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Coup de chance – La recensione del cinquantesimo film di Woody Allen

Dal suo film d’esordio Che fai, rubi? del 1966 sono trascorsi appena più di cinquanta’anni, ma nessuno di questi si è rivelato infruttuoso: così, nel 2023, il pubblico internazionale si ritrova ad accogliere il cinquantesimo lungometraggio di Woody Allen, dal titolo Coup de chance. La pellicola, dal minutaggio complessivo di novantasei minuti (durata perfettamente coerente con i quarantanove esemplari cinematografici che lo hanno preceduto), è stata presentata questo 4 settembre in anteprima fuori concorso all’ottantesima Mostra del Cinema di Venezia in corso in questi giorni, dando peraltro vita a non poche polemiche. Secondo la distribuzione italiana curata da Lucky Red, il film comparirà nelle sale nostrane a partire dal 6 dicembre.

La trama del film

In Coup de chance la giovane e affascinante Fanny (Lou de Laâge) vive nel cuore dell’alta borghesia parigina: impiegata di tutto rispetto nel settore delle aste, sposando il già più che benestante Jean (Melvil Poupaud) ha dato vita ad un’unione sì economicamente vantaggiosa ma non priva d’amore e tenerezze. L’innamoratissimo e velatamente possessivo consorte, dal canto suo, trascorre le sue giornate tra la sua professione misteriosa – “Aiuto i ricchi a diventare ancora più ricchi”, dirà l’uomo alla moglie tentando di chiarirle per l’ennesima volta la sua professione restando comunque ampiamente vago al riguardo – e un malcelato infantilismo che trova sfogo in una smodata passione per i suoi trenini, che sfoggia con chiunque senza preoccupazione o ritegno alcuno. 

Coup de chance

Casualmente, di rientro a lavoro dalla pausa pranzo, un giorno Fanny incontra per strada il creativo e passionale Alain (Niels Schneider), scrittore e sognatore tendente ad una vena bohémien che con lei aveva condiviso gli anni della scuola a New York. Dopo essersi fatto promettere un’uscita a pranzo, che si tramuta presto in una serie di appuntamenti fissi, quest’ultimo confessa alla donna di essere stato a lungo innamorato di lei. Una volta scoperto un’innamoramento ben più forte di quello che la unisce al ben più noioso marito, Fanny cede alla dinamica del tradimento. Quando però Jean inizierà a nutrire sospetti date le perenni ed evidenti menzogne della donna, le conseguenze rischieranno di farsi più complesse del previsto, scadendo rapidamente nell’illegalità. 

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Coup de chance – La recensione

Per questo anniversario filmico incarnato dalla sua cinquantesima opera, Woody Allen crea un prodotto di rara precisione, che unisce sapientemente e con un equilibrio sconcertante i suoi grandi temi, i filoni ricorrenti e in definitiva i pilastri del suo cinema. Nel farlo, l’abilità prima autoriale e solo in un secondo momento registica di cui dà prova si rivela tale che il lungometraggio ultimato, ben lungi dall’apparire un’accozzaglia maldestra e confusa di topos ormai esplorati sin troppo, risulta invece una summa e insieme una cartina di tornasole estremamente efficace del suo corpus cinematografico completo. Non solo: Coup de chance non corre mai nel corso della sua durata il rischio di risultare “agé” o superato, ma si rivela sorprendentemente capace di indossare per l’occasione una veste di moderna freschezza. 

Negli anni, Allen si è specializzato sino a raggiungere un livello sopraffino in quella che è una sorta di commedia da camera” – la scelta dell’espressione, tutt’altro che peggiorativa, vuole indicare un certo tipo di sotto-genere molto caro al regista – sempre pacata, elegante e in un certo qual modo raffinata; intrisa di rimandi interni, running jokes e umorismo situazionale. Proprio quest’umorismo situazionale, nel film Fuori concorso a Venezia, si esprime al suo meglio creando una base già squisita su cui poggiano colpi di scena ampiamente efficaci (su tutti quello finale, una scelta narrativa quasi surreale che porta in sé ben riconoscibile la firma alleniana). 

