L’ atto finale della trilogia di Krzysztof Kieslowski, Film Rosso, sarà riproposto da Lucky Red in una nuova versione 4K dal 13 al 15 novembre. Conclusione della trilogia iniziata con Film Blu (1993) con protagonista Juliette Binoche. La pellicola ha vinto il Leone d’Oro ex aequo con America Oggi di Robert Altman alla 50esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Il secondo capitolo invece è Film Bianco con protagonista Julie Delpy, Orso d’Argento per la migliore regia al Festival di Berlino 1994.
Quest’ultima parte invece fu presentata al Festival di Cannes sempre nel 1994, in una giuria presieduta da Clint Eastwood. Gli fu preferito Pulp Fiction di Quentin Tarantino per la Palma d’Oro, e sono molte le voci discordanti che nel corso degli anni ritenevano la pellicola del regista polacco, meritevole del premio principale.
Film Rosso: il cast
La protagonista di quest’atto conclusivo della trilogia kieslowskiana, è interpretata da Irène Jacob (Valentine Dussaut). Jean-Louis Trintignant invece regala un’indimenticabile interpretazione nei panni del giudice Joseph Kern. Jean-Pierre Lorit e Frederiquè Feder sono rispettivamente lo studente di legge Auguste Bruner e la sua ragazza Karin. Nel finale compaiono in una fugace apparizione i personaggi dei primi due capitoli, ovvero Benoit Régent (Olivier), Juliette Binoche (Julie Vignon), Julie Delpy (Dominique Vidal) e Zbigniew Zamachowski (Karol Karol). Completano il cast Samuel Le Bihan (il fotografo), Roland Carey (il trafficante), Teco Celio (il barman), Jean Marie Daunas (custode del teatro), Bernard Escalon (il negoziante di dischi), Elzbieta Jasinka (la moglie). Jean Schiegel è il vicino, Marion Stalens la veterinaria e Paul Vermeulen l’amico di Karin.
Film Rosso: trama e recensione
A Ginevra, la giovane modella Valentine ha un incidente e investe un cane. In seguito alla ricerca del padrone si imbatte in un giudice in pensione, Joseph Kern. L’ uomo appare come un individuo solitario e scontroso, ma in realtà nasconde un segreto oscuro. Sarà una realtà sorprendente che farà avvicinare per curiosità la donna a lui. Attraverso un dialogo costante emergeranno nuove verità nascoste.
La solitudine è al centro dell’ultimo grande atto della trilogia di Kieslowski. Destino e coincidenza che si intrecciano. Lei non vuole niente. Deve solo smettere di respirare, dice il giudice alla donna. Il respiro permette di sospendere metaforicamente il pensiero senza pregiudizio.
Un uomo che non crede (almeno all’apparenza) più in qualcosa. Questo lato nichilistico altro non è che il racconto di un tradimento continua con la dimostrazione dell’amore nel corso degli anni. Un tradimento che diventa ossessione con successiva umiliazione. Ma tutto è filtrato attraverso il potere dell’evocazione.
Le immagini si susseguono nella routine quotidiana della donna, tutta concentrata nella preparazione dello spot pubblicitario per il suo lavoro di modella. Oltre alla preparazione, appare anche la gigantografia della sua immagine, bigger than life, tra le vie di Ginevra. Lo stesso chewing gum assume una dimensione di retropensiero narrativo funzionale al racconto che vuole far proseguire Kieslowski.
Il telefono come metafora di connessione/separazione tra i personaggi
La scoperta delle intercettazioni da parte di Valentine su questo giudice, non è quella delineata nell’altro capolavoro di Francis Ford Coppola, La conversazione. Ma qui assurge ad una dimensione e valenza spirituale. E’ l’elemento chiave che serve a decifrare l’aridità umana dell’uomo.
Il fidanzato della donna, Michel, è all’interno della pellicola, ma ne udiamo solo la voce, dal telefono. L’uomo si trova in Inghilterra, e ha più l’aria di un controllore che di un amorevole figura nei confronti di Valentine. Infatti il suo tono appare spesso sospettoso, puntiglioso e interrogatorio verso la fidanzata. Ed emerge un altro aspetto: la donna si sente come imprigionata in un rapporto insoddisfacente. Tutto questo rende la figura di quest’uomo odiosa agli occhi (anzi alle orecchie) dello spettatore.
