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Equilibrium: la recensione del film sulla dittatura dell’apatia

Nell’immaginario collettivo cinematografico, il film che tutti identificano come il manifesto della ribellione contro la manipolazione di massa e il tentativo del sistema di renderci schiavi è sicuramente Matrix, pellicola del 1999 scritta e diretta dalle sorelle Wachowski. C’è però un meno conosciuto lungometraggio che del primo prende l’estetica, il pensiero e il messaggio sottostante, ed è Equilibrium, film del 2002 scritto e diretto da Kurt Wimmer.

Equilibrium trama

In un futuro distopico (2072), una città-stato chiamata Libria ha assunto una regime totalitario e vive sotto un dittatore chiamato Il Padre. Dopo un conflitto nucleare che ha quasi portato all’estinzione della specie, i sopravvissuti hanno deciso di abolire le emozioni umane per permettere la nascita di una società ordinata e la fine dell’aggressività e della guerra. I cittadini sono costretti a prendere una droga chiamata Prozium per sopprimere i loro sentimenti. Ogni forma di arte o estro è bandita perché potrebbe risvegliare le emozioni delle persone.

John Preston è un ufficiale della polizia incaricato di reprimere i dissidenti e mantenere la legge. Dopo aver accidentalmente trascurato una dose di Prozium, Preston inizia a riscoprire la vulnerabilità, rendendosi conto dell’incubo di questo nuovo regime.

Con il risveglio delle sue emozioni, Preston diventa un ribelle e si unisce alla resistenza, cercando di rovesciare il regime e restituire l’umanità al popolo.

Equilibrium

Il cast di Equilibrium

Il tormentato John Preston è interpretato da Christian Bale, Sean Bean è Partridge, sostituito subito, dopo la sua morte, da Brandt, che ha il volto di Taye Diggs. L’inquietante e tirannico Padre è interpretato da Sean Pertwee, Dominic Purcell è Seamus, mentre Emily Watson è la ribelle Mary O’Brien. il signore dell’Underground, Jurgen, è interpretato da William Fichtner, mentre il Vice-Consigliere Dupont da Angus Macfadyen.

Equilibrium significato

Equilibrium è una metafora della anestesia psicosociale. La sua dittatura è chiara: è quella del fascismo, ma senza il bisogno che questo si mostri esplicitamente e politicamente (nell’accezione più tradizionale di politicamente); è un fascismo più sottile, che il film invece rende palese. Si tratta di una dittatura mentale, volta a evitare la distinzione tra vivente e non vivente, tra animato e inanimato, per far dimenticare all’uomo la sua stessa natura e potersi fondere con gli orari, i programmi, la produttività, diventando esso stesso una linea di produzione, un utensile, uno strumento infallibile.

Arriva però l’anticonformista Mary O’Briens, che rifiuta il regime, a ricordare a Preston cos’è quell’inquietudine sottostante, che lui ricorda a scatti, a stento, e di cui senza saperlo supplica di risentire il sapore. A ricordarglielo è proprio una donna, un elemento irrazionale nella vita di un uomo e che ne scombussola lo status quo.

Vivere con passione equivale a non vivere, a vivere male, è una condizione difficile per l’uomo di qualunque epoca, ma per quello contemporaneo è raccapricciante. È preferibile un’inquietante produttività, schedulata, pronta, efficiente, che non dice mai no. Ma il piacere?

Quello che accade in Equilibrium fa parte di noi, di un sistema che ha fatto il possibile per allontanarci da quel seme di vulnerabilità, l’unico seme che può intravedere quello che il sistema stesso ha fatto per renderci ciechi consumatori.

Equilibrium

Qual è la vera guerra?

La dittatura proposta nell’universo del film si basa sull’ingenua convinzione che la guerra derivi dalla rabbia, dall’istinto, ma non è la lotta stessa con la propria radice, con le proprie emozioni, una guerra? Non sono le fiamme vogliose di bruciare le opere d’arte sinonimo di guerra? Non sono kamikaze le voci fredde e giudicanti pronte a puntare il dito contro chi osa piangere?

Nessuno si aspetterebbe la pace come capostipite di un mondo rigido, privo di estremismi, privo di ingenua aggressività. L’esuberanza del vivere per il sentire viene sostituita dal vivere per il vivere, ed è proprio Mary a mettere i primi semi di dubbio nella testa di John – Perché vivi? – ma la risposta di lui va incontro a un loop che contrasta con la razionalità che predica: fare in modo che la società vada avanti, che la specie continui, ma che senso ha se tutti vivono solo perché devono?