Coup de chance – Il film che è insieme somma e cartina di tornasole dei pilastri del cinema di Woody Allen

Più che abilmente, e come era già riuscito a fare in precedenza, in Coup de chance il regista coniuga questa personalissima vena comica con una linea di genere tendente al giallo, che già aveva fatto capolino più volte nella sua cinematografia (basti pensare a Misterioso omicidio a Manhattan, 1993, o a Irrational man, 2015, ma anche al precedente Criminali da strapazzo, 2000). Sulla base di questi due elementi di genere, Allen cuce quello che pare essere diventato uno dei suoi elementi narrativi favoriti specialmente negli ultimi anni: il tradimento (per rimanere in tempi recenti e procedendo in ordine cronologicamente inverso, già in Rifkin’s Festival, Un giorno di pioggia a New York, Café Society, Midnight in Paris e Vicky Cristina Barcelona).

A questa base, che già porta a caratteri ben chiari la sua firma autoriale sia per quanto riguarda il genere d’appartenenza che le derive narrative, il regista unisce in Coup de chance altri fra i suoi elementi caratteristici. Il primo è costituito dalle due location, che siano mostrate o menzionate: New York e Parigi (la prima sede degli studi della protagonista e del suo amante, che i due menzionano come una sorta di luogo idilliaco, la seconda sfondo dell’azione e sede del loro presente), le due iconiche città in cui si svolge gran parte della cinematografia del regista e che più di tutte incarnano il suo animo filmico. In secondo luogo, in fase di post-produzione, fanno capolino altri fra gli orpelli favoriti del regista: un certo tipo di montaggio ironico, saturo di Gilligan cut, e una deliziosa, pertinente e godibile colonna sonora jazz

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Coup de chance – Tornano i collaboratori storici di Woody Allen

Infine, è opportuno sottolineare come anche fra i nomi che hanno collaborato alla realizzazione dello stesso film compaiano maestranze che hanno già fatto capolino nella filmografia di Allen in ben più di un’occasione: in primis la montatrice Alisa Lepselter (dedita al montaggio di tutti i film del regista dal 1999, con Accordi e disaccordi), ma anche il direttore della fotografia Vittorio Storaro (Café Society, Wonder Wheel, Un giorno di pioggia a New York, Rifkin’s Festival) e la costumista Sonia Grande (Vicky Cristina Barcelona, Midnight in Paris, To Rome with love, Magic in the moonlight, Rifkin’s festival). 

Coup de chance

Certamente Coup de chance non non pecca di assenna di originalità né manca di valori propri, come le interpretazioni accurate, enfatiche nei punti giusti senza mai risultare macchiettistiche, o la regia che studia con cura la sua protagonista per mezzo di efficacissimi primi piani dalle sfumature di significato complesse. Il vero valore del film, però, sta nell’essere messo in relazione con le esperienze precedenti dello stesso regista: alla luce di questo, il film presentato a Venezia  non potrà certo dirsi il meglio riuscito o il più sorprendente della sua carriera, ma costituisce un  affascinante piccolo gioiello di cura, personalità cinematografica e equilibrio capace di chiudere in sé l’anima più pura del cinema di Woody Allen

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Coup de chance unisce tutti gli elementi cari a Woody Allen, dal jazz a Parigi passando per il tradimento, la commedia e il giallo, risultando in un prodotto equilibrato e coerente, sia in sé che nella cinematografia del regista.
Eleonora Noto
Eleonora Noto
Laureata in DAMS, sono appassionata di tutte le arti ma del cinema in particolare. Mi piace giocare con le parole e studiare le sceneggiature, ogni tanto provo a scriverle. Impazzisco per le produzioni hollywoodiane di qualsiasi decennio, ma amo anche un buon thriller o il cinema d’autore.

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