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Ex machina – la recensione del thriller fantascientifico

Ex machina (2015) è l’opera che marca il debutto alla regia di Alex Garland, già sceneggiatore, che ha anche ideato soggetto e sceneggiatura del film. Con i suoi 108 scorrevoli minuti di durata la pellicola, thriller (fanta)scientifico attualmente disponibile su Netflix, problematizza quello che è comunemente noto come test di Turing, allargandolo a comprendere l’intera trama del film: come comprendere se una macchina è intelligente e cosciente?

Ex machina

La trama di Ex Machina

Ex Machina vuole sviluppare, attraverso i suoi protagonisti, una riflessione inedita sul rapporto tra l’uomo e la tecnologia, o nello specifico l’intelligenza artificiale, differenziandolo dagli altri (numerosi) prodotti realizzati sullo stesso tema. Caleb (Domhnall Gleeson) è un giovane programmatore che riceve la possibilità di lavorare per una settimana con il suo capo Nathan (Oscar Isaac) ad un progetto top secret. Giunto all’isolata casa-laboratorio di Nathan, Caleb scopre che il suo compito sarà quello di mettere alla prova tramite un procedimento noto come test di Turing l’intelligenza e la coscienza di sé di Ava (Alicia Vikander), l’umanoide creato da Nathan. Parlando con l’intelligenza artificiale, Caleb appare piacevolmente stupito dalle capacità di Ava e dalle sfumature umane della personalità che dimostra, tanto da invaghirsi di lei, e l’umanoide afferma di ricambiare il sentimento. Con il passare dei giorni i due soffriranno sempre più il carattere lunatico e imperativo di Nathan, innescato anche dall’abuso di alcool, e troveranno modi per comunicare in segreto. L’atmosfera oscura e enigmatica del laboratorio, tuttavia, porterà Caleb a finire per sprofondare in uno stato di profonda crisi: il giovane faticherà a distinguere ciò che è vero da ciò che è artificiale, e non saprà se riporre la propria fiducia in un umano a tratti folle (Nathan) o in una macchina amorevole (Ava).

La tecnica in Ex machina tra fotografia, montaggio, regia e sceneggiatura

L’interessante fotografia del film fonde magistralmente le tinte neon tipicamente fantascientifiche ai toni più neutri e naturali degli ambienti. La fotografia è stata curata dal sapiente Rob Hardy, che ha lavorato anche a Mission impossible: Fallout e Annihilation. Molte lodi sono state rivolte al montaggio del film, realizzato da Mark Day, che dilata i tempi della narrazione assicurando un forte e riuscito senso di suspense. Il pubblico potrà già aver apprezzato il lavoro di Day in Questione di tempo (Curtis, 2013, anch’esso con Domhnall Gleeson), anche se il montatore è più noto per il suo fondamentale apporto negli ultimi capitoli della saga di Harry Potter (Harry Potter e l’ordine della fenice, Harry Potter e il principe mezzosangue, Harry Potter e i doni della morte parte 1 e parte 2) e nei primi due capitoli della saga di Animali fantastici ad esso legata. Ex machina è curiosamente il primo film distribuito da quella che oggi è la più che nota A24 a vincere un Oscar (quello per gli effetti speciali). La A24, che nel non molto lontano 2015 era considerata una piccola casa di distribuzione indipendente, con gli anni si è affermata nel panorama cinematografico distribuendo film del calibro di Room, The Witch, Un sogno chiamato Florida, Lady Bird, The disaster artist, Midsommar, Diamanti grezzi ma anche il recentissimo e pluripremiato Minari.

