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Dr. Death – Un grande Joshua Jackson per una storia vera sulla ferocia del sistema sanitario statunitense

La miniserie (8 episodi) Dr Death, dal 12 settembre su Starzplay (l’ultimo episodio è andato in onda lo scorso 31 ottobre), ricostruisce il caso del medico americano accusato di aver inferto gravi ferite su 33 pazienti su 38 nell’arco di due anni, prima che la sua licenza fosse revocata dal Texas Mediacal Board. Duntsch è stato condannato all’ergastolo nel 2017, colpevole di aver provocato danni irreversibili o mortali a pazienti operati per interventi di routine alla spina dorsale

Il medical drama thriller Dr. Death di Peacock TV è arrivato in Italia in esclusiva sul servizio streaming STARZPLAY. Adattamento del popolare podcast statunitense della rete Wondery, la miniserie racconta la terrificante storia vera del dottor Christopher Duntsch (Joshua Jackson)

Il dottor Duntsch diceva di essere l’unico in grado di aiutarli, ma dopo averli convinti a distendersi anestetizzati e fiduciosi sul lettino operatorio recideva arterie, inseriva viti nei tessuti molli invece che nell’osso, confondeva pezzi di muscolo per un tumore, dimenticava una spugna al loro interno. I pazienti che entravano nella sua sala operatoria per interventi alla colonna vertebrale rimanevano permanentemente mutilati, o perdevano la vita. Il neurochirurgo Robert Henderson (Alec Baldwin) e il chirurgo vascolare Randall Kirby (Christian Slater – “Mr Robot”) insieme al procuratore di Dallas Michelle Shugart (Anna Sophia Robb), decidono di fermarlo. Dr. Death esplora l’inquietante mente di un medico criminale che con il bisturi tra le dita gioca a fare Dio, e il fallimento di un sistema medico altrettanto feroce che nemmeno perde tempo a fingersi interessato alla tutela del paziente, indaffarato com’è a contare il denaro che nasconde dentro le tasche.

Joshua Jackson interpreta il mostro con il camice bianco

Lo ricordiamo come il sarcastico dinoccolato Pacey in “Dawson’s Creek”. Come Peter Bishop in “Fringe” o come il marito umiliato in “The Affair”. È stato un composto padre di famiglia in “Little Fires Everywhere” e un avvocato per uno dei Cinque di Central Park in “When They See Us”. Ma l’attore di Vancouver concorda nell’affermare che il dottor Morte Christopher Duntsch è senza dubbio il personaggio più disarmante e spietato al quale abbia prestato corpo e voce.

Dr Death

Dr Death è una sconvolgente storia vera. Eppure la narrazione non disturba per il realismo della messa in scena o per la brutalità assassina del suo protagonista. Il creatore Patrick Macmanus (“Marco Polo“, “Homecoming“) e le registe So Yong Kim, Maggie Kiley e Jennifer Morrison vogliono farci vacillare con scosse di tutt’altra natura. Tremiti che continuano a scuoterci sotto pelle.

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Chi ha consentito al dottor Duntsch di operare indisturbato recando danni e mietendo vittime senza muovere un dito per fermarlo?

È chi ha ritenuto che gli interessi economici fossero i primi a dover essere salvaguardati, anche a danno delle vite delle persone. Sono la politica, il malfunzionamento dei meccanismi di garanzia interni alle strutture ospedaliere, le contraddizioni di un sistema di giustizia troppo macchinoso ed eterogeneo ad averlo reso possibile. Accordando a Duntsch la licenza di operare ancora, e uccidere ancora.

Dr. Death condanna l’omertà sanitaria che per circa dieci anni ha scelto di chiudere gli occhi davanti all’operato di un medico trasfigurato dalla propria megalomania, incapace di ammettere l’incapacità, accecato dalla propria lussuria di infallibilità, o banalmente preda di una furia omicida irrefrenabile.

“È un essere umano terribile. È solo un essere umano orribile e terribile a cui è stato permesso, più e più volte, di alterare radicalmente l’esistenza delle persone che gli avevano affidato la vita” ha detto Jackson in un’intervista.

