popolari dello scenario attoriale contemporaneo: Saoirse Ronan (pluri-candidata al premio Oscar) e Paul Mescal (anch’egli da quest’anno frequentatore dell’Academy). Davis agisce nel raggio d’azione di un genere molto popolare nell’audiovisivo attuale, quello del thriller distopico dalle venature dark e dai risvolti esistenziali e umani. Ne risulta un lungometraggio di 110 minuti, presentato in anteprima  lo scorso settembre al New York Film Festival e a seguire nelle sale internazionali. 

Foe

La trama del film

Corre l’anno 2065, lo sfondo è quello di un nodoso e arido Midwest in cui lacqua è ormai pressoché sconosciuta. Là vivono la loro quotidianità rurale i giovani sposi Junior (Paul Mescal) e Henrietta (Saoirse Ronan). La loro perlopiù litigiosa vita di coppia viene interrotta dall’arrivo del serafico Terrance (Aaron Pierre). Egli è rappresentante della OuterMore, una sorta di imprecisata azienda che ha assunto una funzione pressoché governativa gestendo lo Stato e i cittadini. Quest’ultimo riferisce alla coppia, con scarse premesse e senza giri di parole, che in virtù delle sue esemplari capacità fisiche Junior è stato scelto dall’azienda per una missione di popolamento nello spazio. Dunque, senza possibilità di replica o scelta e senza che la moglie possa seguirlo, il giovane sarà chiamato a partire entro due anni. Sarà mandato su una stazione spaziale dove permarrà per mesi e mesi. L’uomo tenta di obiettare, ma con scarsi risultati. 

Dal canto suo anche la moglie manifesta estremo malcontento all’idea di dover rimanere sola nella fattoria in cui vivono, che percepisce come un ambiente ostile. Per tranquillizzarli, l”intransigente rappresentante mette a loro disposizione un nuovo prodigio della scienza. Terrance riferisce infatti che, se registrerà la loro quotidianità abbastanza a lungo, alla partenza di Junior sarà fornito ad Henrietta un sostituto biologico”. Si tratta di un’intelligenza artificiale clone del marito che rimarrà con lei durante tutto il tempo in cui altrimenti sarebbe sola. La permanenza di Terrance tuttavia non tarda a creare tensione nella già scarsamente distesa atmosfera domestica. Molto presto emergono fra i due coniugi ostilità che rischieranno di diventare irrisolvibili al momento della partenza (o del ritorno?) di Junior. 

Foe – La recensione del film

Dagli albori dello star system hollywoodiano, il volto di una stella è sempre stato parziale garanzia non necessariamente di qualità quanto più di un successo al botteghino. In Foe,  la formula è corroborata ma date le doti degli attori in questione l’effetto è doppiamente potenziato: i volti celebri sono due (Ronan e Mescal), ed entrambi sintomatici di qualità oltre che di popolarità. Se questo film può permettersi di vantare un pregio, è infatti proprio quello insito nei suoi interpreti. Con le proprie capacità perfettamente in forze – per quanto inevitabilmente costrette entro certi confini imposti dalla limitatezza intrinseca alla sceneggiatura – i due protagonisti mettono in campo delle performance che sono indubbiamente il punto focale di maggior rilevanza dell’intero minutaggio del film

La dinamica dei personaggi, però, è a doppio taglio: Junior e Henrietta sono tanto complessi quanto confusi (nella scrittura). Pur agendo al massimo delle loro potenzialità valorizzando il prodotto ultimato, Ronan e Mescal si ritrovano nei panni di personaggi sì in lotta, sì contrastati e stratificati, ma purtroppo – e loro malgrado – anche sfumati, scarsamente identificabili e maldestramente scritti. Ciononostante, il lavoro dei due interpreti eleva esponenzialmente Foe, assieme agli sforzi della fotografia. Questa, curata da Mátyás Erdély (Il figlio di Saul) rende perfettamente il tono di una cornice ambientale secca, frustrata, arida. Quella che viene restituita allo spettatore in modo ottimamente funzionale è unatmosfera assolutamente povera di vita, di colori e di fertilità in cui, coerentemente, si collocano due protagonisti anchessi spenti nelle loro pulsioni esistenziali, segnati da un perenne senso di rabbia crudo e spigoloso. 

Foe: un’atmosfera distopica che non centra il bersaglio perdendosi nei meandri del sentimentalismo

Certamente la scelta di genere del thriller distopico oltre che azzeccata è anche intelligente. Lo è soprattutto nel suo coniugarsi, peculiarmente rispetto ad altri esempi dello stesso caso, alle dinamiche di una giovane coppia sposata litigiosa e turbolenta. Quella che con Foe viene restituita sullo schermo, in effetti, è unatmosfera buia e soffocante. Questa, quantomeno negli intenti e nell’impostazione, si direbbe funzionale ad un successo di pubblico. Tuttavia, con lo scorrere dei minuti, questa stessa atmosfera tende a perdersi nei meandri di una vicenda francamente fin troppo semplice, e il tessuto connettivo della distopia alla lunga non si rivela sufficiente a contenere in sé organicamente gli sviluppi del lungometraggio. In conseguenza, il crescendo imposto dall’effetto sorpresa finale non ha modo né spazio di deflagrare a dovere. Così, gli effetti del punto di svolta narrativo, sbrigativi, non hanno tempo di dispiegarsi con dovizia di particolari. 

Foe

Di fronte ad un film in cui la confusione e la mancanza di focus sembrano fare da padroni, i meriti delle premesse (genere, interpretazioni e fotografia) si perdono in un caotico disordine di fondo, rendendo l’impressione di un prodotto povero e poco compatto. A conti fatti, di fronte a Foe la sensazione è quella di star osservando un dimenticabile episodio di Black Mirror, scarno e decisamente troppo lungo – e, per giunta, del Black Mirror delle ultime stagioni manchevole dei guizzo di originalità che lo ha reso glorioso in passato. 

PANORAMICA

Regia
Soggetto e sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Foe, nonostante le buone interpretazioni dei suoi protagonisti, a tratti perde le fibre del suo potenzialmente efficace thriller distopico fra le maglie di un sentimentalismo forse eccessivo.
Eleonora Noto
Eleonora Noto
Laureata in DAMS, sono appassionata di tutte le arti ma del cinema in particolare. Mi piace giocare con le parole e studiare le sceneggiature, ogni tanto provo a scriverle. Impazzisco per le produzioni hollywoodiane di qualsiasi decennio, ma amo anche un buon thriller o il cinema d’autore.

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