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Ex machina

In occasione di Ex machina, lo sceneggiatore Alex Garland si posiziona per la prima volta dietro alla macchina da presa, ma resta comunque fedele alla sua area di competenza principale ideando soggetto e sceneggiatura del film. Garland ha affermato in più occasioni di aver iniziato a riflettere sul tema dell’intelligenza artificiale sin da piccolo, quando, dodicenne, si era convinto che il computer regalatogli dai genitori per imparare le basi della programmazione potesse vantare pensieri propri. Crescendo, Garland ha avuto modo di sviluppare con un amico neuroscienziato una riflessione sulla coscienza delle macchine, che lo ha portato a delineare i tratti principali della trama del film. Nonostante avesse sviluppato delle prime bozze concettuali per Ex machina già da molto tempo, il regista ha atteso di poter sviluppare il lungometraggio in totale libertà, per restare completamente fedele al progetto che aveva in mente. Per realizzarlo, gli è stato sufficiente un budget di 15 milioni di dollari, considerato basso per gli standard dell’industria. Ciò è stato possibile anche in ragione della quasi totale assenza di scene d’azione, che sono di solito le più costose da realizzare.

Ex machina

I tre protagonisti di Ex machina offrono magistrali esempi di recitazione

Ex machina vede la compartecipazione nel cast di tre interpreti talentuosi: Domhnall Gleeson, Alicia Vikander e Oscar Isaac. I tre sono affiancati da Sonoya Mizuno, che interpreta la fantasmatica Kyoko, tuttofare affascinante e silenziosa della casa-laboratorio. Se sulla carta il personaggio di Gleeson dovrebbe risultare il netto protagonista, è in realtà l’intero trio di attori a dominare la scena determinando il valore del film. Per Gleeson questo film rappresenta una curiosa inversione di ruoli nella sua carriera: nel 2013 l’attore irlandese aveva infatti interpretato Ash, un “uomo sintetico”, una sorta di intelligenza artificiale, in Torna da me, primo episodio della seconda stagione dell’acclamata serie antologica Black Mirror. In questo film la controparte femminile di Gleeson è identificabile nella svedese Alicia Vikander, che lo stesso anno sarebbe diventata conosciuta ai più per il suo lavoro a fianco di Eddie Redmayne in The Danish girl. Curiosamente, in un primo momento il ruolo di Ava era destinato ad un’altra vecchia conoscenza di Redmayne, Felicity Jones: i due avevano condiviso il set di La teoria del tutto, nei panni dei coniugi Hawking. Ai casting di Ex machina, tuttavia Vikander ha avuto la meglio, e in fase di riprese si è rivelata evidentemente una scelta azzeccata.

L’attrice è capace di restituire una performance ineccepibile, che a ragione è stata positivamente sottolineata dalla critica. Grazie a lei, Ava appare al contempo sensibile e pragmatica. Se un momento prima pare umana in modo quasi commovente e si dimostra dolce, ingenua, romantica o disperata, già nella scena successiva è capace di risultare analitica, onnisciente, esaminatrice meccanica delle espressioni assunte dal volto di Caleb: in breve, un’intelligenza artificiale. Sulla bizzarra coppia formata da Caleb e Ava incombe la presenza greve e ambigua di Nathan. Il personaggio interpretato da Oscar Isaac è un genio schivo, non pratico delle dinamiche sociali ma al contempo desideroso di intrattenere nuove amicizie. Nathan ha un carattere scostante, altalenante, forse in ragione del suo essere una mente fuori dal comune; risulta quasi un genio à la Kubrick: non a caso, uno dei riferimenti di Garland per la realizzazione di Ex machina è stato 2001: Odissea nello spazio. Nathan ricopre uno statuto incerto: si profila inizialmente come alleato di Caleb nella ricerca che i due devono condurre ma il suo atteggiamento scontroso lo fa presto sembrare un antagonista. È enigmatico, oscuro, amichevole ma al contempo minaccioso e instabile, anche a causa dell’alcool di cui abusa. Il personaggio si muoverà in questo dualismo volutamente poco chiaro fino agli ultimi minuti del film, lasciando lo spettatore sulle spine e confuso sino all’ultimo momento.