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Il neurochirurgo che uccide i suoi pazienti, la trama di Dr. Death

La serie disponibile in streaming su STARZPLAY mostra come Duntsch abbia deciso di intraprendere la carriera medica per riscattarsi dall’evidente naufragio del sogno di diventare un giocatore di football. Per chi vuole convincersi di essere destinato a grandi cose non importa per quale disciplina si conquisti la medaglia, ciò che conta è poterla orgogliosamente esporre sul proprio petto. Così Duntsch si laurea presso l’Università del Tennessee, dove tutti lo ricordano come un brillante ricercatore. Ma lui vuole operare, non intende limitarsi alle attività da dietro le quinte. E nonostante non avesse completato il numero richiesto di ore chirurgiche durante il tirocinio, dopo essersi trasferito a Dallas, in Texas, riesce a passare da un ospedale all’altro grazie a buone referenze. Eppure gli interventi chirurgici spinali che si lascia dietro al suo passaggio somigliano ad aggressioni. Recide, taglia, rimuove, perfora, richiude, come una matricola alle prime armi.

Ciò che ci spinge a guardare fino alla fine, dritto negli occhi il giovane Peacy Witter diventato l’assassino attrezzato di bisturi, pur prevedendo la piega giudiziaria che il dramma avrebbe intrapreso, è la disarmante narrativa con cui le registe si approcciano alla mente del chirurgo. La serie non fa luce sulle profonde motivazioni che hanno spinto Duntsch a continuare ad operare senza mai assumersi le sue responsabilità.

Solitamene dopo aver sbattuto dietro le sbarre il colpevole ci si sente confortati. Non è così? Dopo l’ultima puntata di Dr Death sarà impossibile tirare un sospiro di sollievo. Perché la negligenza è sistemica. E per questo si continua ad avere paura.

Dr Death
Anna Sophia Robb, Christian Slater e Alec Baldwin

Joshua Jackson ha dichiarato che la serie invita anche ad una riflessione sulla fiducia mal riposta. “Siamo così culturalmente abituati a vedere un uomo bianco, alto, con una laurea, che presumiamo debba essere una persona decente. Lo deve essere per forza” ha detto. “Abbiamo un’occasione per esaminare i nostri pregiudizi culturali”.

La figura di Christopher Duntsch resta volutamente irrisolta. Genio incompreso, cialtrone egocentrico o psicopatico serial killer, ciò che è certo è che egli ha potuto nascondersi entro le pieghe della società americana, e che ci è riuscito perché di questa ne è il prodotto. Il frutto marcio la cui caduta avrebbe compromesso l’appetitoso aspetto del resto del raccolto. Così lo si è lasciato abbarbicato sul suo bel ramo.

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Questo è ciò che è accaduto. Questo è ciò che accadrà ancora. Perché la giustizia può, seppur con colpevole ritardo, fermare l’uomo. Ma se il sistema sceglie di non vedere, la giustizia non potrà garantire che ciò continui a ripetersi.

PANORAMICA RECENSIONE

regia
soggetto e sceneggiatura
interpretazioni
emozioni

SOMMARIO

Dr Death è una storia vera difficile da raccontare. Ci si continua a domandare come sia stato possibile lasciarlo accadere, come il sistema chiamato a prendersi cura dei pazienti abbia protetto i colpevoli e si sia disinteressato di tutelare la salute. Questa vicenda lascia molti nervi scoperti, disturba, ferisce. La miniserie, grazie ad un cast impeccabile e ad una messa in scena asciutta e coerente, riesce a rimescolare le carte più volte mostrando la colpevoli contraddizioni del sistema sanitario statunitense. Da vedere.
Silvia Strada
Silvia Strada
Ama alla follia il cinema coreano: occhi a mandorla e inquadrature perfette, ma anche violenza, carne, sangue, martelli, e polipi mangiati vivi. Ma non è cattiva. Anzi, è sorprendentemente sentimentale, attenta alle dinamiche psicologiche di film noiosissimi, e capace di innamorarsi di un vecchio Tarkovskij d’annata. Ha studiato criminologia, e viene dalla Romagna: terra di registi visionari e sanguigni poeti. Ama la sregolatezza e le caotiche emozioni in cui la fa precipitare, ogni domenica, la sua Inter.

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