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Estranei – La recensione dell’atteso film con Andrew Sott e Paul Mescal 

Estranei (All of us strangers, in lingua originale) è il secondo adattamento cinematografico del romanzo omonimo di Taichi Yamada – il primo, The Discarnates di Nobuhiko Obayashi, risale al 1988, anno immediatamente successivo alla pubblicazione del romanzo. Il film è scritto e diretto dall’inglese Andrew Haigh. Il regista firma così il suo quinto lungometraggio, dopo le esperienze precedenti costituite da Greek Pete e Lean on Pete ma soprattutto dai plurinominati Weekend e 45 Years. Il progetto, annunciato nel 2022, ha magnetizzato l’attenzione degli spettatori sin da quando, prestissimo, sono stati annunciati i due interpreti protagonisti. Volti della pellicola sono infatti i beniamini del pubblico Andrew Scott e Paul Mescal, fiancheggiati dagli eccellenti Claire Foy e Jamie Bell. Presentato lo scorso agosto al pubblico selezionato del Telluride Festival, il lungometraggio è poi arrivato negli USA a dicembre finendo per raggiungere i nostri cinema solo lo scorso 29 febbraio. 

Estranei

La trama del film 

In una Londra fantasmatica sfondo impersonale delle pulsioni esistenziali dei suoi abitanti turbati, vive l’altrettanto spersonalizzato Adam (Andrew Scott). Più precisamente, in un complesso di appartamenti appena realizzato Adam è l’unico abitante. O almeno pensa di esserlo, finché non cattura la sua attenzione la presenza di Harry (Paul Mescal), unico altro inquilino della struttura. Adam è uno sceneggiatore dai trascorsi drammatici, che a malapena riesce a rivelare a se stesso, e quando dunque Harry rivolge su di lui il suo sguardo egli inizialmente lo deflette, impacciato. Incuriosito tuttavia dalla figura dello sfacciato vicino, così diverso da se stesso,  Adam finisce per avvicinarsi a lui aprendosi relativamente ai suoi trascorsi

Lo sceneggiatore è infatti reduce da una tragica esperienza familiare che, nonostante ormai remota nel tempo, lo condiziona anche nel presente. Suo padre (Jamie Bell) e sua madre (Claire Foy), malgrado la prematura dipartita, sembrano ancora far marcatamente parte della quotidianità del protagonista. Egli non riesce ad abbandonarli, si rifugia nei fantasmi delle figure genitoriali sistematicamente. Ma questo gli impedisce di progredire con il suo presente senza che lui stesso se ne renda conto. L’incontro con Harry lo mette di fronte alla realtà dei fatti, ma anche a distanza di anni l’elaborazione del lutto per Adam si rivelerà tutt’altro che semplice. 

Estranei – La coppia formata da un grandioso Andrew Scott e da un sorprendente Paul Mescal domina lo schermo 

In uno scenario londinese scarno, deliberatamente svuotato, tutto lo spazio dell’inquadratura in Estranei è lasciato all’emotività dilagante dei protagonisti. In questo modo la dinamica principale del film, quella dell’elaborazione del lutto, è resa palpabile, processo in divenire che si sviluppa di fronte alle nostre pupille rapite. Gli scherzi che la realtà gioca al protagonista, così come le sue modalità consce e – perlopiù – inconsce di distorsione del reale prendono forma e credibilità di fronte allo sguardo dello spettatore, occupando la scena. Sullo sfondo magmatico di questo procedimento in continua evoluzione si erge linterpretazione di Andrew Scott, imperante, sensazionale. La sua recitazione si fa colossale, liquida, riempie ogni angolo della pellicola e si prende un ruolo di primissimo piano nell’esperienza visiva spettatoriale. 

La performance del protagonista è in effetti notevolissima, indubbiamente l’elemento di maggior pregio del film. Ma, come per estensione, sembra corroborata ulteriormente dall’altrettanto notevole performance degli interpreti che con lui condividono lo schermo, altrettanto capaci. Paul Mescal certamente spicca, fra i personaggi di cornice al protagonista, in quanto suo contraltare di indubbio spessore. Le sue note sensibili e impacciate, che nella sua recente ma fortunata carriera lo hanno contraddistinto, si fondono probabilmente per la prima volta con una sfrontatezza giocosa e inedita, che gli permette di esplorare nuovi versanti del suo spettro interpretativo. 