Sono il dolore, la rabbia, la gelosia, l’invidia, l’ansia a rendere l’essere umano una tela straordinaria e ineffabile. Solo la rabbia può andare d’accordo con la pace, questa è la paradossale verità che il film tenta di sbatterci in faccia. Provare rabbia è un atto coraggioso, nobile, ci rende oppositivi, bambini puri e feriti di fronte all’ingiustizia. La rabbia, quando trattenuta, è solo umanità che ribolle, ma quando esibita, è rivoluzionaria, è cambiamento che si impone, è un’ingenuità genuinamente produttiva, al contrario di un ordine imposto che cela le più maligne intenzioni, prima fra tutte, la furbizia, amica dell’opportunismo.

Equilibrium

Un film prigioniero delle sue fonti

Nonostante i grandi spunti di riflessione, il film si fossilizza sul suo stesso concept, andando a evidenziare l’evento scatenante e il tema della pellicola senza che poi questo si sviluppi in una trama altrettanto intrigante. Il primo tempo non fa che ripetere che le emozioni sono state soppresse, forse insicuro che lo spettatore non lo abbia compreso pienamente.

I personaggi non sono neanche troppo complessi, la pellicola infatti evita le sfumature e i dettagli, elementi che sarebbero calzati a pennello. Si preferisce parlare a un livello più superficiale dei rapporti tra i personaggi e della loro psiche, dinamica paradossale per un film del genere. Vengono infatti delineati i cattivi come i cattivi e i buoni come i buoni, senza aggiungere eventuali strati in più alle personalità dei protagonisti. La ripetizione continua di frasi che sottolineano l’insensibilità di chi obbedisce al volere del Padre diventano man mano stucchevoli. Più convincente il figlio di Preston, che gioca col contrasto tra la giovane età e un’austerità tipica dell’età matura.

Le interpretazioni non sono da Oscar, troppo fredde anche per un film in cui la freddezza è richiesta. L’estetica presa da Matrix e i riferimenti a 1984 lo rendono un film eccessivamente derivativo, e che da questi spunti non riesce a creare un universo personale. Infine, le troppe scene d’azione sostituiscono spesso opportunità di riflessione.

Conclusioni

Equilibrium è un film che porta grandi aspettative allo spettatore con un’idea di partenza avvincente e un tema affascinante, sempre attuale e dal grande valore esistenziale, ma che avrebbe potuto utilizzare escamotage meno derivativi e scontati. In ogni caso, merita la visione e la riflessione sul tema trattato, seppur potrebbe lasciare alla fine un senso di incompiutezza.

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

In un futuro distopico (2072), una città-stato chiamata Libria ha assunto una regime totalitario e vive sotto un dittatore chiamato Il Padre. Dopo un conflitto nucleare che ha quasi portato all'estinzione della specie, i sopravvissuti hanno deciso di abolire le emozioni umane per permettere la nascita di una società ordinata e la fine dell'aggressività e della guerra. I cittadini sono costretti a prendere una droga chiamata Prozium per sopprimere i loro sentimenti. Ogni forma di arte o estro è bandita perché potrebbe risvegliare le emozioni delle persone. Equilibrium è un film che porta grandi aspettative allo spettatore con un'idea di partenza avvincente e un tema affascinante, sempre attuale e di grande impatto esistenziale, ma che avrebbe potuto utilizzare escamotage meno derivativi e scontati. In ogni caso, merita la visione e la riflessione sul tema trattato, seppur potrebbe lasciare alla fine un senso di incompiutezza.
Alessandra Pandolfini
Alessandra Pandolfini
Appassionata di cinema d’autore, senza disdegnare l’intrattenimento meno impegnativo. Il mio film ideale unisce la poesia di Tornatore, la commedia esistenziale di Allen e l’eccentricità di Tim Burton.

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In un futuro distopico (2072), una città-stato chiamata Libria ha assunto una regime totalitario e vive sotto un dittatore chiamato Il Padre. Dopo un conflitto nucleare che ha quasi portato all'estinzione della specie, i sopravvissuti hanno deciso di abolire le emozioni umane per permettere la nascita di una società ordinata e la fine dell'aggressività e della guerra. I cittadini sono costretti a prendere una droga chiamata Prozium per sopprimere i loro sentimenti. Ogni forma di arte o estro è bandita perché potrebbe risvegliare le emozioni delle persone. Equilibrium è un film che porta grandi aspettative allo spettatore con un'idea di partenza avvincente e un tema affascinante, sempre attuale e di grande impatto esistenziale, ma che avrebbe potuto utilizzare escamotage meno derivativi e scontati. In ogni caso, merita la visione e la riflessione sul tema trattato, seppur potrebbe lasciare alla fine un senso di incompiutezza.Equilibrium: la recensione del film sulla dittatura dell'apatia