Ex machina è un trionfo di effetti speciali realizzati a regola d’arte

Pur trattandosi di una produzione modesta, Ex machina ha ricevuto l’attenzione dell’Academy nel 2016 ottenendo la candidatura agli Oscar per la miglior sceneggiatura originale e la meritata vittoria nella categoria per i migliori effetti speciali, superando gli altri colossi produttivi candidati (Mad Max: Fury road, The Martian, Revenant, Star Wars: il risveglio della forza). Gli effetti speciali del film hanno comportato una lavorazione attenta e minuziosa, nonché sapientemente studiata anche a causa del basso budget. Tutti gli effetti speciali sono stati aggiunti in fase di post-produzione, secondariamente alle riprese, che si sono svolte “al naturale”: al contrario di quanto si potrebbe presumere, sul set non erano presenti effetti speciali meccanici, né green screen o marcatori di tracciamento per i movimenti degli attori. Particolarmente minuziosa è stata la lavorazione relativa alla resa visiva del personaggio di Ava. Per creare le componenti robotiche dell’umanoide, ad esempio, sono state filmate scene sia con che senza l’attrice, in modo da catturare anche gli sfondi. Ciò che si vede nel film è stato dipinto in digitale, e i movimenti dell’attrice sono stati trasferiti al robot CGI per poterli renderizzare in digitale.

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Ex machina

Ex machina fonde thriller e fantascienza, suspense e alta tecnologia

Già le ambientazioni di Ex machina predispongono lo spettatore ad un’atmosfera tendenzialmente sospetta. Dopo l’alto contrasto dato dall’iper-tecnologico laboratorio immerso nella natura più pura e silenziosa, il malessere si intensifica con la presentazione degli spazi interni. L’ambiente risulta opprimente, claustrofobico, e contribuisce in modo sostanziale alla creazione della tensione nel film: nel laboratorio non esistono finestre, né porte che si aprano in modo meccanico. Ci sono solo muri, e come presto appare chiaro un semplice calo di elettricità renderebbe i protagonisti eternamente intrappolati in quella fortezza della tecnologia. Ciò che stupisce nel film è la riuscita ed equilibrata commistione di generi, tra il thriller e il fantascientifico: la tensione non ruba spazio alla coerenza scientifica e, allo stesso modo, la scienza non toglie nulla alla suspense. Raramente nel cinema la scienza si è unita ad altri generi determinando un prodotto finale così bilanciato.

Ex machina

Questo non è certamente il primo film a giocare con il topos della tecnologia esasperata, ultra-potenziata, quasi umana. Basti pensare a Her di Spike Jonze con Joaquin Phoenix, che di poco ha temporalmente preceduto Ex machina. In quel caso la tecnologia è pur benigna ma, senza cattiveria, finisce per tradire il protagonista. Il parallelismo con Her permette di mettere in luce un discorso relativo al gender che nel film di Garland è ancor più presente. Come nella pellicola di Jonze la donna risulta meschina suo malgrado, in questo film assistiamo ad una forte e imposta subalternità del femminile: le donne sono considerate giochi sessuali che esistono solo in funzione del personaggio maschile (come nel caso di Kyoko), o come robot da resettare e formattare a piacimento. Svariate sono dunque le riflessioni sociologiche a cui si potrebbe arrivare, partendo dagli spunti scientifici del film. Al di là di esse, Ex machina risulta un film ben strutturato, in cui le interpretazioni dei tre protagonisti e l’eccellente lavoro sugli effetti speciali arricchiscono una sceneggiatura già notevole. Non è certo questo il primo film a trattare le implicazioni etiche e scientifiche delle intelligenze artificiali, ma Garland affronta il tema in chiave inedita, unendo elementi romantici e suspense, fantascienza e thriller.

PANORAMICA RECENSIONE

regia
soggetto e sceneggiatura
interpretazioni
emozioni

SOMMARIO

Ex machina si avvicina ai film di fantascienza esplorando il topos dell’intelligenza artificiale in modo originale, anche grazie all’accostamento bilanciato con il genere thriller. Le interpretazioni dei tre protagonisti, oltre agli splendidi effetti speciali, valorizzano ulteriormente questo debutto alla regia dello sceneggiatore Alex Garland.
Eleonora Noto
Eleonora Noto
Laureata in DAMS, sono appassionata di tutte le arti ma del cinema in particolare. Mi piace giocare con le parole e studiare le sceneggiature, ogni tanto provo a scriverle. Impazzisco per le produzioni hollywoodiane di qualsiasi decennio, ma amo anche un buon thriller o il cinema d’autore.

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