Estranei

Claire Foy e Jamie Bell contribuiscono a rendere il versante attoriale l’elemento di maggior pregio di Estranei

Per quanto il parterre attoriale sia evidentemente piuttosto scarno, e dominato per gran parte del minutaggio da Scott e Mescal, anche i meno presenti Jamie Bell e Claire Foy in Estranei si rivelano più che incisivi. I due, nonostante la giovinezza, si fanno portatori (ognuno a suo modo) di un curriculum di tutto rispetto e riversano nel tempo complessivamente limitato che hanno a disposizione in questa pellicola la loro esperienza con modalità sapienti e ben studiate. Nonostante la scarsa presenza – in termini di minuti sullo schermo, non certo di incisività – è molto facile cogliere il loro spessore interpretativo. Così, la coppia inedita ma efficace formata da Foy e Bell lascia il segno in modo marcato in un film che li vede comparire solo per una manciata di scene. 

Le puntualissime interpretazioni dei quattro protagonisti (ognuna con le proprie peculiarità), rivelano presto la recitazione è il punto forte di Estranei. Questa, unita ad una certa resa visiva del tutto peculiare del dolore e più precisamente del lutto, ma anche assieme ad una colonna azzeccata e ad una fotografia interessante e studiata sono sicuramente i tratti più vincenti della pellicola. Per contro, è doveroso evidenziare che l’aspetto in cui forse il film si rivela più debole è quello certamente non secondario costituito dalla trama, a dir poco manchevole di sviluppi. 

Estranei: una trama che scompare in un meccanismo di emotività trainante

L’andamento della narrazione nel film segue purtroppo un ritmo tutt’altro che dinamico. Il movimento, silente ma dirompente, è tutto rinchiuso entro i confini psichici del protagonista, e reso mirabilmente. Ma le canoniche tappe della trama finiscono così per scomparire, rendendo il prodotto ultimato tendenzialmente statico. La rivelazione del meccanismo narrativo che si fa poi intera chiave del film (e che, problematicizzato, innesca l’obiettivo del protagonista e muove la trama) avviene in modo sin troppo spontaneo e decisamente troppo presto se messo in relazione ai tempi complessivi. Dopodiché, la trama si muove fra un tentativo precariamente riuscito di costruire intensa e subitanea intimità nel rapporto fra i personaggi di Scott e Mescal e una turbolenta elaborazione del lutto di quest’ultimo. 

Alla luce di questo, non sorprende dunque il minutaggio del film, molto ridotto. Elemento che in sé non costituisce certo alcun problema, ma che in questo frangente si fa specchio di una trama scarna, sottosviluppata e a tratti eccessivamente statica. Evidentemente, però, landamento di Estranei non mira ad avanzare trainato da una storia avvincente o da svolte narrative inaspettate. Esso si muove, piuttosto, fra suggestioni intense che, innescate da uno squisito piano interpretativo, finiscono per determinare la sua fortuna. In primis certamente la sensazione di una soffocante solitudine che presto evolve in spontanea alienazione, ma anche un senso di tiepida e folgorante intimità, tremori di paura per la propria e l’altrui stabilità e nostalgia di un passato a malapena vissuto. 

PANORAMICA

Regia
Soggetto e sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Al netto di un'evidente staticità sul piano della trama, molto ridotta, Estranei fa perno con forza ed efficacia sulle interpretazioni ottime dei suoi protagonisti per rendere sullo schermo la portata emotiva di una turbolenta elaborazione del lutto.
Eleonora Noto
Eleonora Noto
Laureata in DAMS, sono appassionata di tutte le arti ma del cinema in particolare. Mi piace giocare con le parole e studiare le sceneggiature, ogni tanto provo a scriverle. Impazzisco per le produzioni hollywoodiane di qualsiasi decennio, ma amo anche un buon thriller o il cinema d’autore.

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