HomeFestival di VeneziaEl Jockey: la recensione del film in concorso a Venezia 81

El Jockey: la recensione del film in concorso a Venezia 81

Opera in concorso per il Leone d’oro ed il Queer Lion, El Jockey è stato uno dei titoli più chiacchierati dei primi giorni di questa 81ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Data la forma scelta da Luis Ortega per narrare le vicende dei suoi protagonisti, il film ha spaccato in due la critica e il pubblico tra chi lo ha amato alla follia e chi invece non ha per niente apprezzato gli intenti, accusando il regista di voler troppo tirare la corda su una ricercata particolarità che ha finito per rendere il tutto poco esplicativo e chiaro.

Acclamatissima dal pubblico del Lido la protagonista femminile del film Úrsula Corberó, nota in tutto il mondo per la serie tv La Casa di Carta.

El Jockey arriverà nelle sale argentine il 26 settembre. Ancora nessuna notizia circa una distribuzione italiana.

El Jockey: trama

I due fantini e amanti Remo Manfredini (Nahuel Pérez Biscayart) e Abril (Úrsula Corberó) corrono seguendo le direttive del boss della malavita Sirena (Daniel Giménez Cacho). Dopo aver accidentalmente ucciso il cavallo più costoso della scuderia del boss ed essere stato ricoverato in ospedale, Remo si da alla fuga per scappare dalla vendetta di Sirena. Nel frattempo Abril, che aspetta un bambino proprio da Remo, cerca di trovare l’uomo prima che questo venga scovato dal boss che gli da la caccia.

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Remo Manfredini e Abril

El Jockey: un film che non sa bene in che direzione andare

Sei anni dopo il film true crime L’angelo del crimine (2018) Luis Ortega torna a calcare i palchi di un importante festival internazionale. La prima volta a Cannes andò abbastanza bene, qui a Venezia invece non si può certo dire lo stesso. Dopo una prima parte abbastanza sobria nella quale però già si percepivano i sentori di un opera che voleva direzionarsi verso un autorialità forzatamente eccessiva, El Jockey cade veemente nella trappola del voler apparire fuori dagli schemi ma allo stesso tempo ricercato ad ogni costo.

L’iniziale storia di un fantino caduto in disgrazia per sua stessa colpa diventa un racconto di fuga dal proprio destino e successivamente dal proprio corpo. I caratteri da commedia grottesca che si percepivano nei primi trenta minuti della pellicola tutto ad un tratto vorrebbero lasciar spazio ad un racconto sulla transizione di genere e sugli effetti di questa sul protagonista. Tali importanti tematiche sono però messe quasi alla berlina da una scrittura che nonostante gli importanti cambi di direzione continua sempre a incorniciare il tutto in maniera grottesca e scherzosa.

Così come accadde nel 2018, Luis Ortega preme forte sul tasto sulla sessualità del protagonista principale dell’opera, non riuscendo però anche in questo caso a tener ben salda la presa sul tema, che qui gli sfugge goffamente dalle mani.

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Nahuel Pérez Biscayart nel film El Jockey

Buoni attori che interpretano pessimi personaggi

Finalmente è stato possibile ammirare sul grande schermo la bellissima Úrsula Corberó, nota al grande pubblico per il suo ruolo di Tokyo nella serie La Casa di Carta. Questo forse l’unico presente regalatoci da un film confuso e carente anche per quanto concerne la scrittura dei suoi personaggi.

Abril è ammagliante, accattivante, ma nulla di più. Un personaggio femminile che vorrebbe esplorare la maternità ma che in ciò fallisce miseramente. Ad Úrsula Corberó è riservato uno spazio veramente minimale all’interno della pellicola, diventando semplicemente uno specchietto per quelle allodole che in questi anni hanno macinato decine di ore a vedere e rivedere La Casa di Carta. Nahuel Pérez Biscayart è bravo nel rappresentare un uomo silenzioso e fuori dagli schemi, che beve e si impasticca prima di una corsa e che sfida con noncuranza il boss che lo tiene sotto la sua rete. Come già detto prima però, il suo personaggio ha uno sviluppo ambiguo, che vorrebbe dire tanto ma che finisce per chiudersi in un mutismo inspiegabile e deludente.

In linea con i protagonisti anche gli altri interpreti. Nessuno eccelle in questo El Jockey, un film che decide di eliminare ogni tipo di drammaticità e smottamento emotivo in nome di uno stile autoriale forzatamente ricercato.

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Úrsula Corberó e Nahuel Pérez Biscayart

In conclusione

La prima delusione di Venezia 81 non si è fatta attendere ed è arrivata già al giorno due della mostra. El Jockey è un film che lascia poco o niente allo spettatore. Luis Ortega ha voluto giocarsi le carte dello stile ricercato e dell’inclusione, due Assi che solitamente ai festival funzionano sempre, dimenticandosi però di pescarle dal mazzo. Interpretazioni buone ma non eclatanti, con un Úrsula Corberó più che sprecata e della quale si ricordano solo i balletti sensuali in divisa da fantino ad inizio film. Osare nel cinema funziona quasi sempre, purché non si finisca nel cadere in un qualcosa totalmente fine a se stesso e in una incompiutezza narrativa che cancella tutto il percorso inizialmente tracciato.

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

El Jockey è la prima delusione di questo Venezia 81.
Davide Secchi T.
Davide Secchi T.
Cresciuto a pane e cinema, il mio amore per la settima arte è negli anni diventato sempre più grande e oltre a donarmi grandissime emozioni mi ha accompagnato nella mia maturazione personale. Orson Welles, Ingmar Bergman, Akira Kurosawa e Federico Fellini sono gli autori che mi hanno avvicinato a questo mondo meraviglioso.

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