Ma emblematica è questa figura del giudice. Così apparentemente cinico e disincantato, Joseph lascia trapelare degli sprazzi malinconici a proposito del proprio passato. E il binomio tradimento/vendetta si fa più chiaro, come un leit motiv incessante che torna più volte nel corso della pellicola. Ma non lo fa con la violenza fisica, bensì attraverso simbolismi metaforici e spirituali.
Auguste diventa un’astratta rappresentazione nel presente di quello che è stato, ma soprattutto di ciò che è accaduto al giudice molti anni prima. Tuttavia il finale, oltre a far intrecciare i personaggi dei precedenti e degli attuali capitoli, lascia intravedere una decisa nota di speranza sul suo personaggio nonostante l’apparente destino analogo.
La vendetta metaforica tra i vari personaggi si consuma sempre all’interno della narrazione. E questo è dovuto ad una sublime capacità di scrittura di Kieslowski. Infatti, è una grande qualità che il cineasta polacco ha saputo donare a Film Rosso, che è universalmente riconosciuto come uno dei migliori film della storia del cinema.
Curiosità
E proprio quest’idea unanime di capolavoro assoluto che caratterizza Film Rosso, il terzo atto della trilogia sui Tre Colori, che spinge a fare una riflessione. Nel 1994 quando fu presentato al Festival di Cannes, lo stesso Quentin Tarantino si era espresso sulla probabile Palma d’Oro alla pellicola. Così non è stato, ed è ingiusto perchè stiamo parlando di una vera e propria opera d’arte. Senza nulla togliere a Pulp Fiction, che è un’autentica pietra miliare del regista statunitense.
Malgrado i premi ai due precedenti episodi, la pellicola non ha coronato il sogno del regista polacco di portare a casa un terzo importante premio. Ma è riuscito a raccogliere comunque un premio Cesar per la migliore colonna sonora, e una candidatura ai Golden Globe come miglior film straniero (Polonia/Svizzera).
Inizialmente non fu ammesso agli Academy Awards per la stessa categoria. Infatti si levarono diverse proteste, compresa quella del produttore Harvey Weinstein, proprietario all’epoca della Miramax. Alla fine, Film Rosso è stato ammesso alle candidature per la migliore regia, migliore fotografia e migliore sceneggiatura originale.
Film Rosso è un monumentale e al tempo stesso intimo ritratto delle connessioni umane.
Conclusioni
Il dilemma complessivo che emerge, è quello sulla legalità, ovvero la barriera in quel sottile confine che il giudice Joseph sceglie di superare violando quella stessa legge, di cui egli stesso dovrebbe esserne il garante. La complessità delle relazioni umane, evidenzia come le vite delle persone siano intrecciate in modi sottili ma significativi. Film Rosso mette in luce il tema della casualità e della coincidenza nelle relazioni umane.
L’ uso intensivo del colore rosso è usato come simbolo dell’amore, della passione e della vita. Il colore rosso permea l’intero film e contribuisce a enfatizzare il suo significato simbolico. Tutto è rosso intorno, in quello che concettualmente è l’atto della fraternitè, ovvero la fratellanza. Film Blu, Film Bianco e quest’ultimo atto Film Rosso, sono un’unica trilogia quasi a suggellare un congedo del grande maestro polacco dal cinema.
Resta il rammarico di non aver potuto vedere il maestro, insieme al suo fido collaboratore alla sceneggiatura, Krzysztof Piesiewicz, completare l’altra sua trilogia dedicata alla Divina Commedia di Dante, ovvero Paradiso, Inferno e Purgatorio.
Trilogia che sarebbe stata portata comunque a compimento da registi diversi, quali il tedesco Tom Tykwer con Heaven (2002), con protagonisti Cate Blanchett e Giovanni Ribisi. Il bosniaco Danis Tanovic ha invece diretto l’Enfer (2005) con Emmanuelle Beart e Guillaume Canet. Mentre Nadzieja – Purgatory (2007) è stato diretto dal polacco Stanislaw Mucha, con Rafal Fudalej e Kamilla Baar.
In conclusione, Film Rosso apre alla discussione sulla riflessione tra possibilità e certezza, suggerendo come gli eventi casuali possano avere un nesso e al tempo stesso un impatto significativo sulle vite delle persone. Il regista è riuscito a chiudere la sua trilogia parlando dei grandi temi della vita, in un capolavoro che rimarrà per sempre nel cuore degli spettatori e nella settima arte.
Il trailer